“Si stanno ritirando”, conferma alle 3 del mattino una fonte di Hamas a Gaza. La tregua che comincia prima dell’alba, appena dopo l’ultima raffica sparata per aprirsi la via del ripiegamento, nessuno può chiamarla ancora pace. Dapprima non si spara, come concordato. Ma il premier israeliano Netanyahu ha fatto sapere che il cessate il fuoco non inizierà finché Hamas non fornirà l’elenco degli ostaggi da rilasciare. E ricominciano i raid, Alcune ore dopo, alle 10.30 di Israele, funzionari di Hamas hanno consegnato l’elenco ai mediatori. E nel corso della mattinata Netanyahu dovrebbe annunciare l’avvio della tregua. Conferma che arriva alle 10.15 (le 11.15 in Italia), quando l’Ufficio del Premier israeliano annuncia l’entrata in vigore del cessate il fuoco dopo aver confermato di aver ricevuto i nomi dei tre ostaggi, tre giovani donne, che saranno rilasciate nelle prossime ore.
Hamas aveva accampato vaghi e non spiegati “problemi tecnici” dell’ultimo momento nella trasmissione della lista dei 3 ostaggi da liberare oggi. E’ la riprova che niente è mai scritto davvero, e che incidenti e trappole possono far saltare i patti in ogni momento. Israele ha fatto la sua mossa, ma tocca ad Hamas e ai suoi affiliati mostrare di non voler sprecare l’opportunità.
A dare per primi la notizia del riposizionamento israeliano verso le zone cuscinetto concordate, sono gli uomini di Hamas, il gruppo armato che il 7 ottobre 2023 ha massacrato oltre 1.200 israeliani e fatto più di 250 ostaggi. Da allora l’intero Medio Oriente è in fiamme, facendo di Gaza l’epicentro della reazione israeliana al ritmo di 100 morti al giorno, e di giorni ne sono passati 470, prima che le armi tacessero.
Le forze di Tel Aviv in queste ore stanno lasciando il centro di Rafah, nel sud della Striscia lungo il confine con l’Egitto, e anche al Nord cominciano a mollare la presa. Prima dell’entrata in vigore del silenzio armato, sono stati segnalati bombardamenti a ridosso di un campo profughi, con almeno 4 morti, è il reiterato ordine dell’esercito israeliano di stare alla larga dalle colonne di uomini e mezzi mentre marciano verso le aree designate nei patti per il cessate il fuoco.
Ora tocca proprio ad Hamas, che questo pomeriggio dovrà consegnare alla Croce rossa internazionale i primi 3 ostaggi del gruppo di 33 sequestrati da liberare entro i primi 42 giorni di cessate il fuoco.
Ufficialmente la sospensione del conflitto sarebbe dovuta scattare alle 6.30, ma già nelle ore precedenti il fuoco incrociato ha smesso di tenere svegli i campi profughi.
La prima fase durerà sei settimane, durante le quali 33 dei 98 ostaggi rimasti saranno liberati, in cambio di quasi 2.000 prigionieri e detenuti palestinesi. Secondo i patti, oggi verranno liberate tre donne e nelle stesse ore Israele rilascerà 90 detenuti. L’accordo prevede la consegna di altri 4 ostaggi dopo una settimana, seguiti dal rilascio di altri 3 ogni sette giorni. Durante la prima fase, l’esercito israeliano si ritirerà da alcune posizioni a Gaza e ai palestinesi sfollati dalle aree settentrionali della Striscia sarà permesso di tornare.
“Non ci fermeremo finché non saranno tornati tutti”, avevano gridato fino a notte fonda centinaia di manifestanti a Gerusalemme. Contestano l’estrema destra di governo, che per 15 mesi ha ostacolato ogni ipotesi d’accordo e anche ieri ha votato contro l’intesa. Non di meno rimproverano a Netanyahu di aver voluto sacrificare la vita dei sequestrati per restare in sella.
Secondo Joe Biden, la prima fase della tregua prevede anche il ritiro di Israele dalle aree densamente popolate di Gaza e un aumento degli aiuti umanitari per la Striscia, dove secondo le Nazioni Unite si sta rischiando la carestia. Le autorità egiziane hanno specificato che l’intesa assicura “l’ingresso di 600 camion di aiuti al giorno”.
Le incognite e i rischi sono molti. Durante la prima fase di 6 settimane, verranno negoziati i termini della seconda fase, che dovrebbe portare al rilascio degli ultimi ostaggi, prima della terza e ultima dedicata alla ricostruzione di Gaza e alla restituzione dei corpi degli ostaggi morti in prigionia.
(in aggiornamento)
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