Pasta Siciliana Dop, avviato l’iter. Ecco i promotori, ora la parola passa al Ministero

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Pasta di grano duro: la Sicilia potrebbe avere un altro prodotto a marchio Dop. È stato avviato ufficialmente l’iter affinché la pasta possa ottenere il riconoscimento grazie a un documentato lavoro preparatorio effettuato dal Consorzio Ballatore (che è un ente di ricerca della Regione siciliana) insieme a un gruppo nutrito di produttori e di rappresentanti delle organizzazioni professionali. Adesso la parola passa in prima battuta all’assessorato regionale all’Agricoltura il cui esito appare scontato poiché c’è già un grande sostegno all’iniziativa. Poi tocca al ministero delle Politiche Agricole e infine il “sì” definitivo tocca a Bruxelles. Un percorso lungo, stimato all’incirca in due anni, se non ci saranno intoppi od opposizioni. Si vedrà. Ma intanto l’avvio dell’iter è un tassello fondamentale per una filiera in cerca di riscatto che da un lato vuole dare maggiore valore economico al comparto e dall’altro riappropriarsi di un primato storico che merita nuova attenzione.

Oggi la Sicilia resta una regione ad alta vocazione cerealicola e stima un potenziale produttivo di grano sparso su circa 250 mila ettari, molto di più ad esempio rispetto all’uva da vino o alle arance, altre coltivazioni molto diffuse. Tuttavia con lo scorso raccolto, secondo un dato ufficioso, è stato prodotto grano duro da circa 150 mila ettari. Un calo significativo dovuto anche alla scarsa remunerazione per le imprese agricole. Un chilo di grano duro viaggia tra i 30/35 centesimi di euro. Troppo poco. Ora la mossa di tracciare la filiera e produrre pasta siciliana col marchio Dop potrebbe rappresentare una svolta. La denominazione di origine protetta sarebbe certamente un valore aggiunto per tutta la filiera e, come ricorda Dario Cartabellotta, dirigente generale dell’assessorato che ha sostenuto fin dall’inizio l’iniziativa del consorzio Ballatore e dei produttori, per il comparto del grano duro potrebbe ripetersi lo scenario che è toccato al vino e all’olio.

Qualificare il prodotto con la tracciabilità e dargli una connotazione ben precisa sull’identità geografica rappresentano – e lo sostiene ampiamente anche l’assessore all’Agricoltura Salvo Barbagallo, dei plus importanti che possono diventare un vantaggio economico per tutti ma soprattutto per le imprese agricole. Da segnalare inoltre che l’intero comparto della produzione di pasta in Sicilia vale qualcosa come 120 milioni. Non tantissimo se consideriamo che parte di questo valore è determinato dalla produzione di pasta con grano importato da altre parti del mondo. Ma neanche da sottovalutare soprattutto se consideriamo che si tratta di numeri che potrebbero crescere.

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Tra l’altro in Italia a proposito di grano duro e derivati qualcosa di simile esiste in Campania poiché la Pasta di Gragnano ha già il marchio Igp, ovvero l’Indicazione Geografica Protetta. E la certificazione ha favorito sia l’aspetto economico che la commercializzazione soprattutto nei mercati esteri. Ma l’Igp tutela solo una fase della produzione, ovvero la trasformazione del grano duro in pasta. Non obbliga le aziende, per esempio, ad utilizzare grano italiano. In Sicilia con il marchio Dop invece la Pasta Siciliana dovrebbe essere ottenuta da solo grano duro siciliano trasformato nell’Isola. Insomma, il marchio di Denominazione di Origine Protetta ben esposto sulle confezioni di pasta, sarebbero una carta di identità per il consumatore. Ricordiamo che a monte della filiera c’è proprio la produzione di grano duro che in annate normali si attesta sugli otto milioni di tonnellate, escluso il raccolto 2024 che a causa della siccità si è praticamente dimezzato, un anno da dimenticare.

Il documento che avvia l’iter porta la firma di due ricercatori del consorzio Ballatore Giuseppe Russo e Bernardo Messina. Russo tra l’altro è anche presidente del distretto produttivo cereali in Sicilia. Tra i produttori del comitato promotore della Dop ben 44 nomi tra cui tanti imprenditori di grandi e di piccole aziende. Tra queste ultime segnaliamo Alberto Agosta di Feudo Mondello, Giorgio Minardo dell’omonima impresa, Carlo Ferrara di Molino Ferrara, Filippo Drago di Molini del Ponte, Filippo Trubia di Pasta Bia, Emilia Di Sclafani di Pasta Vescera. E non manca anche Poiatti, forse il più grande pastificio esistente in Sicilia. Grandi e piccoli insieme per un unico obiettivo.



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