Regime forfettario 2025 — idealista/news

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Arrivano importanti novità per professionisti e autonomi che si avvalgono del regime forfettario 2025, così come emerge dalla recente approvazione della Legge di Bilancio. A dispetto delle indiscrezioni circolate nel corso dell’ultimo anno, non è stata innalzata la soglia di permanenza in questo regime fiscale agevolato, che rimane quindi di 85.000 euro.

Tuttavia, vi sono aggiornamenti sui criteri di accesso, in particolare per i lavoratori dipendenti che vogliono approfittare del forfettario per una seconda attività, e sui contributi INPS agevolati per alcune categorie di professionisti.

Cosa cambia nel regime forfettario nel 2025

Introdotto con la Legge 190/2014, il forfettario è un regime fiscale agevolato scelto da sempre più autonomi e professionisti. Prevede infatti una tassazione fissa sostitutiva all’IRPEF, purché si rispettino le soglie di fatturazione stabilite dalla legge, soggette a varie modifiche nel tempo. Sebbene non vi siano estremi cambiamenti rispetto al regime forfettario 2024, con la Manovra 2025 sono state introdotte piccole ma importanti novità.

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Come funziona il regime forfettario

Prima di entrare nel merito delle novità previste dall’ultima Legge di Bilancio, è utile sintetizzare quale sia il funzionamento del regime forfettario. Così come già accennato, si tratta di un regime fiscale agevolato, esente IVA, che prevede un’imposta fissa sostitutiva all’IRPEF. Tale tassazione è suddivisa in due diverse tipologie:

  • il 5% per i primi cinque anni, per coloro che non hanno condotto attività artistica o d’impresa nei tre anni precedenti o, ancora, che hanno avviato una startup purché di categoria differente rispetto al precedente lavoro dipendente o autonomo;
  • il 15% dopo i primi cinque anni o, ancora, per coloro che non sono in possesso dei requisiti per poter approfittare dell’aliquota al 5%.

Il regime forfettario si basa sul principio di cassa – quindi, la tassazione è calcolata sull’incassato e non sul fatturato – in base al coefficiente di redditività relativo al proprio codice ATECO. Di conseguenza, un elettricista con codice ATECO 43.21.01, con un coefficiente di redditività dell’86%, corrisponderà un’aliquota del 5 o del 15% sull’86% dei suoi ricavi.

Ancora, il regime forfettario prevede dei limiti di permanenza, ovvero delle soglie di incasso che, una volta superate, impongono il passaggio ad altri regimi IVA, come quello ordinario. Sia per il 2024 che per il 2025, la soglia in questione è fissata a 85.000 euro.

Le novità del regime forfettario per il 2025

Così come anticipato, per l’anno in corso non vi saranno dei grandi sconvolgimenti per il regime forfettario, bensì dei piccoli – ma rilevanti – aggiornamenti. Sebbene per mesi si sia parlato del possibile innalzamento del limite del regime forfettario 2025 fino ai 100.000 euro, l’ultima Manovra non ha previsto questa opzione: di conseguenza, il massimo di ricavi per questo regime fiscale rimane confermato a 85.000 euro, in base alle modifiche alla Legge 190/2014 apportate dalle Leggi di Bilancio 2022 e 2023.

Invece, sul fronte delle nuove introduzioni, l’ultima revisione del forfettario prevede:

  • un incremento del limite di reddito da lavoro dipendente definito sempre dalla Legge 190/2014, che passa da 30.000 a 35.000 euro. Come noto, lavoro dipendente e forfettario possono coesistere, purché si rimanga sia nei limiti previsti per legge, sia in termini di reddito dipendente che di ricavi;
  • dei contributi INPS per il regime forfettario 2025 agevolati, per alcune categorie di lavoratori, come i nuovi iscritti alle gestioni separate degli artigiani e dei commercianti, che potranno approfittare di una riduzione del 50% per i primi tre anni di attività;
  • l’obbligo di fatturazione elettronica, peraltro già in vigore dal 2024, che verrà esteso a tutti gli appartenenti al regime forfettario, in un’ottica di maggiore trasparenza fiscale, anche oltre alla precedente soglia minima di 25.000 euro di ricavi;
  • l’esclusione delle tasse sui rimborsi spese, come per viaggi e alloggi, legati allo svolgimento delle proprie attività e addebitati ai clienti, se effettuati con sistemi tracciabili;
  • l’abolizione del limite di 400 euro per la fatturazione semplificata, quest’ultimo deciso lo scorso autunno in recepimento della Direttiva UE 2020/285.

Cosa cambia per le partite IVA nel 2025

La Legge di Bilancio 2025 non apporta novità unicamente per il regime forfettario, ma anche per altre tipologie di Partita IVA, come ad esempio quella ordinaria. Fra le più importanti, è utile sottolineare:

  • la riduzione dell’IRES, dal 24 al 20%, per le imprese che reinvestono almeno l’80% degli utili in beni strumentali innovativi o, ancora, aumentano l’occupazione dell’1%;
  • speciali deduzioni fiscali per le spese in transizione ecologica e formazione digitale.

Tetto al regime forfettario 2025: come funzionano i limiti di permanenza

Fatta eccezione per le novità sull’accesso per i lavoratori dipendendenti, il limite al regime forfettario nel 2025 rimane invariato. Di conseguenza, come già specificato, si potrà usufruire del regime agevolato se, nell’anno fiscale, si rimarrà all’interno della soglia di 85.000 euro di ricavi. Ancora, è anche necessario rispettare un limite di 20.000 euro per le spese di lavoro accessorio, come ad esempio il pagamento di collaboratori. Ma come funzionano queste soglie?

Cosa succede dopo 5 anni di regime forfettario

Innanzitutto, è utile comprendere cosa succeda dopo i primi 5 anni, il periodo in cui si può approfittare di un’aliquota per il regime forfettario del 5%. Come già evidenziato, questa agevolazione è prevista:

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  • per coloro che non hanno svolto attività d’impresa o artistica nei tre anni precedenti;
  • per coloro che hanno avviato una startup, se appartenente a una categoria differente rispetto al precedente lavoro dipendente o autonomo;
  • per chi passa da lavoro dipendente o autonomo, purché non vi sia continuità: la professione che si andrà a svolgere, di conseguenza, dovrà essere differente rispetto a quella precedente.

Al termine dei 5 anni, quindi dal sesto anno in poi:

  • chi rimane entro il limite di 85.000 euro, passa all’aliquota del 15%;
  • chi ha superato il limite degli 85.000 euro, dovrà passare a un regime IVA diverso.

Quanto dura il regime forfettario al 15%?

Finché si rimane nei limiti stabiliti di anno in anno, il regime forfettario al 15% non ha vincoli di durata. Ma cosa accade se, invece, il tetto ai ricavi viene superato?

In linea generale, se l’autonomo o il professionista

  • nell’anno precedente ha ricavi inferiori a 85.000 euro, rimane nel forfettario;
  • se nell’anno precedente ha ricavi tra 85.000 e 100.000 euro, esce dal forfettario l’anno successivo;
  • se nell’anno precedente ha ricavi superiori a 100.000 euro, esce dal forfettario al termine dello stesso anno.

A questo scopo, è utile anche ricordare che esistono diverse casistiche che impediscono di avvalersi del regime forfettario nonostante le soglie di ricavo, in particolare:

  • non residenti, fatta eccezione per coloro che risiedono in un Paese UE o in uno Stato Aderente allo Spazio Economico Europeo, purché producano in Italia almeno il 75% del reddito;
  • i soggetti che effettuano operazioni di cessione fabbricati, terreni edificabili o mezzi di trasporto nuovi come attività principale o prevalente;
  • coloro che partecipano a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari, che esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente;
  • le persone fisiche che eseguono attività lavorativa autonoma prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali, nei due anni precedenti, sono intercorsi rapporti di dipendenza;
  • coloro che, al momento di accedere al regime forfettario, percepiscono redditi da lavoro dipendente o assimilati superiori a 35.000 euro, come già ribadito.

Data la complessità della materia, prima di accedere al regime forfettario è utile chiedere una valutazione al proprio commercialista di fiducia o altro professionista analogo.



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