«Tradita la riforma del 2022, Bernini umilia dottori e dottorandi»

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L’incontro organizzato dai Giovani democratici

“Ricerca Ri-deformata”. Con questo slogan i Giovani Democratici della provincia si sono riuniti ieri sera al circolo Arci Jungle club di Macerata per approfondire con relatori esperti la situazione drammatica per ricercatori e dottorandi nell’università italiana.

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Numeroso il pubblico in sala tra cui proprio molti dottorandi e studenti colpiti dalla tematica e che hanno portato anche testimonianze della loro precarietà, del taglio delle borse e finanziamenti arrivati dal ministero. Tante critiche però anche sulla notizia delle ultime settimane dell’università privata online in arrivo nelle Marche che metterà a rischio ancora di più il sistema vantaggioso dei quattro atenei regionali. L’iniziativa fa parte della serie di eventi “Zaino in spalla” pensati dalla giovanile regionale guidata dalla segretaria Chiara Croce, che hanno come obiettivo l’approfondimento di temi e problematiche dei giovani della nostra regione in vista delle elezioni amministrative delle Marche di quest’anno.

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I tre relatori Fulvio Esposito, Davide Clementi e Francesco Verducci

Come relatori presenti Davide Clementi, segretario nazionale Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia), il senatore Francesco Verducci, che ha lavorato alla precedente riforma dei dottorati, e Fulvio Esposito del Forum disuguaglianze e diversità e già rettore all’Università di Camerino. «Una riforma tradita quella del 2022, fortemente voluta dalla maggioranza parlamentare di allora, che avrebbe dato più diritti e certezze al percorso di stabilizzazione dei ricercatori – ha spiegato Clementi – e ora una nuova riforma all’orizzonte, promossa dalla ministra Bernini, che precarizza e umilia ancora più a fondo il lavoro dei ricercatori. In primo piano, il definanziamento che colpirà l’università e la ricerca, con tagli più profondi proprio per gli atenei marchigiani. Questo è il quadro del sistema universitario italiano nei primi due anni di governo Meloni».

Una situazione grave quindi sottolineata anche da alcune testimonianze presentate durante l’evento anche dal pubblico, soprattutto sulla fine di moltissimi fondi, bandi o assegni di ricerca considerando che da anni i ricercatori, prima dottorandi, vivono con una retribuzione di poco più di mille euro al mese con cui devono affrontare anche tutte le richieste a loro spese che arrivano da università o docenti poco corretti, come trasferte, viaggi, convegni all’estero, alloggi. Esposito ha ripreso proprio questo aspetto presentando come la carriera di questi professionisti sia sempre denigrata, chiamandoli assistenti, non facendoli crescere di carriera talvolta anche fino ai 40 o più anni e spesso lasciando indietro chi non può permettersi di continuare perché non ha una situazione economica familiare o di altre entrate: «Qui dobbiamo dire che stiamo parlando di vere disuguaglianze, tra chi può e chi non può. Poi è inutile che allora ci parlano di merito». Sulla stessa lunghezza Verducci, che si era occupato della precedente riforma sulla carriera dei ricercatori cambiata quest’anno e che sottolinea come svilire la ricerca e il lavoro di certi professionisti significa non lavorare per il futuro considerando che alcuni dati parlano chiaro: «I ricercatori sono sempre più precari».

La segretaria provinciale della Federazione di Macerata dei Gd Irene Pietrella sentenzia la posizione della giovanile sia sulla situazione dei tagli della ministra Bernini all’università che sulle notizie riguardanti l’università online privata che arriva in regione e di cui il governo regionale e sue istituzioni si fanno promotori a discapito e svantaggio enorme dei quattro storici atenei pubblici e di eccellenza delle Marche. «Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni e testimonianze dai dottorandi che ci hanno fatto capire che questa è una situazione allarmante per chi fa ricerca. Oltretutto le notizie di questi giorni sugli incentivi che la nostra Regione vuole dare a chi si iscrive alla Link University, ci fa capire che c’è sempre meno attenzione alle università pubbliche, rafforzando i colossi privati che aumentano sempre di più il gap tra gli studenti più ricchi e meno ricchi. Solo la nostra provincia ha due atenei e questi hanno bisogno di tutele e investimenti, perché non rendere più efficiente quello che abbiamo già? Con Carloni e Castelli prima ed ora anche con Ciccioli, la destra si dimostra dalla parte del profitto dei singoli privati, è dalla parte dello studio visto come un business e non difende il patrimonio delle università territoriali, secolari e “in presenza” che abbiamo. Sostegno va ai rettori dei quattro atenei per difendere queste posizioni».





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