Le statistiche sull’acqua. Perdite idriche e spesa per i consumi. Centro e Mezzogiorno ancora in affanno
“Ad Agrigento, l’acqua arriva ogni 15/20 giorni. Si ricorre alle autobotti, certo, ma vedere quotidianamente le persone in fila con i bidoni da riempire, accorgersi che i turni di erogazione saltano, è frustrante. Come si può vivere così?” racconta Alessandro, agrigentino di 30 anni.
“Finché la mia famiglia non è riuscita a installare un’autoclave, ricordo che le attività casalinghe si svolgevano fino a mezzogiorno. Trascorsa quell’ora, l’erogazione dell’acqua diventava irrisoria ed era impensabile fare la doccia” sembra fargli eco Paola, 22enne cosentina.
“L’acqua non è un lusso, né una concessione” chiosa Alberta, 25enne potentina “ed è indecoroso che sia disponibile solo per poche ore. Siamo esasperati e non vediamo via d’uscita”.
Queste sono alcune delle storie di abitanti stremati da un’emergenza idrica che colpisce molti territori del nostro Paese e che non sembra ancora conoscere una fine.
Come conferma l’ultimo Report ISTAT “Le statistiche sull’acqua – anni 2020-2023”, le perdite idriche della rete di distribuzione nel nostro Paese sono ancora ingenti.
ACQUA, EMERGENZA IDRICA E REPORT ISTAT
Le reti comunali di distribuzione erogavano, nel 2022, per gli usi autorizzati, 214 litri di acqua potabile per abitante, con una costante contrazione dei volumi prelevati registrata a partire dal 2018, con l’eccezione di Liguria, Lombardia, Sardegna e Calabria, dove si registra un aumento di risorsa prelevata. Nello specifico, nel 2022 il prelievo maggiore di acqua per uso potabile avveniva nel distretto idrogeografico del Po con 2,80 miliardi di metri cubi (il 30,7% del totale nazionale), seguito dal distretto idrogeografico dell’Appennino meridionale con 2,31 miliardi di metri cubi (il 25,4% del volume nazionale).
Il volume di acqua prelevato per uso potabile, tuttavia, si riduce all’ingresso del sistema di distribuzione per via delle perdite di processo nel trattamento di potabilizzazione, per i volumi addotti all’ingrosso per usi non civili e per le dispersioni nella rete di adduzione.
Nel 2022, sono stati immessi nelle reti comunali ben 8 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile. I volumi giornalieri pro capite immessi variano dai 262 litri per abitante in Puglia ai 596 della Valle d’Aosta. Il volume immesso in rete si riduce del +1.4% rispetto al 2020, il volume erogato si riduce invece dell’1,6%.
IL VOLUME DELLE PERDITE IDRICHE
Sempre nel 2022, il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua è stato pari al 3,4 miliardi di metri cubi. Il 42,4% dell’acqua immessa in rete (+0,2% rispetto al 2020). Nonostante le diverse iniziative messe in campo da molti gestori del servizio idrico, la quantità di acqua dispersa in distribuzione rappresenta un volume considerevole: si tratta di 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2022 potrebbe soddisfare il fabbisogno del 75% della popolazione.
Le perdite di rete totali sono attribuibili a fattori amministrativi, fisiologici oppure dovuti a rotture nelle condotte e vetustità degli impianti. Sebbene le perdite abbiano un andamento variabile, le differenze territoriali e infrastrutturali fanno registrare le situazioni più critiche nelle aree del Centro e del Mezzogiorno, corrispondenti ai distretti idrografici della fascia appenninica e insulare.
Nello specifico, nel 2022 i distretti idrografici con le perdite totali in distribuzione più ingenti sono la Sardegna (52,8%), la Sicilia (51,6%) e l’Appennino meridionale (50,4%).
L’indicatore raggiunge, invece, il valore minimo nel distretto del Fiume Po (32,5%) e risulta di poco inferiore al dato nazionale nei distretti delle Alpi orientali (40,9%) e Appennino settentrionale (40,6%).
PERDITE IDRICHE IL DATO PIÚ ALTO IN BASILICATA
In 9 regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al dato nazionale, con i valori più alti in Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%) e Sicilia (51,6%).
Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore, con Veneto (42,2%) e Friuli-Venezia Giulia (42,3%) in linea col dato nazionale. Nella provincia autonoma di Bolzano (28,8%), in Emilia-Romagna (29,7%) e Valle d’Aosta (29,8%) si registrano le perdite minori. In 13 regioni e province autonome su 21 e in 3 distretti idrografici su 7 aumentano le perdite idriche totali in distribuzione. Le variazioni rilevate possono dipendere dallo stato delle reti, da variazioni nelle modalità di calcolo dei volumi consumati ma non misurati al contatore, dalla diffusione di strumenti di misura più efficaci nell’evidenziare le situazioni critiche, da situazioni contingenti e cambiamenti gestionali che possono modificare il sistema di contabilizzazione dei volumi.
IL DATO DEI CAPOLUOGHI DI PROVINCIA
Analizzando i dati relativi ai capoluoghi di provincia, nel 2022, nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile a fronte dei 2,3 miliardi di metri cubi di acqua immessa in rete (364 litri per abitante al giorno), sono andati dispersi 0,8 miliardi di metri cubi, il 35,2% del volume immesso. Le dispersioni hanno determinato una perdita giornaliera per chilometro di rete di distribuzione pari a circa 40 metri cubi. In più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali in distribuzione superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità si registrano a Potenza (71%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65%). Una situazione infrastrutturale più favorevole, con perdite inferiori al 25%, si verifica in circa un capoluogo su quattro. Perdite inferiori al 15% si rilevano a Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11%), Lecce (12%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%).
Nei capoluoghi in cui la performance del servizio peggiora rispetto al 2020, il gestore attribuisce in molti casi il risultato a una più corretta registrazione dei volumi (Cosenza, Imperia, L’Aquila e Sondrio, tra gli altri). Di contro, ove registrata, la riduzione delle perdite è dovuta principalmente alle attività di riorganizzazione della rete di distribuzione in microaree omogene, che hanno consentito di ridurre le pressioni di esercizio e di rilevare le perdite occulte.
IRREGOLARITÀ NEL SERVIZIO DI EROGAZIONE DELL’ACQUA
Nel 2023, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni è pari all’8,9%. Il disservizio interessa circa 2 milioni 300mila famiglie; tra queste, oltre i due terzi è residente nel Mezzogiorno (1,6 milioni di famiglie). Calabria (38,7%) e Sicilia (29,5%) sono le regioni più esposte. Diametralmente opposta la situazione nel Nord-ovest (3,1%) e nel Nord-est (2,6%), mentre nel Centro meno di una famiglia su 10 denuncia irregolarità nel servizio di erogazione. L’irregolarità nell’erogazione dell’acqua è avvertita durante tutto l’anno dal 37,6% delle famiglie, durante il periodo estivo dal 31,3%, mentre è considerato un evento sporadico dal 30,1%. Oltre la metà delle famiglie (55,7%) valuta adeguati i costi sostenuti per l’erogazione dell’acqua, mentre oltre una su tre (il 37,2%) li giudica elevati. L’insoddisfazione per l’entità della spesa è più diffusa nelle Isole (53,3%), nel Sud (41,2%) e nel Centro (41,1%); più contenuta nel Nord-ovest (31,8%) e nel Nord-est (27,8%).
La salvaguardia delle risorse idriche e la gestione efficiente e sostenibile dei servizi idrici rientrano tra gli obiettivi del PNRR e dell’Agenda 2030. Tenendo in considerazione i cambiamenti climatici in corso, rafforzare il sistema idrico e rendere i processi più efficienti è ormai un imperativo.
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