Il senatore democratico, Marco Meloni, nega che l’intitolazione del Belvedere a Postiglione sia stata mai discussa dai vertici dell’epoca
POTENZA – L’intitolazione di un luogo pubblico all’imprenditore radiofonico Bonaventura Postiglione «non è stata mai portata all’attenzione del partito nazionale nel periodo in cui sono stato coordinatore della segreteria (2021-2023)». Inoltre: «nessuno può mettere in dubbio l’indissolubile ancoraggio del Pd ai valori antifascisti sui quali si fonda la nostra Costituzione repubblicana».
BELVEDERE POSTIGLIONE, SECCA SMENTITA ALLE PAROLE DEL SINDACO TELESCA
È una secca smentita alle parole del sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca, quella del senatore democratico sardo Marco Meloni, già numero 2 del partito di piazza del Nazareno all’epoca della segreteria di Enrico Letta.
Una smentita eclatante alle affermazioni con cui il primo cittadino del capoluogo aveva provato a spegnere le polemiche scatenate dalla decisione della sua giunta di dedicare a Postiglione il belvedere del parco di Montereale. Un po’ per i trascorsi politici di Postiglione, che nel 2000 si candidò alla presidenza della Regione Basilicata con i neofascisti di Forza Nuova. Un po’ per il titolo di merito alla base dell’iniziativa, la supposta primogenitura nazionale di una “radio libera”, confutato da una serie di fatti storici incontestati.
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TELESCA AVEVA CHIAMATO IN CAUSA IL NAZARENO
Così Telesca aveva chiamato in causa il Nazareno in una nota diffusa alla vigilia dell’epifania. Nel tentativo di minimizzare le proteste («pochi che chiedono di soprassedere»), e di giustificare l’operato della sua giunta.
Il sindaco potentino, già due volte consigliere comunale col Pd, poi transitato in Italia viva e ripresentatosi da ultimo agli elettori come «civico di centrosinistra», aveva ricordato le intitolazioni a Postiglione già avvenute in diversi piccoli centri lucani.
Poi si era soffermato sulla mozione (mai votata in consiglio comunale) con cui lui stesso nel 2021 aveva provato a convincere, senza successo, l’amministrazione guidata dal leghista Mario Guarente a intitolare una rotonda al fondatore di Radio Potenza Centrale, e del suo gruppo editoriale locale di riferimento. Mozione su cui era riuscito a raccogliere il sostegno della quasi totalità del centrosinistra potentino. Sebbene all’epoca, a dirla tutta, non fossero ancora riemersi i trascorsi politici dell’imprenditore radiofonico. Cosa che è avvenuta solo nel 2023, quando Anpi, Libera e l’ex segretario del Pd lucano, Raffaele La Regina, stigmatizzarono l’intitolazione a Postiglione della sala stampa attigua all’aula del Consiglio regionale. Per volontà della maggioranza di centrodestra del parlamentino di via Verrastro, allargata ai renziani di Italia viva.
Telesca aveva anche provato, senza troppo successo, a liquidare come una «trappola di personaggi in cerca di 5 minuti di visibilità» le parole del segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, intervenuto per difendere l’intitolazione, e rivendicare il percorso politico compiuto al fianco dell’imprenditore potentino.
L’AUT AUT AL PRIMO CITTADINO DI POTENZA
Per questo il riferimento di Meloni all’«indissolubile ancoraggio del Pd ai valori antifascisti» suona come un aut aut indirizzato al primo cittadino lucano. Ma anche a consiglieri e assessori comunali che nei giorni scorsi, dopo le proteste e la richiesta di revoca dell’intitolazione sottoscritta dal segretario regionale del Pd Giovanni Lettieri, non hanno voluto firmare un documento di rinnovato sostegno all’operato della giunta. Eppure non paiono intenzionati ad andare oltre su una questione considerata di livello infimo. Così come anche altri esponenti della maggioranza. Né ad ammettere pubblicamente errori e revisionismi, né ad abbandonare il governo cittadino. D’altronde la proposta di delibera sul Belvedere Postiglione porta la firma di un assessore, ed ex capogruppo del Pd in consiglio comunale, come Roberto Falotico.
Nei giorni scorsi il Quotidiano del Sud è riuscito a contattare anche un altro esponente di peso del Nazareno, all’epoca della segreteria di Enrico Letta. Vale a dire il deputato modenese Stefano Vaccari.
LE AFFERMAZIONI DI STEFANO VACCARI DEL PD
«Relativamente alla dichiarazione del sindaco di Potenza voglio solo precisare che per il ruolo che ricoprivo in quel periodo citato non sono mai stato coinvolto ne dai diretti interessati ne dai dirigenti regionali e provinciali del Pd Basilicata. Questo non esclude che altri componenti della segreteria nazionale siano stati coinvolti».
Così l’ex responsabile nazionale dell’organizzazione del partito, che all’epoca doveva fare comunque riferimento a Meloni, in quanto coordinatore della segreteria e principale raccordo con Letta.
Introvabili, poi, tracce del sostegno pubblico all’ “azione di memoria di Postiglione” da parte dei vertici nazionali del Pd, a cui ha fatto riferimento Telesca. A meno che il sindaco per vertici nazionali dei democratici non intendesse soltanto l’allora deputato Vito De Filippo. Che a gennaio del 2021 rientrò nel Pd, dopo aver seguito Matteo Renzi in Italia viva, e nei mesi successivi intervenne un paio di volte a sostegno della proposta di intitolazione dell’allora consigliere comunale Telesca. Oltre a plaudire all’intitolazione della sala stampa in Consiglio regionale.
BELVEDERE POSTIGLIONE, LE PAROLE DI SINISTRA ITALIANA
Sabato a riaccendere i riflettori nazionali sul caso del belvedere Postiglione era stato il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parlando di una scelta “incomprensibile, inutile ed offensiva”, e chiedendo al prefetto di fermare tutto.
Nei giorni scorsi sono arrivati a 27 i partiti e le associazioni contrari all’intitolazione. Tra questi c’è anche Libera Basilicata, che contesta, tra l’altro, il ripetuto accostamento della figura di Postiglione a quella di un martire delle radio libere e della lotta alla mafia, per di più militante di Democrazia Proletaria, come Peppino Impastato.
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