con la mostra “I Tesori d’Italia” si apre un viaggio nell’arte

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Il sé, l’altro, la natura. Il trinomio valso ad Agrigento il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025 ha le sue fondamenta proprio sul punto più alto del crinale roccioso su cui si distende l’acropoli dell’antica Akràgas. Quello dal quale il Tempio della Concordia irradia da 2.600 anni il suo messaggio universale di pace, solidarietà e dialogo tra i popoli. Un appuntamento fortemente cercato e voluto per celebrare e presentare al mondo non soltanto il patrimonio della sua bellezza tangibile – solida e visuale -, ma anche immateriale, composta cioè da valori e messaggi di relazione e accoglienza. Il via ufficiale è stato sabato 18 gennaio.

La cerimonia di apertura di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025

Con la cerimonia d’apertura tenutasi sabato mattina al Teatro Pirandello Agrigento, definita dal poeta Pindaro 25 secoli fa “la città più bella dei mortali”, ha alzato il velo sui 120 appuntamenti in programma: mostre e  concerti, installazioni e performance distribuiti tra la pianta urbana e i luoghi più suggestivi del territorio, col capoluogo e i 43 comuni della provincia. Un insieme ispirato dai quattro elementi che il più celebre tra gli akragantini, il filosofo pitagorico Empedocle, definì al cospetto dei Templi che continuano a sfidare il tempo: Aria, Acqua, Terra e Fuoco.

Il primo di questi appuntamenti, I Tesori d’Italia, è appena partito, proprio a poca distanza dall’edificio più splendido e evocativo, il Tempio della Concordia, all’interno di una sede che è essa stessa scrigno di memoria: la Villa Aurea, l’edificio che un secolo fa il mecenate inglese Alexander Hardcastle, appassionato di archeologia, acquistò per risiedervi e sovrintendere da vicino a tutte le operazioni di recupero e valorizzazione, da lui volute, di un territorio dal valore inestimabile ma abbandonato.

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“Agrigento parla all’Italia e all’Europa non solo come spettacolare palcoscenico di Capitale della Cultura, ma con il suo attuale ruolo di sprone per tante altre realtà italiane, comunicando attraverso la simbologia dell’unione dei 4 elementi – scintilla per la nascita di ogni cosa, ma la cui separazione è invece causa di morte – la necessità di ricomporre, di rigenerare coesione e di procedere insieme”. Queste le parole inaugurali del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che coincidono con la filosofia del progetto espositivo I Tesori d’Italia.

La Valle dei Templi
La Valle dei Templi (Foto di Antonio Schembri)

La mostra I Tesori d’Italia

La mostra I Tesori d’Italia, con il sottotitolo Il ‘900 delle Fondazioni. Da Giorgio de Chirico a Lucio Fontana, celebra per la prima volta una capitale della cultura italiana, con i riferimenti e le radici culturali non solo di un singolo territorio, ma dell’intero Paese. È promossa dall’ente Parco Valle dei Templi e prodotta dal Consorzio Progetto Museo, con la curatela di Pierluigi Carofano e Anna Ciccarelli. L’inaugurazione è stata portata avanti dal direttore generale dell’Assessorato regionale alla Cultura, Mario La Rocca, dal direttore del Parco Roberto Sciarratta, insieme con il prefetto Salvatore Caccamo, il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè e il direttore generale della Fondazione Agrigento 2025. Essa rappresenta la seconda sessione delle tre previste nel progetto dell’intera rassegna.

Un piccolo ma prezioso percorso di 25 opere (tra le quali una scultura) di 22 artisti rappresentativi di tutte le 20 regioni italiane. Un patrimonio che rappresenta la storia dell’arte italiana del secolo scorso e che è ancora da scoprire, adesso grazie anche ai prestiti delle Fondazioni bancarie e culturali nazionali. “Un racconto che, lungi dall’essere esaustivo, illustra non solo la storia dell’arte ma, più in generale quella del Paese stesso”, ha sottolineato anche il presidente della Fondazione Agrigento 2025 Giacomo Minio.

Un angolo della mostra I Tesori d'Italia (Foto di Antonio Schembri)
Un angolo della mostra I Tesori d’Italia (Foto di Antonio Schembri)

Il visitatore viene guidato alla scoperta di questi tesori artistici mediante la ricca varietà di linguaggi dell’arte figurativa italiana. Dal Naturalismo e al Verismo, di Francesco Michetti (Abruzzo), Antonio Mancini (Lazio) e di Vincenzo Gemito (Campania) e di Giuseppe De Nittis (Puglia), al Divisionismo di Giuseppe Pellizza da Volpedo (Piemonte), di Angelo Barabino (Liguria) e di Umberto Boccioni (Calabria), passando dal Secondo Futurismo, di Fortunato Depero (Trentino) e di Ivo Pannaggi (Marche), alle visioni metafisiche di Giorgio Morandi (Emilia), Giorgio De Chirico (Italia) e, ancora, di Mario Sironi (Sardegna) e di Filippo de Pisis (Romagna). Si passa poi al Neorealismo di Renato Guttuso (Sicilia), al Cubismo di Gino Severini (Toscana),e si prosegue con  l’Arte informale di Emilio Vedova (Veneto), di Afro Basaldella (Friuli-Venezia Giulia), e di Alberto Burri (Umbria) e lo Spazialismo di Lucio Fontana (Lombardia). Per concludere il breve ma intenso iter con il New Dada di Gino Marotta (Molise) e Francesco Nex (Valle D’Aosta), e con l’Astrattismo di Carla Accardi (Basilicata), presente con un’opera inedita.

Una mostra resa possibile anche dal lavoro del comitato scientifico composto dai curatori Beatrice Buscaroli, Daniela Alejandra Sbaraglia e Alessandro Tosi, e dal patrocinio del MIC – Ministero italiano della Cultura, pensata per essere architrave narrativo di Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025. Contribuisce infatti al racconto del sistema culturale italiano nella Capitale della Cultura più a sud mai eletta. “Un appuntamento che nel corso dell’anno si rinnoverà anche con altre opere prestate dalle fondazioni bancarie”, ha precisato il presidente del Parco archeologico Valle dei Templi Roberto Sciarratta.  

Mostra I Tesori dItalia ph Antonio Schembri 9 - Be Sicily Mag
Il direttore del Parco della Valle dei Templi Roberto Sciarratta (Foto di Antonio Schembri)

Gli obiettivi di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025

Lo sguardo adesso è rivolto al futuro e ai risvolti di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, con la bellezza dei suoi Templi e il Giardino della Kolymbetra, oasi di verde e di frescura intagliata nella Valle, i suoi musei, i monumenti del suo centro storico dissonante con l’edilizia che dal secondo dopoguerra fa da contraltare all’intatta maestosità dell’acropoli e, ancora, con i valori culturali racchiusi nei 43 comuni della provincia, a cominciare da Lampedusa. L’antica Girgenti parla adesso al mondo con il suo cuore greco, romano e poi arabo, provando a restituire alla collettività spazi per incrementare la qualità dell’offerta sociale e di intrattenimento e qualificarsi ancora di più come destinazione di un turismo di qualità.

“È chiamata a farlo – ha dichiarato il presiedente della regione Renato Schifani – con un’offerta molto variegata che metterà in relazione tradizione, intersezioni e contaminazioni culturali. Una dimensione innovativa che guarda con fiducia a uno sviluppo socio-economico che la Sicilia ha già avviato e continuerà a spingere sempre di più”.

Dopo Palermo, nel 2018, Agrigento è la seconda città siciliana a essere premiata con questo titolo: “Una conquista che deriva – ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli – da una proposta credibile che darà corso a un calendario di eventi di caratura internazionale. Sono tutti appuntamenti ambiziosi, ispirati alla riscoperta di una tradizione che in questa città, risalendo i rami dell’Italia risorgimentale, normanna, araba, bizantina, romana e greca, affonda le proprie radici nella civiltà degli antichissimi viaggiatori geo-cretesi provenienti da Rodi i quali proprio qui scelsero di fondare Akràgas, polis regionale, ponte ideale predestinato a unire approdi e contatti di genti multiformi”.   

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