Dazi e made in Italy negli USA

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Granelli di Confartigianato commenta lo scenario dell’export italiano – “Puntare sull’eccellenza manifatturiera’.

Oggi lunedì 20 gennaio, si inaugura il quadriennio della Presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump. La nuova amministrazione USA potrebbe caratterizzarsi, tra l’altro, per un inasprimento della guerra commerciale con la Cina, che potrebbe estendersi anche alle esportazioni dell’Unione europea.  Un inasprimento dei dazi USA sui prodotti esportati dall’UE rallenterebbe la ripresa del commercio internazionale, penalizzando le esportazioni negli Stati Uniti, il secondo mercato delle made in Italy dietro alla Germania, con esportazioni che nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre) ammontano a 66,4 miliardi di euro, pari al 10,7% del totale delle vendite all’estero dell’Italia.

 

L’analisi del commercio Italia-USA è proposta nell’Elaborazione Flash ‘Made in Italy in USA e i rischi dei dazi. Il grado di esposizione dei territori sul mercato statunitense’ pubblicata dall’Ufficio Studi di Confartigianato. (link qui per scaricarla).

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I dazi USA – Secondo le stime dal National Board of Trade Sweden – agenzia governativa svedese per il commercio internazionale – una applicazione di dazi addizionali tra il 10% e il 20% sulle importazioni degli USA causerebbe un calo dell’export totale dell’Italia verso gli Stati Uniti, rispettivamente, del -4,3% e del -16,8%.

 

Una politica commerciale aggressiva da parte degli Stati Uniti peggiorerebbe ulteriormente il trend negativo del made in Italy negli USA. La debolezza del commercio internazionale sta pesando sulla dinamica dell’export manifatturiero negli USA che nei primi dieci mesi del 2024 diminuisce del 2,7% facendo peggio rispetto alla tenuta (-0,6%) del totale del made in Italy.

 

In controtendenza, crescono (+3,9% nei primi nove mesi del 2024) le esportazioni negli USA nei settori a maggior presenza di micro e piccole imprese (MPI).

 

Si tratta di prodotti alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, soprattutto gioielleria ed occhialeria, settori in cui l’occupazione nelle imprese con meno di 50 addetti supera il 60%, che nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre) ammonta a 17,9 miliardi di euro, rappresenta oltre un quarto (27,1%) delle esportazioni manifatturiere nel paese in esame.

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“La politica dei dazi – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – può forse pagare nel breve periodo, ma l’esperienza insegna che le sfide commerciali si vincono garantendo la libera circolazione delle merci.

 

Per le nostre imprese si apre una sfida da affrontare intensificando gli sforzi per assicurare l’alta qualità della manifattura made in Italy, arma vincente e distintiva che i mercati sanno riconoscere ed apprezzare. Ma è anche fondamentale muoversi come Sistema Paese, con un impegno deciso da parte del Governo e delle istituzioni a sostegno delle aziende e della competitività dei nostri prodotti”.

 

Nell’analisi settoriale sono esaminate le interazioni tra la domanda USA e la crisi della moda e meccanica, che evidenziano una tenuta per l’abbigliamento mentre crolla la domanda di autoveicoli.

 

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L’analisi territoriale evidenzia che le maggiori regioni esportatrici negli USA sono Lombardia con 13.510 milioni di euro (20,5% del totale) nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre), Emilia-Romagna con 10.754 milioni (16,3%), Toscana con 10.251 milioni (15,6%), Veneto con 7.174 milioni (10,9%), Piemonte con 5.189 milioni (7,9%) e Lazio con 3.344 milioni (5,1%).

 

Il grado di esposizione sul mercato statunitense, misurato come rapporto tra le esportazioni nel periodo sul valore aggiunto del 2021, è pari al 4,0%, con valori sopra alla media in Toscana con il 9,6%, Emilia-Romagna con il 7,1%, Friuli-Venezia Giulia con 6,2%, Abruzzo con 5,8%, Veneto con 4,8%, Marche con 4,7% e Piemonte con 4,2%.

 

Per quanto riguarda la dinamica dell’export manifatturiero verso gli USA nei primi nove mesi del 2024, a fronte del calo tendenziale dell’1,5%, tra le prime sei regioni esportatrici sono in controtendenza, con crescite a doppia cifra, il Lazio con il +40,5% e la Toscana con il +18,5% mentre è più contenuto l’aumento dell’Emilia-Romagna che si attesta sul +4,9%.

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