Il 14 luglio 2024 Donald Trump, eletto di recente 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America, è sopravvissuto a un attentato mentre teneva un comizio elettorale in Pennsylvania, durante il quale è stato colpito a un orecchio da un cecchino. In seguito, sempre durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, ha rischiato di subire un ulteriore attentato, fermato prima di poter essere messo in pratica. Episodi del genere in Italia ci sembrano incredibili, eppure negli USA non si tratta di casi isolati: dei 45 Presidenti finora in carica (per 47 presidenze), 14 sono stati vittime di attentati, di cui almeno 4 fatali (A. Lincoln, J. Garfield, W. McKinley e J.F. Kennedy). Da qui l’affermazione, spesso ripetuta, che il lavoro di Presidente degli Stati Uniti d’America (cioè capo del governo statunitense e detentore del potere esecutivo a livello federale) sia, nei fatti, una delle mansioni più rischiose al mondo.
Chi protegge il Presidente degli Stati Uniti: la sicurezza
La USSS (United States Secret Service, o in breve Secret Services) è l’agenzia federale incaricata della sicurezza e protezione della figura del Presidente degli Stati Uniti e della sua famiglia. È sotto il controllo del Dipartimento di sicurezza interna ed in stretto contatto con i servizi di intelligence e di polizia. Fu proprio dopo l’assassinio del Presidente McKinley nel 1901 che alla USSS, che in precedenza contrastava la contraffazione della moneta, fu affidato anche il compito di protezione del Presidente e della sua famiglia.
Attualmente la USSS si occupa anche della protezione degli ex Presidenti e dei capi di Stato stranieri in visita nel Paese. La scorta del Presidente degli Stati Uniti, in particolare durante viaggi all’estero, è formata da un lungo corteo di veicoli e la stessa macchina presidenziale, la Cadillac One, è attrezzata con le tecnologie più sofisticate per resistere perfino a bombe o attacchi di armi pesanti, dotata perfino di riserve di ossigeno e viveri in caso di emergenza. Negli anni sono stati numerosi i casi di critica alla USSS, per casi di negligenza avvenuti anche recentemente in seguito all’attentato a Donald Trump o ad episodi come l’assalto a Capitol Hill a gennaio 2021.
Nonostante l’importanza delle forze di sicurezza per proteggere la persona del Presidente degli Stati Uniti, il ruolo è di per sé esposto a grandi rischi, come conseguenza della funzione pubblica che i Presidenti rivestono e per l’influenza a livello mondiale che gli Stati Uniti esercitano anche all’interno di organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, o di difesa come la NATO.
I casi dei Presidenti statunitensi uccisi
Abraham Lincoln fu il primo Presidente degli Stati Uniti a perdere la vita in un attentato. In seguito alla guerra di secessione, infatti, nel 1865 fu ucciso da John Wilkes Booth, un attore teatrale sudista scontento dell’esito della guerra civile americana, a sua detta come atto dimostrativo per vendicare il Sud sconfitto. Uccise il Presidente Lincoln durante uno spettacolo teatrale al Ford’s Theatre di Washington.
Un secondo attentato fu compiuto ai danni di James Garfield, il cui mandato durò solo pochi mesi, dal 4 marzo 1881 al 2 luglio dello stesso anno. Charles Guiteau, avvocato che voleva ricoprire la carica di console degli Stati Uniti prima a Vienna e poi a Parigi, quando incontrò la resistenza di Washington per ricoprire il ruolo, pensò che il problema fosse il Presidente Garfield e decise quindi di ucciderlo, preferendo al suo posto il vice presidente Chester Arthur. Ferito da un colpo di pistola alla stazione di Washington, Garfield morì infatti pochi mesi dopo. Avrebbe potuto salvarsi ma l’uso di strumenti non sterilizzati da parte dei medici acuì la sua infezione portandolo poi alla morte.
William McKinley, eletto presidente nel 1896, improntò la sua politica estera all’espansionismo, in un secolo segnato dalla dottrina Monroe, e quella interna ad un forte protezionismo. Sotto il suo mandato gli Stati Uniti conquistarono le Filippine, Cuba, Guam e Porto Rico. Fu rieletto dopo il primo mandato nel 1900 e, forse a causa della sua popolarità, decise di non avvalersi del servizio di scorta e sicurezza. Nel 1901 fu ucciso a Buffalo dall’anarchico Leon Czolgosz.
Una delle più tristemente note è senza dubbio l’uccisione del Presidente John Fitzgerald Kennedy, ucciso nel 1963 e quella di suo fratello Robert pochi anni dopo, nel 1968. Il 22 novembre 1963, mentre si trovava in Texas, a Dallas, John fu ucciso con colpi di fucile mentre attraversava Dealey Plaza con il corteo presidenziale da Lee Harvey Oswald. Attorno alla sua uccisione sono state formulate diverse ipotesi, trasformandola in un mistero irrisolto e fu un evento di grande impatto anche mediatico perché avvenne in diretta televisiva. Pochi anni dopo, il 5 giugno 1968, anche il fratello Robert Francis Kennedy fu ucciso durante la campagna presidenziale, all’Ambassador Hotel di Los Angeles.
Gli attentati non fatali ai Presidenti statunitensi
Numerosi sono stati gli attentati – non fatali – e tentati omicidi ai danni di Presidenti statunitensi. Particolarmente noti sono quello a Gerald Ford nel settembre 1975, in California, da una seguace della setta di Charles Manson, che sembra volesse ottenere visibilità in vista del processo di Manson che era stato condannato sei anni prima per l’omicidio di nove persone in California.
In precedenza, l’attentato a Theodore Roosevelt nel 1912, durante la campagna elettorale a Milwaukee, in Winsconsin, da cui uscì illeso. Il Presidente Roosevelt sopravvisse all’attacco ma visse per tutta la vita con la pallottola conficcata nel petto: non essendo riuscita ad arrivare al polmone e non avendo intaccato organi vitali, i medici ritennero meno pericoloso non intervenire e per questa ragione il Presidente statunitense visse tutta la sua vita con la pallottola nel petto.
Il 30 marzo 1981, poco dopo l’inizio del mandato presidenziale, anche il Presidente Ronald Reagan fu vittima di un tentato omicidio, raggiunto da colpi di arma da fuoco dopo un incontro con un sindacato a Washington. Anche i Presidenti Bill Clinton e George Bush furono vittima di tentato omicidio, il primo nel 1994 mentre si trovava all’interno della Casa Bianca, contro cui fu sparato un colpo di arma da fuoco e il secondo nel 2005 a Tbilisi, in Georgia, contro il quale fu scagliata una granata che alla fine non esplose.
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