Federorafi, prospettive in calo per il 2025. Ma nei nove mesi l’export cresce del 38%

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Continua a crescere nei nove mesi l’export del settore orafo-argentiero-gioielliero trainato dalle performance della Turchia, mentre calano le prospettive per il 2025 a causa di un ridimensionamento complessivo del giro d’affari in valore di quasi un punto e mezzo. È ciò che è emerso dalle elaborazioni effettuate dal Centro Studi di Confindustria Federorafi contenute nel report realizzato dall’area studi Mediobanca nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2024.

L’andamento si conferma ancora altalenante, sostenendo quei “trend dicotomici” emersi a partire dall’ultimo trimestre del 2023 e proseguiti per tutto il semestre del 2024, si legge nella nota diffusa da Federorafi. Nello specifico, la crescita dell’export risulta ancora superiore al 30%, sostenuta non solo dai rialzi delle quotazioni dei metalli preziosi, ma soprattutto dalla prestazione “anomala” della Turchia. Nel periodo preso in esame, infatti, l’export del settore ha contribuito alla registrazione di un aumento del 38% (rispetto al +42,1% con cui si era chiuso il primo semestre), per un totale di oltre 11 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2024 l’export aveva fatto registrare un aumento del 42,1%, per un totale di 7.892 milioni di euro.

Con la lente sulle aree geografiche, nei primi nove mesi dell’anno l’Ue ha palesato una crescita media decisamente meno vivace di quella settoriale e non è andata oltre al +7,3%, concorrendo così ad assorbire il 20,4% dell’export italiano del comparto. Allo stesso tempo, l’area extra-Ue, con un’incidenza pari al 79,6% del totale, ha presentato una variazione media del +48,9%, di 10,9 punti percentuali sopra la media.

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Come già evidenziato, sulla performance dell’area extra-Ue ha inciso in maniera decisiva l’andamento registrato dalla Turchia – salita nel ranking dal quinto al primo posto -, elemento costante che ha caratterizzato le performance settoriali oltreconfine nel corso del 2024. L’evoluzioni delle prestazioni turche sono da ricondurre a molteplici cause: la ricerca di nuove rotte a causa del conflitto russo-ucraino, la guerra israelo-palestinese, l’alta inflazione endogena e, in maniera diretta, soprattutto l’aumento dei dazi e l’inasprimento della tassazione locale sull’oro, materia prima che ha incentivato l’importazione da parte degli operatori turchi di semilavorati o prodotti finiti per poi rilavorarli in patria. Si tratta pertanto di un prodotto in gran parte qualitativamente ‘lontano’ dalla realtà di molte manifatture, che non hanno in portafoglio clientela turca. “Se per ipotesi, l’export del gennaio-settembre 2024 verso la Turchia fosse rimasto stabile sui livelli del medesimo periodo del 2023, l’export settoriale avrebbe contenuto l’aumento ad un timido +0,3%”, riporta Federorafi.

Tornando ai principali sbocchi delle esportazioni settoriali, al secondo posto si collocano gli Stati Uniti, che hanno presentato una flessione delle vendite pari al 5,1% rispetto al medesimo periodo del 2023, oltrepassando comunque il miliardo di euro nel periodo in esame. Al terzo posto si conferma la Svizzera, nonostante la flessione del 20,4%, segnale di un progressivo rallentamento nel segmento del lusso e del prevalere di nuove scelte logistico-commerciali da parte dei maggiori player del settore. Quarti, gli Emirati Arabi Uniti hanno messo a segno un aumento del 8,6% che li ha portati a quota 890,4 milioni. Le vendite destinate in Francia, patria delle grandi maison del lusso, archiviano il periodo in esame in calo dell’1,7%, mentre si mantengono negativi quelli verso l’hub asiatico di Hong Kong (-5,5%). L’export verso la Germania si è invece incrementato del 5,9% nei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023. E ancora, l’export destinato all’arcipelago nipponico è aumentato del 16,7% per un totale di 109,6 milioni di euro, l’export direttamente inviato in Cina ha segnato invece una dinamica del +30,5% per un totale di 102,7 milioni di euro. Le vendite dirette in Corea del Sud sono aumentate del 24,7% per un totale di 91,2 milioni, ma il mercato scende al ventunesimo posto nei nove mesi. Salito, invece, al diciannovesimo posto il Canada, che ha presentato una performance in crescita nella misura del 3,2 per cento.

Con riferimento ai maggiori distretti del settore, nei primi nove mesi del 2024 si registra una crescita delle vendite estere del 35,5%, in linea con la dinamica del +38% registrata per l’aggregato basato sui codici doganali prima esaminata. Arezzo, confermandosi al primo posto, ha assistito ancora una volta a una crescita molto sostenuta, mettendo a segno una variazione del +119% rispetto ai primi nove mesi del 2023 e, raggiungendo quota 5.321 milioni di euro, si è assicurata il 46,6% del totale esportato settoriale dall’Italia. Sulla performance della provincia toscana, invece, ha inciso significativamente il flusso di preziosi destinato alla Turchia. Seconda, la provincia di Vicenza ha mostrato un aumento del 13,1%, con un’incidenza del 15,7% sul totale nazionale. Rispetto al primo trimestre, Milano è passata in terza posizione superando Alessandria: l’export dalla provincia meneghina (non tanto legato a realtà produttive locali, quanto piuttosto a politiche logistico-commerciali) ha evidenziato infatti un aumento del 2,2%, coprendo il 12,7% del totale settoriale. Una quota simile, pari al 12,5%, è assicurata invece da Alessandria, in quarta posizione, che tuttavia frena al +0,1% da gennaio a settembre 2024. Complessivamente le prime quattro province hanno coperto l’87,5% dell’export nazionale di settore. Infine, la realtà esportativa di Napoli-Caserta ha segnato una flessione del 2,1 per cento.

In ultima battuta, quanto alle aspettative sul 2025, sulla base dell’indagine svolta Federorafi, il 47,5% delle società prospetta una stabilità del volume d’affari rispetto al 2024, il 31,2% si attende un peggioramento, mentre la residua quota del 21,3% ha un sentiment positivo.



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