Chiudono dopo anni due storici bar alla Stazione Centrale di Milano. Famosi o, per meglio dire, famigerati. Anche se – comprensibilmente! – non ci siete mai entrati o pensate di non averli mai visti, in realtà sono entrati nel vostro campo visivo innumerevoli volte se frequentate la stazione di Milano.
In una stazione che cerca ormai da molti anni di presentare un’offerta commerciale con standard internazionali sia dal punto di vista del cibo che delle altre merceologie, questi due residuati di metà Anni Ottanta sembrano provenire da un’altra epoca senza però neppure avere quella allure da ‘posti sinceri’ che legittima l’assenza di ogni rinnovamento.
Bar Centrale e Gran Bar alla Stazione Centrale di Milano
Posti oggettivamente bruttissimi, fuori luogo, fermi a decenni fa: materiali scadenti e illuminazione angosciante. Parliamo del Gran Bar e del Bar Centrale. Due extraterrestri nel salone centrale della stazione: entrambi enormi, sovradimensionati e piuttosto inquietanti. Il Bar Centrale ti si para davanti quando esci dai binari con le sue insegne adesive sui vetri, sta di fronte alla graziosa boutique di Iginio Massari ma sembra appartenere a un altro sistema solare, a una galassia remota. La caffetteria meglio posizionata nella seconda più importante stazione italiana, sembra un lugubre bar di estrema periferia. Da un lato c’è un respingente banco da alimenti in penombra con dentro una varia umanità di brioche, arancini e panzerotti freddi, piadine, panini, insalate: si chiama il Banchetto ma visti i prezzi c’è davvero proprio da banchettare.
Un panino peperoni, zucchine e melanzane (perfettamente di stagione in gennaio) costa 8 euro, più delle ottime preparazioni in vendita dagli artigiani al vicino Mercato Centrale. Una fetta di crostata 4,5€, un croissant 2,5€ e un’insalata 9,90€! Anche il Gran Bar ha una posizione eccellente dentro questo meraviglioso ziqqurat di travertino che è la Stazione Centrale di Milano disegnata dal visionario Ulisse Stacchini. Prende tutto il fianco piccolo della stazione uscendo dai binari a destra, sotto la grande sede della catena di cibo orientale Wagamama e di fianco a Rossopomodoro. Dentro c’è perfino un ampio corner pizzeria a sinistra dello sconfinato bancone. Sembra uno di quei bar dolenti che eravamo abituati a trovare un tempo negli ospedali pubblici, ci manca solo l’angolo per comprare le pantofole e la Settimana Enigmistica.
Due bar immobili agli Anni Ottanta a Milano
Cosa accomuna questi due bar così particolari? Sono entrambi gestiti dalla stessa società, la storica Società Alberghi Ristorazione e Forniture (Sarf Spa), la quale da decenni ha in affitto questi spazi che sono rimasti proprio quello che erano agli inizi: bar e buffet di stazione stile Anni Ottanta, retaggio di quando le stazioni non erano le aziende macina fatturati di oggi ma degli scali passeggeri spartani e maleodoranti gestiti direttamente dallo stato o dall’Ente FS. La situazione era così degradata che nel 1998 si decise di creare Grandi Stazioni con l’obiettivo di riqualificare e rilanciare queste infrastrutture che oggi sono davvero altra cosa, salvo però qualche folkloristica eccezione appunto.
La chiusura del Gran Bar e del Bar Centrale alla Stazione di Milano
Possiamo immaginare come siano entusiasti gli attuali potentissimi fondi stranieri proprietari di Grandi Stazioni nell’ospitare ancora contratti d’affitto con realtà così apparentemente impermeabili ad una ospitalità e ad un’offerta commerciale moderna. E infatti la società che gestisce i grandi terminal ferroviari italiani finalmente ce l’ha fatta: ha raggiunto un accordo con Sarf per l’uscita di quest’ultima con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto. “Abbiamo anche rinunciato ad un sacco di soldi pur di liberare questi spazi sui quali vogliamo fare altre cose”, hanno fatto capire dalla società che ha deciso di riprendere in mano i prestigiosi spazi, restaurarli finalmente e riassegnarli dopo aver cambiamento cambiato destinazione d’uso.
I bar peggio di Milano secondo le recensioni su Google e Tripadvisor
Dunque questi bar provenienti dal passato già da primavera 2025 non ci saranno più: ci saranno altri bar, altri ristoranti, altri progetti commerciali o gastronomici oppure degli spazi pubblici aggiuntivi alla Stazione Centrale a beneficio dei viaggiatori. Ma quindi perché infierire, perché titolare addirittura parlando di “bar peggiori di Milano”? Se non vi fidate dell’analisi e non vi bastano le nostre foto, andatevi a guardare le recensioni che queste perle della ristorazione milanese hanno collezionato sulle piattaforme. C’è da ridere o da piangere a seconda di come la prenderete: non stiamo qui a ripetervi gli improperi, gli insulti, il raccapriccio di centinaia di clienti che – pur giocoforza nel mezzo di un viaggio – hanno trovato il tempo di lasciare una annotazione e una (una!) stellina. Nessun locale in stazione (e in tutta Milano) totalizza votazioni simili. E ci si può solo immaginare quanti complain Grandi Stazioni abbia ricevuto negli anni prima di voltar pagina. Avremmo voluto chiedere a Sarf il perché di tutto questo. Perché tenere dei potenziali bellissimi gran cafè nelle condizioni di profondo degrado che tutti possono constatare ancora per qualche settimana? “Non possiamo rilasciare interviste” è stata la risposta.
Resta un pizzico di amarezza però nel vedere la strumentalizzazione sindacale che è stata fatta dai lavoratori circa questa fine di contratto di affitto, con tanto di manifestazione in piazza, accuse a Grandi Stazioni e vesti stracciate sulle “68 famiglie che perdono il lavoro” che comprendono anche l’esercizio Burger King, sempre gestito da Sarf con valutazioni non troppo migliori dei due bar di cui sopra. Ovviamente nessuno perde alcunché visto che il mondo della ristorazione è alla caccia di figure professionali e di risorse umane e gli addetti di Sarf potranno trovare un impiego quando e dove lo vorranno. Certo magari offrendo un servizio diverso da quello raccontato dai malcapitati clienti i quali convinti di entrare in un affidabile bar di stazione, si sono ritrovati in una delle figuracce più plateali dell’accoglienza milanese a turisti e viaggiatori.
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