Indagine sulle competenze degli adulti (PIAAC): una nota di commento

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


La seconda indagine internazionale sulle competenze degli adulti (PIAAC), pubblicata recentemente dall’OCSE e cofinanziata dalla Commissione europea, ha rilevato, in media, che circa un adulto su cinque è considerato con scarse competenze di lettura e calcolo.
Dopo la prima edizione del 2013, l’indagine ha complessivamente valutato le competenze di alfabetizzazione, calcolo e risoluzione dei problemi degli adulti di età compresa tra i 16 e i 65 anni in 20 Stati membri dell’Unione Europea: Austria, Belgio (Fiandre), Croazia, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia e Ungheria -, oltre che in Canada, Cile, Regno Unito (Inghilterra), Israele, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Norvegia, Singapore e Stati Uniti.
I presupposti dell’indagine erano volti a dimostrare come lo sviluppo e il corretto utilizzo delle competenze possano migliorare le prospettive occupazionali e la qualità della vita, oltre a stimolare la crescita economica.
Nonostante gli sforzi per rafforzare l’istruzione e la formazione degli adulti nell’ultimo decennio, il livello di alfabetizzazione, a livello globale, è in gran parte diminuito o ristagnato. Miglioramenti significativi sono stati osservati solo in Finlandia e Danimarca, mentre peggioramenti si sono riscontrati in Ungheria, Lituania, Polonia, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca e Francia.
Per quanto riguarda le competenze numeriche, i risultati sono, anche se di poco, maggiormente positivi, anche se solo Finlandia, Estonia, Danimarca e Paesi Bassi hanno riscontrato rilevanti progressi. L’indagine ha mostrato anche che le disuguaglianze di competenze tra gli adulti con i risultati più bassi e quelli con i risultati migliori sono aumentate all’interno dei Paesi, soprattutto per quanto riguarda le competenze sull’alfabetizzazione.
I Paesi dell’UE che hanno ottenuto i migliori risultati in tutti i settori di competenza sono stati Finlandia, Paesi Bassi e Svezia.
Per quel che riguarda l’Italia il quadro è il seguente: in Italia le competenze cognitive degli adulti rimangono stabili tra il 2012 e il 2023. Nel nostro Paese però, come osservato da Inapp che ha curato nel nostro paese l’indagine su incarico dell’Ocse, questa stabilità coincide con un’importante distanza da colmare per raggiungere i risultati medi OCSE.

Nel dettaglio le competenze misurate tramite l’Indagine sono state le seguenti:
capacità di lettura e comprensione di testi scritti (dominio cognitivo della literacy);
capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche (dominio cognitivo della numeracy);
capacità di raggiungere il proprio obiettivo in una situazione dinamica in cui la soluzione non è immediatamente disponibile (dominio cognitivo del adaptive problem solving).

Sui risultati del nostro Paese pesano gli ampi divari interni determinati principalmente dal territorio, dall’età, dal livello di istruzione e dal genere.
I residenti nel Nord e nel Centro d’Italia riescono spesso a raggiungere punteggi di competenza pari a quelli della media OCSE, al contrario di quanto accade nel Mezzogiorno che presenta valori sempre significativamente inferiori alla media italiana e conseguentemente a quella OCSE.
Le persone di 55-65 anni mostrano i valori di competenza più bassi opponendosi ai giovani di 16- 24 anni. Nelle capacità di comprensione e utilizzo di informazioni matematiche e numeriche le donne sono ancora lontane dagli uomini, a riprova di quanto siano ancora molto forti gli stereotipi di genere e le convenzioni sociali nell’influenzare le scelte di studio e, in generale, le inclinazioni e gli interessi.
Le competenze cognitive rilevate tramite l’Indagine PIAAC sono espresse in punteggi da 0 a 500.
Nelle competenze di literacy il punteggio medio degli adulti italiani è stato pari a 245 punti, contro una media OCSE di 260. Dopo l’Italia, in questo dominio di competenza, rileva sempre Inapp, si trovano solamente Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile.
Nelle competenze di numeracy il punteggio italiano è pari a 244 punti, rispetto ai 263 nella media OCSE. In questo caso l’Italia si colloca al quartultimo posto seguita soltanto da Polonia, Portogallo e Cile.
Nelle competenze di problem solving adattivo la media italiana è di 231 punti, a fronte di una media OCSE di 251 punti. Per questo dominio, solo Lituania, Polonia e Cile conseguono punteggi più bassi del nostro Paese.
Nel dominio della literacy i residenti nel Nord-ovest, Nord-est e Centro d’Italia registrano punteggi medi di competenza statisticamente pari a quelli della media OCSE. Il Nord-est, inoltre, eguaglia la media OCSE anche nel dominio della numeracy. I risultati delle regioni del Mezzogiorno spingono l’Italia verso la parte bassa della graduatoria dei Paesi.
Uno dei migliori risultati raggiunti dal nostro Paese, specialmente in ottica prospettica, riguarda la popolazione giovanile; i giovanissimi (16- 24 anni) in Italia raggiungono punteggi di competenze superiori al resto della popolazione e, nel caso della numeracy, anche dei giovani di 25-34 anni. Il divario di competenze tra 16-24enni e 55-65enni, in termini di valori medi di competenze, è sempre evidente qualsiasi sia il dominio preso in esame. Ciò che si osserva nel caso italiano è una notevole perdita di competenze all’avanzare dell’età, nonostante un buon agaglio di partenza, evidenziando non solo una ancora troppo bassa diffusione della formazione continua ma anche l’esistenza di situazioni di non pieno utilizzo della stessa da parte dei lavoratori più adulti; due circostanze probabilmente collegate in una sorta di circolo vizioso

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Un dato invece preoccupante è che tra la rilevazione del 2011 – 2012 e questa del 2022 – 2023 la distanza tra gli adulti con competenze più elevate e quelli con competenze più basse si è ampliata.
A dimostrazione che le politiche di formazione continua e di apprendimento permanente faticano ancora ad intercettare gli adulti, sia occupati che disoccupati, con competenze di base basse.
Questo dato conferma l’importanza delle misure adottate nel nostro Paese grazie alle risorse del Pnrr che dovranno avere un impatto tale da migliorare la nostra posizione in questa classifica così delicata. Le competenze di base sono infatti fondamentali per permettere alle persone nel corso della vita di edificare sopra di esse tutte quelle competenze specifiche, trasversali, umanistiche, tecniche, professionali che possano permettere alla persona di esprimere sé stessa, la propria personalità, la propria socialità, i propri talenti ed aspirazioni e realizzarsi nel mondo. Un bagaglio di competenze di base adeguato è precondizione per rendere efficace l’aggiornamento delle competenze stesse con percorsi di apprendimento permanente ed evitare seri rischi di marginalizzazione nel mondo del lavoro.
In particolare le misure dirette a migliorare le competenze digitali di alunni/e, docenti, le competenze Stem soprattutto tra le ragazze, le misure per l’orientamento, le iniziative formative legate al programma Gol, al Fondo Nuove competenze, al sistema duale, e le azioni previste nel Piano nuove competenze e nel Piano strategico nazionale delle competenze della popolazione adulta sono tutte insieme strategiche per colmare il divario del nostro Paese rispetto agli altri paesi europei.
Considerando che l’attuazione di molte di queste misure avviene a livello regionale e comunale, è necessario uno sforzo congiunto di tutti gli attori politici, istituzionali e sociali, per realizzare una stretta e continua collaborazione interistituzionale, con la partecipazione delle parti sociali, per far sì che l’impatto di queste azioni sia davvero significativo.
Strumento fondamentale, da valorizzare e utilizzare pienamente, sono i Fondi paritetici interprofessionali, che danno alle aziende l’opportunità di finanziare percorsi formativi per i dipendenti in tempi rapidi e in modo efficiente e senza costi aggiuntivi, pertanto occorre una forte azione perché tutte le imprese, anche le più piccole, siano responsabilizzate e spinte a realizzare percorsi formativi continui a favore dei dipendenti.
In tal senso una funzione importante deve svolgere la contrattazione collettiva mettendo sempre più al centro la formazione delle persone come un diritto individuale da rivendicare per contrastare l’inattività, la perdita del lavoro e la conseguente esclusione sociale, per un ingresso più facile nel mercato del lavoro, per percorsi di crescita e miglioramento professionale e per un invecchiamento attivo.
È necessario infine un serio monitoraggio per sapere dove sta andando il nostro Paese e se davvero abbiamo intenzione, nell’era del digitale, dell’intelligenza artificiale e dell’allungamento della vita attiva, di prenderci a cuore i destini delle persone, uomini e donne adulti, giovani adulti, che a causa delle basse competenze di base non riescono a entrare nel mondo del lavoro, a restarci e a migliorare la propria condizione economica e sociale, situazione che appare tanto più insostenibile in una fase in cui le aziende lamentano carenza di personale a tutti i livelli.

Per maggiori approfondimenti si trasmettono il link all’indagine europea (in lingua inglese) Do Adults Have the Skills They Need to Thrive in a Changing World? | OECD

Il link in lingua italiana all’indagine sull’Italia Indagine sulle Competenze degli Adulti 2023: Italia | OECDIndagine sulle Competenze degli Adulti 2023: Italia | OECD

E’stato inoltre realizzato un modulo di indagine sui datori di lavoro che ha coinvolto il nostro paese.
Tale modulo di indagine sui datori di lavoro ha esaminato l’impatto delle carenze di competenze in cinque Paesi europei: Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Slovacchia, e analizzato il modo in cui le imprese rispondono con strategie quali l’anticipazione delle competenze, la formazione e le assunzioni mirate. Più di un’impresa su tre segnala uno squilibrio tra le competenze necessarie e quelle possedute dai propri dipendenti.
Qui il link all’indagine (in lingua inglese) Understanding Skill Gaps in Firms | OECD



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link