«L’imprevedibilità di Trump spaventa esperti e mercati». L’analisi di Mariangela Pira nel giorno del giuramento

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La giornalista esperta di finanza ed economia internazionale ha iniziato la sua carriera a New York. Oggi torna virtualmente negli USA. «Se l’America colpirà i cinesi, il Dragone risponderà in modo altrettanto pesante. E non è un bene». La nostra intervista nel giorno del giuramento del tycoon al suo secondo mandato da presidente nello speciale “America chiama mondo”

È tra i volti più noti di Sky TG24, ma la sua carriera giornalistica è iniziata nel cuore degli U.S.A e dell’American Dream, all’Ansa di New York. Mariangela Pira, giornalista esperta di mercati, finanza, economia e geopolitica ha lavorato per molti anni in Cina come inviata per MilanoFinanza, periodo nel quale ha iniziato anche a collaborare con Panorama, l’Espresso, Il Venerdì di Repubblica e Presa Diretta. Poi è tornata in Italia come responsabile del China Desk di Class Editori per riprendere, poco tempo dopo, a viaggiare in molti paesi dove è presente la Cooperazione Italiana allo Sviluppo fra cui Afghanistan, Libano, Iraq, Israele e Palestina. Ancora oggi continua a occuparsi di cooperazione con la ong Terre des Hommes. Il suo lavoro è diventato anche un podcast, dal titolo “3 Fattori“, con cui riesce a spiegare materie economiche e finanziarie parecchio complesse con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti. Nel giorno della proclamazione del nuovo Presidente U.S.A, abbiamo voluto approfondire con lei che cosa potrebbe cambiare per le startup italiane e per il nostro ecosistema in questo secondo mandato presidenziale affidato a The Donald. Ecco che cosa ci ha detto.

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Mariangela, una delle proposte di Trump che ha maggiormente attirato l’attenzione del settore tech è stata l’introduzione di dazi sulle importazioni, che potrebbe avere un impatto significativo sia sulle aziende che sui consumatori. Che cosa significherebbe, questo passaggio, per le startup italiane?
Se le startup vendono negli U.S.A e sono soggette a questi dazi, ovviamente per loro significherà più difficoltà a vendere agli americani. Non dobbiamo, però, dimenticare che gli Stati Uniti sono interessati alla tecnologia e alle idee delle startup. Pertanto, i dazi potrebbero non toccarle. Il motto di Trump – e comunque nei fatti anche quello di Biden – è “America First“. Quindi, l’America potrebbe, in realtà, voler attrarre queste startup negli U.S.A con benefici fiscali, come già fatto con l’Inflation Reduction Act.

La precedente amministrazione Trump aveva introdotto sanzioni per limitare la capacità delle aziende cinesi di intelligenza artificiale di fare affari con gli USA.. Restrizioni che sono state rafforzate sotto Biden. Un secondo mandato di Trump quali implicazioni potrebbe avere a suo parere?
La Cina al momento sarà – ed è parere di tutti – la più penalizzata con la nuova amministrazione Usa. I dazi sono già pesanti e lo saranno ancora di più. La recente decisione di tagliare ulteriormente le esportazioni dei chip dedicati all’intelligenza artificiale di Nvidia è notizia di pochi giorni fa. Sul futuro possiamo solo fare ipotesi.. se si chiede agli esperti cosa temono di Trump la prima cosa che dicono è: “l’incertezza”. La temono anche i mercati.

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Mariangela Pira, copryright Guido Stazzoni

A suo parere, in che modo Musk potrebbe spingere gli USA verso una leadership globale sull’intelligenza artificiale e che cosa cambierebbe per le startup italiane?
Possiamo dire che il ruolo di Musk in qualche modo sarà utile, poiché riesce anche a fare da contrappeso all’atteggiamento aggressivo di Trump contro la Cina. Musk è evidentemente amico dei cinesi, e lo dimostra il fatto che mentre rispondo a queste domande è tra le ipotesi dei cinesi quella di vendergli le attività americane di TikTok. Non venderebbero mai a un nemico. Musk, a differenza di Trump, è uno che crede in “America First“, ma soprattutto nel potere della tecnologia, avendo anche creato delle realtà imprenditoriali. Non credo che cambierà niente nello specifico ma, ovviamente, tutte le idee delle startup italiane, se interessanti, saranno guardate a vista dall’imprenditore e sarà offerto loro di tutto purché stiano in Silicon Valley. Piuttosto dovremmo chiederci: “Come riusciamo a vendere una nostra idea o a svilupparla noi qui, badando meno a Musk?“. Al momento, però, il nostro ecosistema, a partire dagli investimenti dedicati a questo comparto, è povero.

Facendo una panoramica più generale, sul paniere incentivi/disincentivi per le startup straniere che arrivano in Silicon Valley o, comunque, in America, che cosa peserà di più in questa futura amministrazione rispetto a quella precedente guidata da Biden?
Credo incentivi, ma su questo l’Inflation Reduction Act non diceva nulla di diverso. La linea sarà di continuità.

Infine, oltre a quelle già menzionate, potrebbero sussistere ulteriori limitazioni al commercio da e verso gli USA?
Nello specifico, i dazi posti dagli Usa che ci sono e che arriveranno – e Trump ha affermato che il suo primo ordine esecutivo sarà su questo – non crea, certamente, un clima commerciale favorevole. Questo è un mondo fatto di relazioni multilaterali: se inserisci dei dazi contro la Cina non puoi pensare che non ci sia una nuova ritorsione sui metalli e le terre rare. Se gli U.S.A colpiranno i cinesi, questi risponderanno in modo altrettanto pesante. E non è un bene.





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