Lo studio dell’Università di Bologna: «Gli uomini anziani che restano vedovi, muoiono prima»

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di
Federica Nannetti

L’analisi effettuata sui dati Inps 2014-2022: l’incidenza di mortalità sale del 35%. Mappa delle regioni dove il fenomeno è più evidente

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Come e quanto incide la perdita del coniuge sull’aspettativa di vita dei pensionati italiani? Sinteticamente si potrebbe rispondere così: per gli uomini soprattutto, restare vedovi aumenta il rischio di mortalità. A rilevarlo e a quantificarlo, è uno studio realizzato dall’Università di Bologna su dati Inps nell’ambito del progetto Pnrr chiamato Age-It, volto ad affrontare il tema dell’invecchiamento della popolazione italiana.

Sebbene le variabili e le ragioni siano molteplici e differenti a seconda della regione di residenza e dello status socioeconomico, è possibile dire, stando a quanto rilevato da tale studio – il primo nel suo genere in Italia –, come per i pensionati italiani di genere maschile il rischio di mortalità sia del 35% superiore in caso di perdita di un coniuge. Rischio che aumenta del 24% nelle donne pensionate rimaste vedove rispetto alle coetanee non soggette a tale perdita. Come detto, l’analisi è stata realizzata su dati amministrativi Inps relativi all’arco temporale 2014-2022 ed è stata condotta dalla professoressa del Dipartimento di Scienze statistiche dell’Alma Mater, Chiara Ludovica Comolli, e dagli attuari Inps Diego Pieroni e Valentina Ricci. Una ricerca che, calata in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione e di una scarsa natalità, potrebbe suggerire alcuni spunti importanti per la messa a punto di servizi e progetti a sostegno di tale fascia di persone.




















































«I risultati ottenuti evidenziano la complessità delle conseguenze del lutto coniugale – ha sottolineato la professoressa Comolli –, che non solo agisce come uno choc emotivo e psicologico, ma può anche interagire con disuguaglianze economiche e sociali preesistenti». In particolare, lo studio ha messo in evidenza come un evento complesso da affrontare come la perdita del coniuge dal punto di vista psicologico e non solo abbia conseguenze negative sulla salute complessiva delle persone: sono in particolare i primi mesi dopo il lutto, secondo lo studio, quelli più critici e complessi, con un «sensibile aumento del rischio di mortalità». Il genere, poi, è uno degli elementi di differenziazione nel rischio di mortalità – gli uomini sono risultati più vulnerabili – ma a incidere vi sono anche le disuguaglianze territoriali. La perdita di anni di vita residua è infatti risultata più marcata in alcune regioni del nord, come in Valle d’Aosta e in Veneto, ma anche in Trentino, in Toscana, in Piemonte e in Emilia-Romagna, mentre è meno accentuata in altre aree del paese, per esempio in Molise e in Sardegna.

C’è poi un altro fattore d’influenza, che è quello del diverso status socioeconomico: i pensionati maschi con redditi medio-alti – ha messo nero su bianco lo studio – sono per esempio più vulnerabili nel breve termine, con un rischio maggiore di mortalità immediata dopo la perdita del coniuge. Le donne con redditi più bassi sembrano invece beneficiare inizialmente di una maggiore resilienza, ma tale effetto positivo tende a svanire nel lungo periodo, con un successivo peggioramento delle condizioni di salute. «Queste differenze suggeriscono che fattori socioeconomici e istituzionali regionali influenzano in modo rilevante la capacità di far fronte a un evento critico come il lutto – ha ribadito Comolli –. La mappatura dettagliata realizzata permette di individuare le aree geografiche e i gruppi sociali più colpiti, fornendo alle istituzioni strumenti preziosi per implementare politiche di supporto psicologico, sociale ed economico». Da qui, la sua conclusione: «In un contesto, come quello italiano, caratterizzato da un rapido invecchiamento della popolazione e da un numero crescente di famiglie composte da anziani soli, questa ricerca offre spunti concreti per interventi mirati di supporto psicologico, sociale ed economico».

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20 gennaio 2025

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