“Ma lui non ci avrebbe lasciato”

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PADERNO DUGNANO (Milano)Truffa aggravata e sequestro di persona. Sono le ipotesi di reato dell’indagine aperta tre anni e mezzo fa dalla Procura di Monza sulla scomparsa dell’imprenditore 70enne di Paderno Dugnano Pasquale Lamberti. Il 3 luglio del 2021 la sua Range Rover nera viene trovata parcheggiata in una piazza di Besate, in provincia di Milano. Il figlio acquisito dell’imprenditore, Pasquale Andrea, dopo che la mamma la mattina stessa non riesce a contattare il marito, trova a casa del padre un biglietto che riporta a una nota scritta su un telefonino. “Se leggete questo messaggio significa che io non sono tornato. Per la mia eventuale scomparsa i responsabili sono Gianni S., Salvatore detto il macellaio, dottor Mancini Claudio mio fratello?, dottoressa Anna B., dottor Abbiati Gabriele commercialista. Questi ultimi quattro detengono tutto il mio patrimonio, mobiliare ed immobiliare ed investimenti denaro per 3 milioni di euro. Vi voglio bene a tutti”. Claudio Mancini, 59 anni, originario della provincia di Campobasso e residente a Milano e Gabriele Abbiati, 51 anni, di Seregno ma con studio a Monza, si trovano ora rispettivamente in carcere e agli arresti domiciliari e sono tra i 9 indagati e i 5 raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Brescia, che coinvolge anche Antonio Bruzzaniti, 69enne di Cambiago, arrestato e ritenuto dagli inquirenti a capo di un clan della ‘ndrangheta calabrese. Le accuse sono bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche, malversazione e reati tributari.

L’inchiesta bresciana nasce proprio dopo le indagini iniziate dalla Procura di Monza per la scomparsa di Lamberti, subito denunciata dai familiari. Dopo il ritrovamento della sua auto regolarmente chiusa a Besate, i carabinieri passano al setaccio i boschi circostanti e i sommozzatori scandagliano il fiume Ticino, ma di lui non c’è alcuna traccia. È fuggito o è stato ucciso? “Pasquale non ci avrebbe lasciato, no, non era il tipo”, dichiara in lacrime la moglie Sonia in tv, a Le Iene, che dallo scorso novembre si occupano di questo giallo. “Spero che si sia allontanato perché non poteva dirci delle cose – dice il figlio acquisito – Non avendo un corpo, ogni tanto la speranza ti viene sempre. Ma secondo me l’hanno ammazzato, non è da lui sparire”.

Pasquale Lamberti era il titolare della Cadel srl di Paderno Dugnano, società con interessi immobiliari, farmaceutici e nel fotovoltaico, e della controllata Ucl spa, azienda zootecnica di mangimi di Brescia. Da qualche tempo si recava anche in Sierra Leone per sviluppare un progetto di energia solare, lì risultano due conti correnti inattivi dal 2021. I familiari escludono avesse una doppia vita. Le sue disgrazie sarebbero invece iniziate quando ha conosciuto Claudio Mancini (che a sua volta in carcere aveva conosciuto un nipote di Bruzzaniti, Leone, indagato a Brescia) ed è stato convinto, dietro alla promessa di interessi annui del 60% inizialmente ottenuti, a investire 2,6 milioni di euro in una società di Praga, la PAA Capital Group, che si occupa di carte ricaricabili e dove opera Domenico Carignano, 52enne broker tarantino, anch’egli coinvolto nell’inchiesta di Brescia. Quei soldi sarebbero spariti e all’imprenditore è stata sottratta anche la Cadel con la vendita fittizia a una holding svizzera “in cambio dell’ingresso di Lamberti (promessa che, a quanto consta, non veniva mai mantenuta dal Mancini)”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Mentre la Ucl è stata cannibalizzata fino al fallimento. La Cadel ha anche acquistato una villa di 600 metri quadrati a Solaro, tra Milano e la Brianza, dove Mancini vive con la famiglia, ristrutturata da una ditta il cui titolare sostiene di non essere mai stato pagato, e con un laghetto naturale come piscina per cui il saldo di quasi 90mila euro risulta una fattura emessa dalla Ucl. Oltre a 168mila euro per comprare a Porto Recanati un immobile per la figlia della compagna. Nelle carte dell’indagine emerge come il 59enne originario di Campobasso, quando parlava con Antonio Bruzzaniti, “si dimostrava sempre ossequioso” e “disponibile per qualsiasi esigenza”.

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Con i sottoposti, invece, “l’attività svolta nell’ambito del procedimento monzese illuminava la presenza di un clima intimidatorio, di costante minaccia”. Anche nei confronti del commercialista Abbiati, attraverso il “fidato” Fabio Bonasegale, 56enne di Chiavenna (Sondrio), finito ai domiciliari. “Dato che c’è il presidentissimo (così veniva chiamato Mancini, ndr), che non è inc…, è un livello più alto, io mi permetto di darti un consiglio amichevole, visto che tu guidi un Multistrada e non una Harley secondo me certi tatuaggi ti stanno male. Per cui spostati metti tua sorella amministratrice e lascia andare tutte le cose…”. Mancini e Bonasegale avevano intenzione di lasciare l’Italia. Il 9 dicembre 2022 il primo comunicava al complice di avere una bella notizia. “A Dubai è tutto a posto…”, precisando che i documenti personali di entrambi (carta d’identità, patente e Green Pass) erano pronti. Bonasegale si rallegrava, manifestando “la sua intenzione di iscriversi all’ A.I.R.E.”.



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