Massima pressione e unilateralismo. L’approccio di Trump ai dossier globali spiegato da Natalizia

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Per Gabriele Natalizia (Sapienza), ciò che distinguerà Donald Trump dal suo predecessore “è la spiccata propensione all’unilateralismo, la preferenza a coltivare i rapporti, con alleati, partner e rivali, sul piano bilaterale dove gli Stati Uniti possono far contare di più il loro peso e in questa cornice la tendenza a un approccio di maximum pressure per ottenere dalle controparti quanto richiesto dagli Stati Uniti al minor costo possibile”

20/01/2025

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il panorama delle sfide globali delineato come ogni inizio anno dal World Economic Forum (WEF) si interseca con l’approccio pragmatico e transazionale che ha caratterizzato la sua politica. I rischi individuati dal “Global Risks Report 2025”, dalla disinformazione al cambiamento climatico, trovano alla guida della più importante nazione del mondo un presidente che predilige soluzioni dirette, spesso slegate dalle tradizionali cornici multilaterali.

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L’agenda globale presentata dal WEF mette in evidenza due orizzonti temporali distinti: i rischi immediati, come i conflitti armati, e le sfide di lungo periodo, dominate dai cambiamenti climatici e dalla scarsità di risorse, con la disinformazione che si identifica in entrambi gli orizzonti temporali. Su di essi cala Trump, con il suo stile decisionista e poco incline alle dinamiche burocratiche, che ha già dimostrato di poter influenzare rapidamente dossier critici.

Un esempio recentissimo è il complesso caso TikTok, dove una sua dichiarazione pubblica su Truth Social del neo-presidente ha determinato un’inversione di rotta sul ban della piattaforma cinese negli Stati Uniti. Dopo mesi di incertezze regolatorie, la presa di posizione di Trump — che promette di siglare già oggi, appena concluse le pratiche protocollari dell’Inauguration, un executive order per “Save TikTok” — ha riportato online il social network di proprietà della cinese ByteDance, dimostrando la sua capacità di incidere direttamente su temi economici e tecnologici.

Se TikTok incrocia i temi della diffusione dell‘informazione, commercio e relazioni tra potenze, qualcosa di simile è successo anche su un altro dei dossier pi questo caso più prettamente geopolitici, più caldi internazionali è il conflitto israelo-palestinese. Dopo oltre quindici mesi di negoziati sotto l’amministrazione Biden, il cessate il fuoco tra Israele e Hamas sembrava irraggiungibile. Tuttavia, l’ingresso di Trump nella partita ha portato una svolta, con una forte pressione su Israele e un coinvolgimento diretto dei partner arabi — ansiosi di cooperare con il nuovo presidente. Il pragmatismo trumpiano, basato su accordi diretti e su un rapporto con Benjamin Netanyahu migliore di quello del suo predecessore, potrebbe portare a un nuovo equilibrio nella regione. Ossia dare un impulso al macro-tema “conflitti” di cui parla il WEF.

Sul fronte economico, Trump dovrà affrontare la polarizzazione sociale e la disuguaglianza, due temi presenti tra i rischi principali a breve termine. La sua amministrazione cercherà di rilanciare l’economia attraverso politiche fiscali aggressive e misure protezionistiche, che potrebbero accentuare le tensioni con la Cina e l’Unione Europea, aprendo scenari di confronto economico e geo-economico.

Il lungo termine vede le questioni ambientali dominare la classifica dei rischi globali, con eventi climatici estremi e collasso degli ecosistemi in cima alla lista. Tuttavia, Trump ha storicamente mostrato scetticismo verso le politiche climatiche internazionali, favorendo invece un approccio pro-business e deregolamentato. La sua amministrazione potrebbe privilegiare la crescita economica rispetto agli impegni sul clima, scontrandosi con la comunità internazionale e con le pressioni interne di uno scenario sempre più segnato da eventi meteorologici devastanti.

“Dall’amministrazione Trump non ci si deve aspettare un mutamento granstrategico rispetto ai quattro anni di Biden. L’obiettivo del mantenimento del primato globale americano e la lettura del contesto internazionale come contraddistinto dalla sfida posta dalle potenze revisioniste, Repubblica Popolare Cinese in testa, restano sostanzialmente inalterati”, spiega Gabriele Natalizia, professore associato di Relazioni internazionali alla Sapienza.

“Ciò che distinguerà Trump dal suo predecessore – continua – è la spiccata propensione all’unilateralismo, la preferenza per coltivare i rapporti, con alleati, partner e rivali, sul piano bilaterale dove gli Stati Uniti possono far contare di più il loro peso e in questa cornice la tendenza ad un approccio di maximum pressure per ottenere dalle controparti quanto richiesto dagli Stati Uniti al minor costo possibile”.

Per Natalizia, sugli obiettivi di lungo periodo, come la lotta al cambiamento climatico o la disinformazione, “l’amministrazione Trump li interpreterà sempre attraverso le lenti della competizione tra grandi potenze, adottando soluzioni volte a produrre sicurezza prevalentemente nel breve o medio termine”.

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