Giuseppe De Noia (Italia Olivicola):«Effetto dell’opera di valorizzazione. Il raccolto è stato sano e senza imperfezioni»
Il grafico dell’andamento dei prezzi dell’olio extravergine di oliva parla chiaro: negli ultimi tre anni gli aumenti hanno sfiorato quota 100% rendendo il prodotto prezioso non soltanto dal punto di vista organolettico e nutrizionale ma anche sul piano economico.
Così come il 2023, il 2024 dell’olivicoltura pugliese e italiana in generale è stato un anno da incorniciare. Due annate olivicole consecutive positive, con una buona produzione ed una qualità di tutto rispetto. A questo si aggiunge una maggiore consapevolezza da parte dei produttori della dignità del prodotto e del suo valore. Dai 4,5 euro al litro del gennaio 2021 (quotazioni ingrosso e franco frantoio), l’Evo italiano ha raggiunto man mano i 9 euro al litro, con grande soddisfazione dei produttori che confidano in una stabilità dei prezzi dell’olio evo e di conseguenza in un «giusto» reddito per gli olivicoltori.
«Abbiamo verificato una diminuzione della capacità produttiva tra il 30 e il 40% delle olive, con la consequenziale contrazione dell’olio sui mercati» evidenzia Giuseppe De Noia, produttore terlizzese e componente dell’associazione Italia Olivicola. «Avendo avuto un buon andamento delle condizioni climatiche, seppur una siccità persistente – aggiunge -, il prodotto raccolto è stato sano, senza alcuna imperfezione, in quanto, soprattutto nella fase finale della maturazione, non c’è stato alcun attacco di mosca olearia. Quindi prodotto olive di ottima qualità, con la conseguente produzione di olio di altissima qualità, molto richiesto dal mercato, che ancora una volta si è rivolto sui nostri territori che, seppur con una contrazione produttiva, hanno prodotto un olio di eccellente qualità» aggiunge De Noia.
L’aumento del prezzo dell’olio, secondo le associazioni di categoria, è il risultato di una serie di attività svolte per la valorizzazione di un prodotto le cui potenzialità e il cui valore è stato a lungo sottovalutato dagli stessi produttori. «Anche quest’anno, come lo scorso anno, siamo riusciti a fare sistema all’interno di tutta la filiera olivicola-olearia: un vero successo, che ha confermato la visione lungimirante avuta lo scorso anno, la sottoscrizione di un patto etico-sociale all’interno della filiera» rileva Giuseppe De Noia.
Ad accelerare il processo di valorizzazione, e quindi di incremento di prezzo, dell’Evo italiano (e anche pugliese), ha contribuito anche il calo di produzione dei Paesi esportatori, come ad esempio la Tunisia. Anche se rimane forte la concorrenza del mercato spagnolo. «Altri Stati nostri concorrenti hanno quantità, che bisogna riconoscere, molto interessanti: prima tra tutti la Spagna che ha confermato il dato previsionale di un milione e quattrocentomila tonnellate».
Non meno rilevante è stato il contributo della massiccia attività antifrode messa in atto dalle forze dell’ordine e dal ministero dell’Agricoltura: «Finalmente è stato colto il nostro grido di allarme» aggiunge il rappresentante di Italia Olivicola.
Il grande lavoro è però quello compiuto dal sistema organizzato di produttori, cooperative, organizzazioni di produttori e parte commerciale: «Ancora una volta siamo riusciti a fare sistema a concentrare le produzioni, a controllare il mercato e soprattutto a confezionare il nostro oro giallo; non più cisterne regalate al Nord, ma bottiglie vendute in 50 paesi del mondo con partnership importanti» rileva De Noia. E conclude: «Stiamo raccontando il nostro territorio, le nostre specificità e quindi l’altissima qualità delle nostre produzioni al mondo».
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