Sanità pubblica in crisi: i problemi in Sicilia, le disparità Nord/Sud e le possibili soluzioni – Così è (se vi pare) #26

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Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)”.

Da qualche tempo si registra una certa attenzione nei confronti dei problemi della sanità, penso l’abbiate notato anche voi: vengono stigmatizzate le aggressioni ai medici e agli infermieri nei vari Pronto Soccorso d’Italia; denunciate le lunghe liste di attesa a cui sono costretti coloro i quali hanno bisogno di un esame o di sottoporsi a visite specialistiche; e infine vengono riportate esperienze di mala sanità e “prove“, spesso inconfutabili, che in Italia, e soprattutto al Sud, per curarsi occorre avere soldi, altrimenti si resta al palo.

Da alcune parti politiche si invocano, a ragione, più risorse per la sanità e stipendi più adeguati per il personale medico e per quello infermieristico. Inoltre qualcuno, di fronte alle aggressioni, oltre a dichiararsi d’accordo con le misure repressive di cui si discetta, invoca anche ad un comportamento più professionale, più solidale, meno strafottente e aggressivo da parte di chi lavora nelle strutture ospedaliere.

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Tutte cose assolutamente condivisibili, considerato anche che, almeno sulla carta, abbiamo un sistema sanitario universalistico garantito dall’articolo 32 della Costituzione.

Nessuno dice però che la modifica del Titolo V della Costituzione, avvenuta nel 2001, ha creato 21 sanità regionali diverse, ognuna con propri modelli organizzativi, accentuando così il divario tra il Nord e il Sud del Paese e, di fatto, spalancando le porte alla privatizzazione.

Fatta questa lunga, ma doverosa premessa, dico subito che per garantire una sanità più giusta e accessibile a tutti, sia a chi ha i soldi, sia a chi non li ha, oltre a mettere al centro l’ammalato, sono necessari più investimenti, seguendo l’esempio di altri paesi europei.

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Ciò è assolutamente necessario, anche perché la sanità del Sud, e nello specifico quella siciliana, soffre di diversi problemi: inefficienze strutturali, lunghe liste di attesa, costi di degenza elevati nonché di frammentazione e forti disparità tra le grandi aree urbane e le zone interne.

Semplificando si può dire che città come Palermo, Catania, Messina hanno problemi di sovraffollamento e inefficienze, mentre nei comuni dell’entroterra non c’è una copertura sanitaria sufficiente e l’accesso ai servizi specialistici è quasi impossibile.

Pertanto gli ammalati dei paesi delle zone interne che vogliono curarsi devono spostarsi nelle strutture ospedaliere delle grandi città, congestionando ulteriormente questi ospedali.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le criticità che si riscontrano, ad esempio negli ospedali delle estese aree metropolitane dell’isola.

A Palermo gli ospedali Civico, Policlinico, e gli Ospedali riuniti Villa Sofia e Cervello sono stati bocciati per accessibilità, tempi di attesa per interventi chirurgici e Pronto soccorso.

A Catania gli ospedali Cannizzaro, Garibaldi hanno tempi medi di attesa di 2,2 giorni e di 2 giorni per gli interventi programmati; dati assolutamente lontani dai tempi di molte strutture del Nord dove le tempistiche medie sono di 8 ore.

A Messina l’ospedale Papardo raggiunge un costo medio di degenza giornaliera di 1031 euro: più del doppio del Policlinico S. Matteo di Pavia.

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I Pronto soccorso degli ospedali, in particolare quelli delle strutture ospedaliere palermitane, fanno registrare tassi di abbandono vergognosi: un paziente su quattro se ne va via senza essere assistito.

Sulle strutture ospedaliere delle altre province dell’Isola, se non vogliamo farci il sangue amaro, conviene stendere un velo pietoso visto, che si posizionano agli ultimi posti delle graduatorie nazionali.

Dire queste cose non significa buttare fango sulle strutture ospedaliere siciliane, né tanto meno disconoscere le eccellenze che indubbiamente ci sono.

A questo proposito, per dare l’idea che anche da noi non mancano gli aspetti positivi, faccio qualche esempio: il Cannizzaro di Catania e il Cervello di Palermo rappresentano un’eccellenza per la rapidità nel trattamento dei tumori alla mammella, non a caso si collocano al secondo e al terzo posto della graduatoria nazionale.

Il Cannizzaro occupa anche il secondo posto della graduatoria nazionale per interventi ai polmoni, nella medesima graduatoria il Papardo di Messina si colloca al terzo posto e, ancora, il Garibaldi di Catania occupa il quarto posto della graduatoria nazionale per interventi al colon.

Guardando in faccia la realtà, però, non possiamo non rilevare il fatto che nel nostro paese quasi il 10 per cento della popolazione, ossia 5,5 milioni di persone rinuncia a curarsi per motivi economici, anche per l’impossibilità di pagare un ticket.

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Che fare dunque, e quali strategie adottare? Lo scopriremo insieme nella puntata di questa sera!

Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

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