Addio Ape sociale, quota 41 e Naspi, giro di vite 2025 anti furbetti

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Addio alla Naspi 2025 e pure alla pensione e non solo ai furbetti. Può essere riassunto così il cambio delle regole che partendo dall’indennità di disoccupazione Naspi finisce con incidere in negativo pure su alcune delle misure di pensionamento anticipato per i disoccupati. Quindi, attenzione alle novità, perché molti rischiano di restare con un pugno di mosche in mano.

Addio Ape sociale, quota 41 e Naspi, giro di vite 2025 anti furbetti

Due grandi novità sono state introdotte sulla Naspi nel 2025. Si tratta di novità che producono una stretta contro i furbetti dell’indennità per disoccupati INPS. Un giro di vite contro i furbetti che si ripercuote anche su alcune particolari misure di pensionamento. Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro di queste novità.
Per prendere la Naspi bisogna perdere il lavoro per cause indipendenti dalla volontà propria. Significa che per le dimissioni volontarie la Naspi non è prevista, a meno che non siano dimissioni per giusta causa. Per ottenere l’indennità per disoccupati INPS bisogna infatti passare prima dalla perdita di lavoro per licenziamento (individuale, collettivo, disciplinare), per risoluzione consensuale o per scadenza del contratto a termine.
Al termine del periodo di indennizzo da Naspi, se il disoccupato ha maturato determinati requisiti può prendere una pensione anticipata con diverse misure. Parliamo di Ape sociale e quota 41. Senza Naspi addio a queste misure però, perché il collegamento di queste pensioni anticipate alla Naspi parte proprio dalla perdita involontaria del rapporto di lavoro.
Adesso sono le stringenti regole sulla perdita del posto di lavoro a minare anche il diritto a queste pensioni. Addio Ape sociale, quota 41 e Naspi quindi, e per via della nuova stretta 2025 anti furbetti.

Senza Naspi e senza pensioni, ecco perché

Una delle piaghe maggiori sulla Naspi, che ha prodotto la nascita di un elevato numero di furbetti dell’indennità per disoccupati, sono i licenziamenti celati da dimissioni volontarie. Sono due le ragioni che spesso hanno causato questo fenomeno. Una riguarda esclusivamente il dipendente. Che spesso se vuole lasciare il lavoro per sua volontà, pur di non perdere la Naspi, fa di tutto per farsi licenziare. Magari passando da continue assenze ingiustificate. Perché come abbiamo detto prima, anche il licenziamento disciplinare da diritto alla Naspi. Oggi però ecco la prima novità. Chi si assenta troppo e viene licenziato per giusta causa, se il datore di lavoro motiva il licenziamento per giusta causa proprio sulle assenze ripetute e ingiustificate del dipendente, adesso potrebbe perdere la Naspi. Infatti i licenziamenti per troppe assenze senza opportuna motivazione, adesso diventano equiparati a dimissioni volontarie.

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I furbetti della Naspi, la pacchia è finita o no?

Un’altra motivazione scatenante del fenomeno dei furbetti della Naspi è quella di una sorta di intesa nascosta tra lavoratore dipendente e datore di lavoro. Perché l’interesse del lavoratore ad essere licenziato per prendere la Naspi non coincide con l’interesse del datore di lavoro ad evitare di versare il cosiddetto ticket licenziamento. Il datore di lavoro quando licenzia un subordinato, deve versare il ticket licenziamento. Con importi non certo irrilevanti. Basti pensare che per il 2024 il ticket licenziamento è stato pari a 635,67 euro per ogni anno di lavoro svolto dal dipendente presso il medesimo datore di lavoro. E fino al massimo di 1.916,01 euro per i rapporti di lavoro aperti da almeno 3 anni. Si tratta di 52,97 euro al mese di assunzione. Cosa significa tutto questo? Che spesso si cerca una via che risolva i diversi interessi delle due parti in causa. Negli anni la soluzione è stata quella di spingere il dipendente a dare le dimissioni dal rapporto di lavoro di lunga durata che ha avuto. Per poi passare a nuova assunzione alla cui interruzione, anche dopo poche settimane, scattava il diritto alla Naspi precedentemente perduto dopo le dimissioni. In questo caso la novità è che per liberare il vincolo delle dimissioni precedenti gli interessati devono avere una nuova assunzione non inferiore a 13 settimane.

Puoi dire addio anche alle pensioni

Come abbiamo detto, limitazioni sulla Naspi che finiscono con il diventare anche limitazioni sulle pensioni. Il perché è presto detto. Se è vero che tra le categorie a cui vengono concesse le pensioni di quota 41 per i precoci e dell’Ape sociale ci sono i disoccupati, è altrettanto vero che bisogna essere disoccupati involontari. Perché per accedere a queste misure di pensionamento, serve prima di tutto passare dall’aver terminato di percepire interamente la Naspi spettante. Significa che chi non ha maturato il diritto alla Naspi anche se disoccupato, non dovrebbe avere diritto alle pensioni anticipate di quota 41 e dell’Ape sociale. Come sempre le novità producono polemiche. Il fatto è che sembra che vangano considerati furbetti tutti coloro che si trovano in situazioni come quelle prima descritte. Penalizzati in definitiva anche quelli che effettivamente dopo aver interrotto volontariamente un lavoro perdono involontariamente per davvero anche il secondo. E non necessariamente facendo i furbetti.



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