Masse gestite per 1,9 miliardi e ricavi per 4,1 miliardi. Sono questi i numeri del colosso del risparmio gestito che nascerà dalla joint venture tra Generali e Natixis (gruppo BPCE). Le due società hanno firmato un accordo preliminare (un memorandum d’intesa non vincolante) per combinare le loro unità di investimento e creare il maggiore asset manager in Europa per ricavi, il secondo per patrimonio in gestione e uno dei principali operatori a livello mondiale. L’accordo era nell’aria e arriva in un periodo in cui anche altri gestori europei sono alla ricerca di acquisizioni e partnership nel tentativo di aumentare le proprie dimensioni.
BNP Paribas lo scorso anno ha acquistato AXA Investment Managers, mentre Amundi aveva messo gli occhi su Allianz Global Investors, l’unità di investimento del gruppo assicurativo tedesco Allianz. L’operazione, annunciata oggi, viene applaudita dagli analisti, che vedono sinergie importanti per Generali e un impatto positivo sugli utili nel breve termine. Il titolo Generali però non reagisce bene a Piazza Affari, dove scivola tra i peggiori del listino principale (con un calo di oltre 1 punto percentuale poche ore dopo l’annuncio dell’accordo). Nell’aria c’è il timore che il gruppo del Leone alato possa perdere il controllo su miliardi di risparmi italiani. Un timore che potrebbe destare l’attenzione del governo. Ulteriori dettagli dell’operazione potrebbero emergere nell’appuntamento del 30 gennaio, quando Generali illustrerà il nuovo piano strategico.
Cosa prevede l’accordo
Come recita il comunicato, Assicurazioni Generali e BPCE hanno firmato un memorandum of understanding non vincolante per la creazione di una joint venture tra le rispettive società di risparmio gestito, Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers. La joint venture deriverebbe dal conferimento di asset e attività per un valore complessivo di circa 9,5 miliardi. Da qui nascerà una newco che gestirà asset per 1.900 miliardi, al nono posto a livello mondiale per masse gestite e leader nell’asset management in Europa con 4,1 miliardi di ricavi.
“Generali è impegnata a proseguire con successo la trasformazione e diversificazione del nostro Gruppo. – ha commentato Philippe Donnet, Group CEO di Assicurazioni Generali – La creazione di una joint venture con BPCE rappresenterebbe un’opportunità unica per dare vita all’asset manager leader in Europa e tra i primi dieci a livello globale. Una società con forti radici in Italia, Francia e Stati Uniti, in grado di rispondere alle esigenze in continua evoluzione dei clienti. (…) La joint venture rappresenta una tappa fondamentale da quando, sette anni fa, abbiamo lanciato il business dell’asset management di Generali e conferma gli importanti risultati raggiunti nel corso degli ultimi cicli strategici”.
La sua presenza sarà globale, ma focalizzata soprattutto su Europa (con il 61% degli asset gestiti), con una forte presenza in Francia e Italia, e sul Nord America (34% degli AUM). L’entità combinata si rivolgerà a una diversificata base di clienti, composta da entrambi i gruppi e clienti terzi, offrendo strategie e soluzioni di investimento variegate tra reddito fisso (circa 65% degli asset in gestione), azionario (circa 21%), insieme a mercati privati e altri franchise (circa 14% degli AUM).
La nuova società sarà a controllo condiviso 50-50 e supportata da contratti dalla durata di 15 anni. Equilibrata anche la struttura di governance, con un Consiglio di Amministrazione composto da un egual numero di rappresentanti, integrati da tre consiglieri indipendenti individuati congiuntamente. Con la creazione della newco, l’amministratore delegato di BPCE, Nicolas Namias, sarà nominato presidente del Cda, mentre il ceo di Generali, Philippe Donnet, è destinato alla carica di vicepresidente. Woody Bradford, attuale ceo di GIH, ricoprirà invece il ruolo di amministratore delegato e Philippe Setbon, oggi ceo di Natixis IM, assumerà il ruolo di suo vice. La società controllante, a capo delle attività combinate, verrebbe costituita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, mentre Francia, Italia e Stati Uniti rimarrebbero gli hub operativi della nuova società, continuando a gestire direttamente le attività di business.
I prossimi passi
L’operazione dovrà passare le consuete approvazioni normative e quindi dovrebbe concludersi e diventare effettiva nel giro di un anno, entro l’inizio del 2026. Guardando al futuro, la nuova società, che risulta essere già il primo operatore al mondo per patrimonio nella gestione di asset per la clientela assicurativa, intende espandersi ulteriormente nel segmento dell’asset management assicurativo per clienti terzi. Tra gli obiettivi, anche quello di rafforzare l’offerta nel segmento private asset, che sarà sostenuto dal capitale di avviamento pari a 15 miliardi allocato da Generali. La piattaforma combinata sarebbe inoltre meglio posizionata per espandere ulteriormente l’attività per clienti terzi in Europa, Nord America e in aree con un interessante potenziale di crescita in Asia.
I risvolti per gli azionisti (e non solo)
Generali e BPCE prevedono che l’operazione crei valore agli azionisti “grazie a sinergie e opportunità di crescita e, sin dal primo anno, contribuisca positivamente agli utili di BPCE ed al risultato netto normalizzato e alla cassa di Generali”, si legge nel comunicato.
Secondo gli analisti di Equita, in effetti, l’operazione dovrebbe generare 210 milioni di sinergie lorde, di cui 170 milioni da costo (efficienze, semplificazione, maggiore scala per IT) e 40 milioni da ricavo (internalizzazione mandati, maggiore cross-selling, accelerazione nei private markets e crescita nel mercato assicurativo e pensionistico). Di conseguenza, calcola la sim milanese, il deal dovrebbe avere per Generali un impatto positivo sull’utile per azione già dal primo anno e avere un impatto positivo sugli utili di oltre 100 milioni.
Anche Banca Akros applaude all’accordo: “Si tratta di una notizia positiva – commenta nella nota odierna – A prima vista la struttura dell’impresa comune è coerente con le indiscrezioni di stampa circolate nelle scorse settimane. La ratio dell’operazione sta nelle economie di scala, nelle sinergie, nel miglioramento dei rendimenti e nelle opportunità di investimento per i clienti, oltre che nella maggiore capacità di attrarre asset”. In attesa del nuovo piano strategico, in agenda il 30 gennaio, per aggiornare eventualmente le stime, Banca Akros conferma il rating su Generali al gradino “accumulate” (accumulare) e alza il target price a 29 euro dal precedente 26,20 euro.
In generale, la view sul titolo è positiva: quasi il 46% degli analisti interrogati da Bloomberg ha rating Buy (acquistare) e il 33% pensa sia da detenere in portafoglio (Hold), mentre solo il 22% dice Sell (vendere). Eppure il titolo non festeggia. Questa mattina, in una seduta intonata al ribasso sui mercati, Generali fa peggio dell’indice principale Ftse Mib (in calo dello 0,4%), segnando una flessione di oltre 1 punto percentuale in area 29 euro. “Il rischio che Generali possa perdere la presa su diversi miliardi di risparmi degli italiani – avvertono da Banca Akros – è che venga esaminato anche dal governo italiano”.
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