i Consorzi di bonifica a 12 anni dalla riforma toscana

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In Toscana i Consorzi di bonifica programmano, progettano e mantengono in efficienza, attraverso l’attività di vigilanza e la manutenzione ordinaria di 52.000 km di corsi d’acqua; progettano, affidano e realizzano progetti strutturali; gestiscono, progettano e realizzano distretti irrigui. Si tratta di un lavoro prezioso per mantenere la sicurezza idrogeologica del territorio di competenza e per la fornitura di acqua al sistema socio-economico e alle imprese agricole. A oggi tra le molteplici opere realizzate e gestite dai Consorzi di bonifica e irrigazione, possiamo evidenziare alcuni dati significativi: 273 Comuni; 10 Province; 36.702 Km di corsi d’acqua in gestione; 10.555 km di corsi d’acqua manutenuti ogni anno; 96 impianti idrovori; 382.600 ettari di superficie irrigata; 572 dipendenti di cui 450 tra tecnici specializzati e operatori di mezzi d’opera; 387 mezzi d’opera (escavatori, trattori, camion ecc.); 46 idrovore mobili.

Ebbene, a dodici anni di distanza dalla loro nascita, i nuovi Consorzi di bonifica e irrigazione della Toscana hanno conquistato un ruolo strategico sia sul fronte della difesa del suolo che sul fronte della distribuzione collettiva dell’acqua alle imprese agricole. Il risultato si può riassumere in pochi grandi numeri.

Nel giorno di un’operazione di analisi promossa da Anbi nazionale in tutte le regioni della penisola, la Toscana rivendica l’importanza della riorganizzazione della materia introdotta dalla legge regionale 79/2012, operativa dal 2013. Attraverso di essa, la Regione Toscana ha razionalizzato il sistema, superando la frammentazione delle competenze e affidando unicamente ai Consorzi di Bonifica (ridotti da 13 a 6) la gestione dei corsi d’acqua e l’irrigazione. Nel corso degli anni, viene sottolineato, il lavoro dei Consorzi si è ampliato, abbracciando sempre più temi connessi con la sicurezza, la tutela dei fiumi e del territorio, ma assumendo anche ruoli ancora non codificati, che oggi sono da sostenere e valorizzare. Tutto questo all’interno di uno scenario in cui i cambiamenti climatici da una parte contribuiscono a rendere il territorio potenzialmente più fragile, dall’altra mettono di fronte al problema della carenza idrica.

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«Oggi le competenze dei Consorzi vanno ben oltre da quelle designate dalla legge del 2012: sono enti di sussidiaria cogestione della Regione Toscana nell’ambito della bonifica, della difesa suolo e dell’assetto agricolo – ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani -. Abbiamo davanti una stagione che aprirà a un surplus di competenze e azioni affidate ai Consorzi. Una delle priorità è costituire un tavolo di lavoro per la semplificazione amministrativa: i Consorzi per la Regione non sono un soggetto un terzo, ma un organismo che opera per il bene generale e sicuramente è interesse di tutti non aggiungere burocrazia alla burocrazia. Lavoreremo per le richieste che quest’oggi sono state presentate: per integrare le loro competenze con alcune di valenza ambientale e per operare le giuste variazioni a livello legislativo perché si avverta la loro già fondamentale presenza nel sistema di Protezione Civile, di cui i Consorzi sono già parte integrante. L’obiettivo è anche quello di attribuire loro un sempre maggiore peso in tema di coprogettazione e coprogrammazione. In sintesi, i Consorzi saranno sempre più protagonisti dello sviluppo e della crescita sostenibile, del mondo agricolo, della difesa suolo e della Protezione Civile, in una Toscana che in questo contesto di trasformazioni climatiche deve attrezzarsi sempre più».

«Indiscutibilmente la scelta fatta dalla Regione Toscana nel 2012 si è rivelata visionaria e vincente, prova ne è il tentativo di molte altre regioni italiane di replicare la LR 79/2012 – ha spiegato Serena Stefani, presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno a nome di tutti i Consorzi -. Oggi, dopo 12 anni, i Consorzi ribadiscono il loro ruolo di enti preziosi, qualificati ed efficienti e sentono l’esigenza di chiedere alla stessa Regione Toscana di fare un passo avanti, ⁠semplificando alcuni procedimenti amministrativi che regolano i rapporti tra Consorzi e Regione, ⁠integrando le competenze dei Consorzi con alcune di valenza prettamente ambientale e ⁠valutando l’inserimento dei Consorzi nel sistema di Protezione Civile».

«In un contesto di cambiamenti climatici e di fenomeni estremi come quelli che si sono verificati la scorsa estate che hanno provocato danni  di un certo rilievo all’agricoltura – ha detto la vicepresidente e assessora all’agricoltura della Regione Toscana,  Stefania Saccardi – il ruolo dei Consorzi di Bonifica è cruciale, perché legato a una sfida a cui tutti siamo chiamati, al di là del solo esercizio e della manutenzione delle opere pubbliche di bonifica, laddove il raggiungimento degli scopi di difesa del suolo e di risanamento delle acque viene sempre più spesso affiancato dalla preziosa opera di una sempre più efficiente fruizione e gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale della risorsa. La Regione Toscana supporta l’azione dei Consorzi in particolare con i fondi comunitari. Dopo gli ultimi bandi della passata programmazione con i quali abbiamo finanziato 4 milioni in infrastrutture per migliorare la gestione della risorsa idrica, più altri 3 milioni di euro per ulteriori interventi a supporto delle infrastrutture irrigue consortili, con la nuova programmazione dello Sviluppo rurale PSP 2023-2027, abbiamo approvato un bando da 7 milioni per i Consorzi sugli investimenti in infrastrutture irrigue e di bonifica per la realizzazione o il miglioramento di invasi e delle reti. Investimenti a beneficio della preziosa opera che mettono in campo i Consorzi di bonifica di una sempre più efficiente fruizione e gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale della risorsa».

 Nel corso degli anni i Consorzi toscani si sono resi conto che, per raggiungere il fine della sicurezza idraulica, ha grande importanza l’aspetto ambientale: un ruolo, quello che i Consorzi svolgono in questo ambito, che sarebbe importante fosse oggi riconosciuto anche dalle norme regionali. Attualmente, infatti, gestire la difesa del suolo e fare manutenzione sui fiumi per i Consorzi significa anche occuparsi della flora e della fauna che compongono il loro ecosistema. A partire dalla manutenzione gentile che, in ottemperanza alla delibera regionale n.1315/2019, concilia la sicurezza idrogeologica con la tutela dell’ecosistema fluviale, contribuendo al mantenimento della vita e della biodiversità nei corsi d’acqua, passando per i progetti per il recupero della plastica nei fiumi, per la piantumazione di nuovi alberi o per il contenimento delle specie aliene invasive. Sono infine molte le singole attività e iniziative a cui i Consorzi prendono parte, a fianco di Regione Toscana, Autorità di Bacino e associazioni ambientaliste.

Il ruolo irrinunciabile dei Consorzi resta quello della prevenzione: attraverso la manutenzione ordinaria, attività spesso silenziosa ma imprescindibile, e mediante la messa a punto di opere per limitare il rischio. Quando si parla di natura però il rischio zero non esiste: il cambiamento climatico, che negli ultimi anni ci ha costretto a fare i conti con fenomeni meteo particolarmente intensi, e un suolo sempre più urbanizzato e cementificato, hanno messo a dura prova il territorio, nonostante le opere preventive di vigilanza e manutenzione costante sui corsi d’acqua. La Toscana, con 44 eventi estremi nel 2023, è alle spalle di Lombardia (62) ed Emilia Romagna (59), è tra le Regioni in maggiore sofferenza. E quando c’è stato bisogno d’intervenire in emergenza i Consorzi non si sono tirati indietro, rappresentando alleati importanti, anche fuori Regione, in particolare durante allagamenti e fenomeni di dissesto idrogeologico.

Dopo la riforma regionale del 2012, d’altronde, i Consorzi si sono organizzati anche per questo. Hanno formato personale tecnico di grande professionalità, addestrato ad affrontare situazioni particolarmente critiche, dispongono di mezzi e risorse attivabili in tempi rapidissimi. Riteniamo che per il sistema della Protezione civile, potersi avvalere della conoscenza dei territori e delle professionalità di uomini e disponibilità di mezzi del sistema consortile sia strategico. Al momento si tratta però di un coinvolgimento a carattere informale e, benché i Consorzi siano spesso convocati nei vari Coc (Centri operativi comunali) di Protezione civile, questo loro ruolo non è mai stato strutturato. Un passaggio che, adesso, potrebbe essere importante per compiere ulteriori passi avanti.

Siccità prolungate e ondate di calore hanno reso l’estate 2024 la terza più calda registrata dal 1955 nella nostra regione e, in prospettiva, preoccupa molto la scarsità della risorsa idrica. Assicurare la disponibilità della risorsa “acqua” attraverso sistemi di irrigazione collettiva diventa necessario per il mantenimento e lo sviluppo del settore agricolo.

«Altro fronte su cui i Consorzi chiedono l’appoggio della Regione riguarda l’integrazione delle progettazioni inserite attualmente nel Pniissi con tutte quelle presentate dai Consorzi di bonifica – afferma Serena Stefani -. È necessario inoltre continuare a finanziare gli impianti irrigui e ⁠lavorare per costruire un sistema funzionale di grandi e medi invasi facilitando, nel contempo, il recupero di quelli aziendali esistenti. Ugualmente importante ⁠chiedere in tutte le sedi istituzionali la possibilità di consentire il finanziamento di impianti irrigui collettivi che vadano ad ampliare la superficie irrigabile attuale, rimuovendo il vincolo che oggi vieta questa possibilità. Infine, ⁠mettere in campo ogni azione possibile nel trasformare gli impianti di irrigazione singola in impianti collettivi». 

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In questo momento ci sono infatti due realtà: aree servite da impianti di irrigazione collettiva (solo una minima parte) e aree completamente sguarnite dove tutto è rimesso alle attività autonome dei singoli. Mantenere in efficienza gli impianti esistenti, in gran parte ormai vecchi, attraverso la manutenzione straordinaria è fondamentale e, grazie alle misure messe in campo negli ultimi anni, viene puntualmente fatto.

Occorre però anche progettare nuovi distretti e infrastrutturazioni per completare con reti efficienti le superfici irrigabili della nostra regione. Un esempio: il completamento del sistema di Montedoglio, il più grande invaso dell’Italia centrale, rimane una sfida che non possiamo più disattendere per dare risposte a un mondo agricolo moderno. Il bando regionale sulle progettazioni irrigue si è rivelato uno strumento strategico da riproporre con convinzione nelle nuove programmazioni.

Lavorare per modificare norme nazionali ed europee che in questo momento impediscono la realizzazione di nuove superfici irrigue collettive, lasciando la Toscana indietro rispetto ad altre regioni italiane e con forte diseguaglianza tra territori e territori, deve essere un obiettivo condiviso.

In Toscana sono stati censiti circa 16mila piccoli invasi e laghetti aziendali collinari che occorre assolutamente recuperare, ma solo questo non basta. È indispensabile portare a termine la progettazione e la realizzazione dei medi invasi già individuati, San Piero in Campo, diga sull’Ambra, Gretano, Lanzo ecc., ma è altrettanto essenziale individuare nuovi grandi invasi a servizio della zona sud e della costa della nostra regione, invasi con cicli pluriennali e scopi multipli.



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