Il Castello di Miramare di Trieste

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Fu all’inizio del 900, a Trieste, quando lo scrittore James Joyse compose i primi capitoli di uno dei romanzi fondanti della letteratura _ l Ulisse_. Nella città adriatica lui “crebbe” come del resto altrettanti rappresentanti dell’intellighenzia del ‘900, uno su tutti Umberto Saba che proprio qui nacque e alla sua Trieste dedicò una struggente poesia. Nella centrale piazza Unità d’Italia, davanti al mare, fu girata anche la sprezzante scena di addio di Senilità, film diretto da Mauro Bolognini, dove una giovane Claudia Cardinale e Anthony Franciosa davano corpo al famoso romanzo del triestino Italo Svevo. A due passi da questo scrigno asburgico, esattamente sulla punta del promontorio di Grignano, sorge il complesso del parco di Castello di Miramare, un’audace edifico proteso sul litorale costruito tra il 1856 e 1860, per conto dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo che ne fece la sua dimora prediletta. Storicamente avamposto di visite insieme al parco annesso di 22 ettari, dalla caratteristica flora e giochi d’acqua, dal 6 dicembre diventa un museo pronto ad accogliere un nuovo programma dedicato al contemporaneo; ad inaugurarlo la mostra Naturae. Ambienti di arte contemporanea, group- show di diciotto artisti, curato da Melania Rossi. Negli spazi delle scuderie del Castello si articolano così più di 50 opere suddivise in 12 ambienti tematici che ci invitano a scoprire il profondo rapporto tra arte, uomo e natura, la sua contemplazione e la sua complessità. L’esposizione si apre con una grande tenda site-specific disegnata dal romano Pietro Ruffo che, realizzata come una quinta teatrale ci avvia alla scoperta di un percorso per immagini puntellato da opere di autori storici ed emergenti. Qui, legate da pensieri filosofici sull’ambiente, si articolano le sculture ieratiche e silenziose in marmo di Gianni Caravaggio, il video perfomativo di una Marina Abramovic trascinata dalle onde e i disegni in bianco e nero di riverberi fluttuanti di Serse Roma. In una sala completamente specchiante, dalla prospettiva moltiplicata, l’indagine sulla trasformazione della materia di Luca Trevisani ci accompagna alle concrezioni mutevoli di pigmento di Sophie Ko o al tintinnio di microscopiche perle di piombo dell’artista José Angelino, un fisico che della sua materia ha fatto creatività. Ci sono poi i grandi nomi come quello di Jan Fabre, che presenta busti scultorei che lo ritraggono con corna e le iconiche tele di scarabei, le tracce dei riti di sangue e corpo di Hermann Nitsch e i segni di gestualità compiute con l’estensione dei propri arti di Rebecca Horn. Ma Naturae, come il suo titolo invade anche la natura caratteristica del luogo, segnando la memorabile conformazione del Castello di Miramare con due opere monumentali: un cavallo bronzeo di Mimmo Paladino e la scritta TOWARD YOU del duo Bianco e Valente che rimarranno per sempre collocate per tradurre in fattività il volere di questo sito pronto ad aprirsi sul futuro. Per Elledecor.it abbiamo intervistato la curatrice del progetto Melania Rossi.

pinterest
Courtesy of the artist e Castello di Miramare

Lui Bolin, No War

Melania Rossi a lei, curatrice d’arte in ambito internazionale, è stato affidato il compito di inaugurare la stagione espositiva del castello di Miramare, storico e affascinante luogo sito a Trieste. Ci parli di questo ambizioso progetto e di come è nato il suo coinvolgimento.

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Trieste è una splendida città di frontiera. Incroci di popoli, lingue e religioni le hanno conferito un respiro internazionale, tra Mediterraneo e Mitteleuropa. Nelle architetture si sente il grandioso passato asburgico e ha una natura potente, con il mare che le entra dentro, la montagna alle spalle e il vento che la scuote. Pensare un progetto per questa città non può non attivare una riflessione ampia a partire da tutte queste suggestioni. Inaugurare la stagione espositiva di uno dei musei-simbolo di questo territorio mi ha dato la possibilità di mantenere una visione internazionale e di coinvolgere artisti molto diversi tra loro. Nelle esposizioni collettive trovo interessante creare percorsi attraverso universi artistici variegati, far dialogare maestri e artisti più giovani, diverse nazionalità e sensibilità, per far emergere la complessità del reale senza piste segnate né limiti. Trieste è un luogo perfetto dove portare questo tipo di ricerca e l’eclettico castello di Miramare è la sede ideale. Arrivo a Miramare grazie all’invito di Mondomostre, con cui avevo già collaborato nel 2018 in occasione di Palermo Capitale della cultura, organizzatore della mostra insieme a Coopculture, con cui ho lavorato molto a Palazzo Merulana a Roma (recentemente ho curato lì la mostra “Nasi per l’arte” insieme alla mia collega belga Joanna De Vos). Mi hanno proposto di pensare un progetto di arte contemporanea per le scuderie e il parco del castello, da portare al vaglio della direttrice, dell’ufficio mostre e del comitato scientifico del museo. Si tratta quindi di una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato, che ha coinvolto seri professionisti del settore, attenti a rispettare la natura del luogo e ad integrarvisi in maniera scientificamente coerente. La volontà di portare l’arte contemporanea a Miramare arriva grazie alla direzione illuminata di Andreina Contessa, che negli anni ha portato avanti un sensibile e accurato lavoro nei giardini e negli spazi museali. Con tutte le professionalità coinvolte c’è stato un dialogo attivo e proficuo nei mesi di definizione del progetto, ma devo dire che ho avuto carta bianca sia nella scelta degli artisti e delle opere, sia nella definizione del percorso di allestimento.

Nella mostra – Naturae. Ambienti di Arte contemporanea – presenta in 12 aree tematiche, oltre 50 opere tra cui spiccano progetti site specific realizzati appositamente per gli spazi di questo bellissimo spazio fronte mare. Come è nata l’idea di questa mostra e quali sono stati i criteri di scelta degli artisti?

Il Castello di Miramare è uno dei luoghi più affascinanti di Trieste, a picco sul mare e con un enorme parco è una vera e propria opera paesaggistica di Massimiliano D’Asburgo, incredibile se consideriamo che sorge su un promontorio roccioso. Gli elementi naturali sono fortemente presenti, ma allo stesso tempo il disegno umano è evidente. Tra aiuole di piante rare, giochi d’acqua, giardini romantici, belvedere contemplativi e boschetti umbratili, tutto riporta al tema del rapporto dell’uomo con la natura. E poi la lettura delle Elegie Duinesi di Rilke ha contribuito all’idea della mostra: “Sì, le primavere avevano bisogno di te. Non poche stelle si attendevano che tu le avvertissi”. Non mi interessava attingere in maniera diretta alle tematiche ambientaliste. La retorica, soprattutto nell’arte, uccide qualsiasi coinvolgimento autentico da cui derivano consapevolezza e rispetto. Ho pensato di raccontare i diversi aspetti del profondo rapporto tra essere umano e natura attraverso lo sguardo originale degli artisti, in maniera poetica e allegorica. Ho scelto gli autori in base alla loro ricerca, in qualche caso cercando loro specifici lavori, in altri casi la magia dell’arte ha fatto sì che mi imbattessi in opere perfette per la mostra. Si possono vedere rari lavori di Hermann Nitsch e Jan Fabre; il bellissimo Bodylanscape di Rebecca Horn, un omaggio che volevo fare a questa grande artista della relazione corpo-ambiente. Importanti sono state le collaborazioni con Istituzioni già sensibili a questa tematica, come il museo di Villa Adriana e villa d’Este, con fondazioni, gallerie e soprattutto direttamente con gli artisti. Ci sono dei site-specific realizzati appositamente per la mostra, frutto di un lavoro attento fatto insieme agli artisti: la stanza-giardino sull’antropocene concepita da Pietro Ruffo e lo spazio-organismo pensato da Josè Angelino, in cui la fisica diventa arte. In mostra ci sono tutti autori dal lavoro profondamente autentico, che riflettono sulla realtà che ci circonda in una molteplicità di linguaggi. Ciò che li unisce è il tentativo di rintracciare qualcosa di originario, primigenio, naturale nel senso più ampio del termine. Ne ho dedotto 12 aree tematiche che vanno dal colore al corpo, dalla metamorfosi alla colonizzazione, dall’ibridazione al camouflage, dalla simbiosi uomo-animale alla botech, in modo da creare un percorso sorprendente e vario. Più che una collettiva di opere, questa mostra è un itinerario eclettico, dove ogni stanza delle scuderie del castello è dedicata a un artista o a un tema. Una stanza, per esempio, è intitolata al mare come energia spirituale, dove un ipnotico video-performance di Marina Abramovic è in dialogo con due bellissimi disegni a grafite di Serse Roma. Ci sono delle opere in mostra che fanno emergere i rapporti tra eterno ed effimero, umano e cosmico, come gli intagli a bisturi su foglie di Elisabetta Di Maggio, la piccola architettura di fiori di Christiane Löhr o la scultura in alabastro di Gianni Caravaggio. Una delle stanze più intime è quella che ospita le opere di Sophie Ko, che come clessidre rendono visibile il tempo e la metamorfosi. E poi le fiabesche ibridazioni tra umano e animale di Marta Roberti e Simone Berti, quelle tra naturale e artificiale di Luca Trevisani abitano altri spazi suggestivi; fino ad arrivare ai sorprendenti mimetismi di Liu Bolin e alla minuziosa flora inorganica di Macoto Murayama. Volevo offrire tante suggestioni generando altrettanti interrogativi su un tema vasto e complesso. Ho pensato alle stanze delle scuderie come a degli horti conclusi, i giardini medievali chiusi tra quattro mura, luoghi di contemplazione e cura della natura sia esterna che interiore. Natura, in fondo, è anche “indole”, “carattere”, ovvero la nostra più autentica interiorità.

mostra a triestepinterest
Courtesy of the artist e Castello di Miramare

Marina Abramovic, Stromboli

Tra i lavori esposti anche alcuni sviluppati all’esterno del Castello, come il grande cavallo di Mimmo Paladino dal titolo “Zenith3” e la scritta “Towards you” del duo Bianco- Vialente. Quale è stato il suo approccio espositivo con un luogo così caratteristico e già esteticamente risolto?

L’approccio non poteva che essere contemplativo. Perché gli spazi esterni a Miramare finiscono tutti su meravigliosi belvedere, ognuno dei quali è diverso per conformazione e posizione. Difficilmente si trovano luoghi in cui storia, arte e natura si sposano in modo così armonico, dunque ogni aggiunta doveva essere studiata in assoluto equilibrio e rispetto. Sulla terrazza principale, nel piazzale antistante il castello, si può vedere il cavallo del maestro Paladino, che guarda verso la distesa del mare. Non è una classica statua equestre, ma un animale mitico che aspira all’infinito, induce alla contemplazione dell’orizzonte che, scriveva Galeano, come l’utopia non serve a essere raggiunto ma a farci camminare. L’opera iconica di Bianco Valente è invece nello scorcio più romantico che dal giardino ottocentesco guarda verso il mare, dove ci si può sedere su una panchina e ammirare il tramonto scorgendo il castello che si erge sulla roccia. L’opera è una scritta: “Towards you” (verso di te), che ribalta il concetto di paesaggio mettendo l’accento su ciò che si imprime nei nostri occhi e nella nostra memoria, diventando parte di noi. Da Miramare si vedono sia la Slovenia che la Croazia, i rapporti con “l’altro” sono sempre stati vivaci, fatti di scambi continui che hanno portato ad una contaminazione di stili e costumi, qui cosmopolitismo e tolleranza sono vere da sempre. Nasce una riflessione sul modo in cui possiamo abitare il mondo, sul nostro rapporto con gli altri e con la natura. Gli artisti riescono a raccontare tutto questo attraverso immagini folgoranti, perché mantengono “lo sguardo del fanciullo” sulle cose, sempre per citare Rilke in un interessante scritto sul paesaggio nell’arte.

Quali saranno le attività correlate a questa esposizione?

La mostra vedrà diverse novità nel corso della sua durata. Ci sarà una turnazione di opere di maestri del contemporaneo, veri e propri omaggi a grandi autori: il primo è stato a Rebecca Horn e a seguire sarà a Mario Schifano. Posso annunciare l’arrivo a metà febbraio di un grande artista statunitense, Robert Wilson, e successivamente, con la bella stagione, l’allestimento di nuove opere scultoree nel parco. C’è poi un programma di visite speciali e laboratori, in parte già attivo e in parte in elaborazione, di approfondimenti con gli artisti e collaborazioni con altre realtà culturali del territorio. La mostra sta avendo molto successo e riceviamo proposte di progetti innovativi ispirati a “Naturae. Ambienti di arte contemporanea” da parte di artisti, creativi e performer. C’è un anno di tempo per attivare nuove collaborazioni, che coinvolgano il pubblico con integrazioni di opere ed eventi artistici.

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Courtesy of the artist e Castello di Miramare

Bianco-Valente, Towards You

La mostra inaugurata il 9 di novembre si protrarrà per un intero anno. Avete già in mente altri progetti espositivi futuri? E se si, avete delle anticipazioni da darci?

Questa mostra inaugura la rassegna “Miramare contemporanea”, che darà spazio a progetti d’arte contemporanea ma anche a mostre che integrino il patrimonio culturale del Castello di Miramare in un panorama ampio e attuale. Gli spazi delle scuderie consentono percorsi interessanti perché la struttura è stata concepita come una vera e propria piccola Kunsthalle, con stanze molto funzionali. Il parco, inoltre, permette delle installazioni di arte pubblica perché è a libero accesso e molto vissuto da cittadini e turisti. Ci sono già varie idee per la prossima stagione espositiva, per costruire sempre più sinergie con il territorio e con contesti internazionali.

www.miramare.cultura.gov.it

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