La Bulgaria ha un nuovo governo, nato dopo due mesi di intense trattative seguite alle consultazioni anticipate dello scorso ottobre. Questo sviluppo potrebbe porre fine alla lunga crisi politica che ha coinvolto il Paese. Negli ultimi tre anni si sono svolte ben sette elezioni parlamentari nella nazione balcanica, nessuna delle quali ha prodotto una chiara maggioranza parlamentare né tantomeno esecutivi stabili. Le diverse coalizioni che si sono succedute nel corso dei mesi sono crollate nel giro di pochi mesi, spesso per insanabili contrasti interni, facendo precipitare Sofia in una spirale d’instabilità che ha nuociuto alle credenziali europeiste e alla credibilità internazionale dello Stato. Il nuovo esecutivo, che come ricordato da Eunews ha ricevuto centoventisei «Sì» su un totale di duecentoquaranta voti parlamentari, è guidato da Rosen Zhelyazkov e vede la partecipazione di quattro formazioni politiche diverse.
Il partito Gerb, formazione politica di centrodestra di cui è membro Zhelyazkov e che ha vinto di misura le ultime elezioni, ha scelto di allearsi con il Partito Socialista Bulgaro (Bsp), noto per le posizione filorusse ed euroscettiche, con i populisti di C’è un Popolo come Questo (Itn) e godrà del supporto esterno dei centristi del Partito della Minoranza Turca (Aps). Gerb esprime la maggior parte dei ministri del governo, ben undici, mentre gli altri partiti hanno un ruolo di secondo piano.
Il primo Ministro si è impegnato a stabilizzare l’economia del Paese e a mantenere Sofia su posizioni europeiste e atlantiste ma questi obiettivi potrebbero rivelarsi difficili da raggiungere. La convivenza con il Bsp, vicino al Cremlino e ostile nei confronti dell’Ucraina e con l’Itn, nato come movimento anticorruzione in opposizione proprio al Gerb e sempre più antieuropeista, si preannuncia complessa e la coabitazione pare mossa dal perseguimento di interessi personalistici e partitici. Gli ultimi quattro anni sono stati caratterizzati da stagnazione e incertezze che hanno portato a un prosciugamento dei fondi europei ed al mancato ingresso di Sofia nell’eurozona, un obiettivo inizialmente fissato per il 2025 e in seguito posticipato a tempi migliori. L’allontanamento dalla Russia di Vladimir Putin non è più scontato dato il ruolo che verrà giocato dal Bsp, partner di minoranza ma in grado di influire sulla politica estera del Paese.
Il deputato socialista Ivan Petkov ha infatti incontrato l’ex Presidente russo Dimitri Medvedev a Sochi lo scorso novembre, un incontro che testimonia la vicinanza tra Bsp e Cremlino e l’esistenza di rapporti profondi tra le parti. L’opposizione all’invio di aiuti militari a Kyjiv è un capito complesso per la neo-compagine governativa, con divergenze apparentemente insanabili che sarà difficile ignorare.
Non mancano, poi, difficoltà e incomprensioni in altre sfere d’azione dell’esecutivo. Il Bsp e l’Itn non intendono chiudere le centrali a carbone del Paese, un impegno che Sofia ha promesso di onorare entro il 2038 e questa posizione può complicare i rapporti con Bruxelles nel lungo periodo. La riluttanza bulgara nel mantenere gli impegni climatici presi con l’Unione europea ha portato a un blocco dei 4,5 miliardi di euro di fondi comunitari che dovrebbero essere erogati alla nazione balcanica nell’ambito del Piano di Ripresa e Resistenza. Sul fronte valutario entrambi i partiti hanno promesso di impegnarsi affinché Sofia possa aderire all’euro ma senza affrettare i tempi, un punto di vista condiviso da una parte dell’opinione pubblica che teme un possibile aumento dei prezzi. Il paradosso è che Gerb, la formazione più europeista tra quelle che fanno parte dell’esecutivo, è un partito controverso per una porzione significativa della popolazione bulgara.
L’ex premier Boyko Borissov, al potere con alcune interruzioni tra il 2009 ed il 2021 e membro di Gerb, fu costretto a dimettersi nel 2021 in seguito a mesi di proteste popolari contro la corruzione. La figura ingombrante di Borissov ha condizionato, nel bene e nel male, le fortune del suo movimento che si è imposto a tutte le elezioni svoltesi dal 2021 a oggi faticando, però, a trovare partner di governo. I rapporti tra Gerb e il controverso oligarca Delyan Peevski sono oggetto di preoccupazione, una percezione destinata a crescere dopo che la coalizione nascente ha eliminato ogni riferimento a una riduzione dell’influenza esercitata da Peevski dal testo scritto dell’accordo di governo.
La stabilità dell’esecutivo, nato più per porre fine a una crisi politica esistenziale che per genuine compatibilità ideologiche, potrebbe essere messa in crisi da una decisione della Corte Costituzionale. L’organo giudiziario è chiamato a esprimersi sul riconteggio dei voti espressi alle consultazioni dello scorso ottobre e dovrebbe, secondo quanto riportato da Euractiv, assegnare dei seggi al partito di destra radicale e russofilo Velichie. La formazione estremista, che non aveva superato la soglia di sbarramento per appena 30 voti, entrerebbe in Parlamento determinando una ridistribuzione dei seggi che penalizzerebbe i partiti di governo.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link