La Consulta boccia il referendum sull’Autonomia, l’amarezza della Cgil Campania

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di
Mirko Labriola

Passano gli altri quesiti sul lavoro e la cittadinanza. Piero De Luca (Pd):«La Corte aveva già sonoramente censurato la legge Calderoli»

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Stop della Consulta al referendum abrogativo della riforma sull’autonomia differenziata. «L’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari», ha rilevato la Corte, sottolineando che «ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore». Il quesito sulla legge Calderoli – della quale i giudici costituzionali, nello scorso novembre, hanno dichiarato illegittimi alcuni punti – non passa quindi il vaglio della Corte, che lo ha dichiarato inammissibile: «il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale», fa sapere Palazzo della Consulta, in attesa del deposito delle motivazioni della decisione, previsto nei prossimi giorni. 

Via libera, invece, agli altri 5 referendum: i cittadini, dunque, saranno chiamati alle urne – secondo quanto prevede la legge, in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno – per esprimersi su 4 quesiti in materia di lavoro e uno inerente il tema della cittadinanza: «Non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario», ha spiegato la Corte, dopo la camera di consiglio in cui ha deciso di dichiararli ammissibili. 




















































Tra i quesiti a cui la Consulta ha dato il suo via libera, i 4 promossi dalla Cgil: in primis, il referendum abrogativo del Jobs Act sul contratto di lavoro a tutele crescenti e la disciplina dei licenziamenti illegittimi, oltre a quello per l’abrogazione parziale delle norme sull’utilizzo dei contratti a termine. E ancora: un referendum riguarda l’abrogazione parziale delle norme sull‘indennità in caso di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, un altro, invece, tocca il tema degli infortuni sul lavoro negli appalti, e, in particolare, le norme sull’esclusione della responsabilità solidale del committente, appaltatore e subappaltatore. Infine, via libera della Corte anche al quesito sulla cittadinanza, con il quale si punta al «dimezzamento, da 10 a 5 anni, dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana». 

Non esulta affatto la Cgil Campania: «Le motivazioni preliminari della Corte Costituzionale che dichiara inammissibile un quesito referendario su sei, proprio quello sull’autonomia differenziata, negano dignità alla volontà di migliaia di cittadini che lo hanno sottoscritto», afferma il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci. «In queste ore, comunque la nostra organizzazione è mobilitata con l’obiettivo di raggiungere il quorum sugli altri referendum, quelli sul Job Act e la cittadinanza. La strada del referendum è l’unica possibile per riformare il Paese su aspetti costituzionalmente rilevanti che riguardano la vita dei lavoratori e dei cittadini italiani. Rimane a caldo una grande amarezza per il diniego della Corte. Nelle prossime ore avvieremo una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e iniziative pubbliche in tutta la Campania, nelle quali sosterremo con forza le ragioni del sì all’abrogazione delle leggi oggetto dei cinque referendum».

«La Corte Costituzionale ha già sonoramente bocciato l’impianto delle legge Calderoli e la decisione di oggi sulla non ammissibilità del referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata ne è una conseguenza». dice invece  Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione bicamerale questioni regionali. «Questa è una riforma che attenta alla coesione e all’unita nazionale e non riconosce il principio di sussidiarietà, creando cittadini di serie A e di serie B. Con l’autonomia leghista mancherebbero risorse per i servizi essenziali al Sud, si aggraverebbero le disuguaglianze e si renderebbe meno competitivo l’intero Paese. Per questo proseguiremo la nostra battaglia in Parlamento per impedire che la destra vada avanti, nonostante la sentenza della Consulta, e chiederemo con forza che si blocchino le procedure per le intese già avviate con alcune regioni. Impediremo ogni tentativo di colpo di mano del Governo». 

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