Moschini, Confindustria: “Le imprese UE innovino per sopravvivere”

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Il 2025 comincia con numerose sfide per le imprese italiane ed europee: in primis, il confronto con giganti economici come la Cina e gli Stati Uniti. Per mantenere la propria competitività e sopravvivere a livello globale, le imprese europee devono essere in grado di innovare e adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato. L’innovazione non è più solo un’opzione, ma una necessità per le imprese che desiderano rimanere competitive e riuscire a raggiungere nuovi livelli di successo.

In Italia, è indubbio che con la Legge di bilancio 2025 si poteva fare di più, in particolare in merito ai temi legati all’innovazione. Pur accogliendo positivamente i miglioramenti significativi apportati a fine anno dal Parlamento, soprattutto in relazione alla semplificazione e al rafforzamento del Piano Transizione 5.0, al mantenimento della soglia dei 750 milioni di euro di ricavi per l’attivazione della web tax e alla retromarcia sulla tassazione di bitcoin e criptovalute, le misure per favorire gli investimenti sono ancora troppo limitate e slegate tra loro.

Competitività, oltre ai soldi serve di più

Durante il passaggio parlamentare, ad esempio, non ha trovato accoglimento la proposta di rifinanziare i contratti di sviluppo e gli accordi di innovazione, che rappresentano uno degli strumenti di politica industriale più significativi di sostegno agli investimenti produttivi e di R&S.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Oltre le risorse economiche, però, la chiave per sprigionare l’innovazione delle imprese è liberarle da regolamentazione e burocrazia asfissianti, e quest’opera di semplificazione deve partire da Bruxelles: citando due dei più importanti provvedimenti approvati dall’Unione Europea sui temi tecnologici e innovativi, ovvero le normative su Intelligenza artificiale e sui contenuti digitali, AI Act e DSA, questi non rappresentano sicuramente quel volano necessario a sprigionare l’innovazione europea bensì introducono restrizioni eccessive che ottengono l’effetto di frenare l’innovazione tecnologica delle imprese. E a pagarne le spese sono soprattutto le PMI, meno attrezzate rispetto ai grandi gruppi multinazionali per adattarsi e rispettare i regolamenti UE.

Innovazione in UE, i dati

Questo arretramento dell’Innovazione purtroppo comincia a trovare conferme anche nei dati: secondo una recente ricerca di Polis Lombardia, per le startup lombarde si conferma il trend negativo iniziato nel 2023. Siamo passati da 13.820 startup del terzo trimestre 2023 alle 12.842 di quest’anno. La Lombardia si conferma la regione che conta il maggior numero di startup innovative: 3.436, pari al 26,76% del totale nazionale (sono il 4,24% delle nuove società di capitale della regione). Un anno fa erano però 3.727, pari al 27% circa del totale nazionale.

Significa che, in un anno, il numero di startup innovative si è ridotto di 291: una parte si è evoluta in Pmi innovativa, consolidando quindi la propria struttura, mentre una parte non è riuscita ad evolversi e “diventare grande”. Questo significa che non sono nate nuove startup in grado di compensare le uscite, non c’è stato un ricambio.

Come favorire l’innovazione nelle imprese UE

L’innovazione, pur partendo sempre da idee imprenditoriali visionarie, per essere sprigionata ha bisogno di un contesto favorevole: contesto normativo, culturale, economico, fiscale e burocratico. Nel nostro Paese, ma allargherei il ragionamento a tutta l’Unione Europea, abbiamo da anni scelto la sicurezza piuttosto che la crescita, l’opposto dell’approccio che hanno Stati Uniti o Cina.

Confrontando semplicemente le aziende di maggiore valore al mondo, gli Stati Uniti ha prodotto aziende da 9mila miliardi di dollari (9/10 delle aziende di maggior valore al mondo sono statunitensi), l’Europa zero. Ma la questione va oltre i numeri.

L’Europa sta affogando nella burocrazia e nell’iper-regolamentazione. I talenti italiani ed europei fuggono in massa. La maggior parte degli imprenditori europei sceglie tra due percorsi: gli Stati Uniti per salari più alti o il Sud-est asiatico per un costo più basso per creare e gestire startup.

L’opinione

L’Italia, poi, è il Paese che si è lasciato scappare un visionario come Paolo Ardoino, fondatore di Tether, la società di stablecoin più grande al mondo, mentre l’Europa è il continente che arresta il fondatore di Vkontatke e Telegram, Pavel Durov, o che minaccia di censurare e chiudere X di Elon Musk. Il conformismo ideologico e la mentalità anti-innovazione stanno purtroppo uccidendo l’Europa. Il contesto culturale è quello dal quale dipendono tutti gli altri, dal mio punto di vista, e nell’Europa del 2025 gli imprenditori vengono ancora visti con sospetto mentre in America chi si assume rischi, anche personali viene premiato, quando non celebrato.

Siamo al punto che, mentre in Europa si discute sull’etica dell’Intelligenza Artificiale l’America la costruisce, mentre l’Europa regola le criptovalute e blockchain l’America le innova e si avvia a farne una riserva strategica, mentre l’Europa penalizza l’industria l’America ne crea di nuove.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

La soluzione? L’Unione europea dovrebbe snellire la regolamentazione sulle imprese, sostenere gli imprenditori facendone dei modelli invece di ostacolarli, alleggerire il peso fiscale sull’innovazione e puntare sulle contaminazioni generate da un approccio di Open innovation.

Il ruolo dell’open innovation

Open Innovation rappresenta un cambiamento strategico e culturale nella gestione dell’innovazione in cui le aziende e le organizzazioni attingono, collaborando con soggetti esterni quali startup, tech company, giovani realtà e centri di ricerca, per sviluppare nuove idee, prodotti, servizi o processi. Contrapposta al tradizionale modello basato sulla ricerca e sviluppo interna, l’Open innovation consente di trarre vantaggio attraverso la contaminazione delle capacità interne con competenze, conoscenze e risorse esterne. È quindi una leva strategica che può consentire all’Italia di recuperare competitività nello scenario internazionale.

L’impatto di Transizione 5.0

In quest’ottica, dopo l’accoglimento in legge di Bilancio dei suggerimenti di Confindustria che hanno reso lo strumento più accessibile, bisogna cogliere le opportunità offerte dal Piano Transizione 5.0. Oltre ad agevolare l’adozione di tecnologie più efficienti e sostenibili, il Piano 5.0 promuove la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e processi produttivi, rafforza la cooperazione tra imprese e istituzioni, il tutto con l’obiettivo di incrementare la competitività del sistema industriale sia a livello nazionale che internazionale.



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