arriva anche la denuncia a Report

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Eurolink e Webuild chiedono i danni per i danni causati dalla “bufala messa in piedi”. Gli ostacoli alla realizzazione della grande opera.

Messina – Venti di guerra continuano a soffiare sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto. C’è la faida che va avanti da mesi tra i comitati No Ponte e il ministro Matteo Salvini, le denunce degli ambientalisti che vogliono picconare l’infrastruttura ancora prima che sorga, e la battaglia sui pareri tecnici che come benzina accendono il dibattito politico. E ora ci si mette anche Report, che con una puntata dedicata alla grande opera e ai suoi retroscena, porta a nuove guerre giudiziarie. La puntata condotta da Sigfrido Ranucci fa andare su tutte le furie Eurolink e Webuild, che denunciano così la trasmissione di Rai 3 dopo la “bufala messa in piedi”.

Nove pagine inedite svelano ai cittadini italiani la “bufala messa in piedi da Report nella puntata del 19 gennaio 2025, che ad arte ha creato una finta inchiesta giornalistica volta a screditare il valore del lavoro condotto per anni da migliaia di ingegneri e tecnici, per rendere possibile la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, opera infrastrutturale destinata a riportare l’Italia al centro dei sistemi trasportistici mediterranei ed europei”, si legge nella nota congiunta di Webuild ed Eurolink. Che smentiscono “con veemenza tutte le notizie false pubblicate da Report usando la Tv pubblica al servizio di interessi di parte, per screditare le attività del Gruppo Webuild in Italia e all’estero, con riferimento a competenze delle persone nella costruzione di opere come il ponte di Braila, sicurezza sul lavoro, qualità e pulizia degli alloggi su cui il Gruppo ha sempre mantenuto i più alti standard qualitativi”.

Il progetto del Ponte sullo Stretto

Il Gruppo, si legge ancora nella nota, è in possesso dell’accordo firmato dal dipartimento di scienze della Terra dell’Università la Sapienza di Roma e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) nella “persona del suo Presidente Carlo Doglioni. Tale accordo smentisce categoricamente quanto indicato da Doglioni durante la puntata di Report andata in onda su Rai 3 il 20 gennaio 2025″. Un accordo che il consorzio costruttore dell’opera, Eurolink e il gruppo Webuild, che ne è leader, decidono ora di pubblicare sul sito di Webuild, dando contemporaneamente mandato di denuncia penale contro i giornalisti della trasmissione di Rai 3 e del Presidente Doglioni, oltre agli altri intervistati.

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In una nota il comitato no ponte Capo Peloro esprime invece “gratitudine” alla redazione di Report per il servizio di ieri su Rai 3 “Il ponte a tutti i costi”, sul progetto del ponte sullo Stretto di Messina, che “evidenzia in maniera documentata e con il supporto di tecnici i tanti dubbi e le “menzogne” del progetto del ponte sullo Stretto che in questi anni abbiamo denunciato in varie occasioni: progettazione della costruzione di un pilastro del ponte a ridosso di una faglia attiva, franco navigabile sotto il ponte inadeguato, prove tecniche sui cavi mai fatte, computo metrico estimativo inesistente, progettazione e realizzazione opere a ‘stralci’ assurda”.

I comitati No Ponte

E come se non bastasse, il 16 gennaio scorso, un altro ostacolo si era frapposto tra la mission del ministro Matteo Salvini e la costruzione del Ponte sullo Stretto. Il Tar del Lazio aveva dichiarato infatti ammissibile l’impugnazione del parere della commissione Via-Vas del ponte sullo Stretto presentata dal comune di Villa San Giovanni e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria. Alla luce del pronunciamento i due comuni ora potranno procedere all’integrazione documentale che avevano proposto. I giudici del Tar del Lazio non solo non hanno accolto l’istanza, ma hanno anche accolto la richiesta di integrazione documentale delle due amministrazioni calabresi. Integrazione che potrebbe riguardare documenti su eventuali analisi di impatto ambientale. 

Anche Legambiente, Lipu e WWF Italia hanno presentato un ricorso al TAR del Lazio per contestare il “parere favorevole con prescrizioni” espresso dalla Commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) riguardo al Ponte sullo Stretto di Messina. Le associazioni sottolineano come tale decisione sia stata presa “nonostante il parere negativo” emerso dalla Valutazione di Incidenza, evidenziando “carenze significative” nelle analisi condotte. Legambiente, Lipu e WWF Italia ribadiscono che il Ponte sullo Stretto rappresenta un’opera con “un impatto ambientale gravissimo e irreversibile, impossibile da mitigare o compensare”. Le associazioni sottolineano che persino la Commissione VIA riconosce, nella Valutazione di Incidenza, l’impossibilità di escludere effetti negativi significativi su alcuni siti della Rete Natura 2000. 

Gli ambientalisti del WWF sul piede di guerra

Intanto l’iter per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina ha subìto un rinvio. Infatti, se da un lato la commissione Valutazione impatto ambientale (Via) ha dato parere favorevole al progetto “definitivo”, la stessa commissione ha imposto nuove integrazioni e studi che di fatto rallentano i piani del governo. A partire da ulteriori approfondimenti da eseguire in merito al rischio sismico che potrebbero richiedere anche alcuni mesi di lavoro, allungando così i tempi. Infine, il Ponte sullo Stretto di Messina ha un’altra spada di Damocle che pende sulla sua testa e che blocca il progetto. Il ponte non c’è ancora ma ha già creato danni per 69 milioni di euro per una “non corretta valorizzazione” della partecipazione di Anas nella Stretto di Messina spa, ha spiegato la Corte dei Conti in una relazione al bilancio della controllata che gestisce strade e autostrade.

Come riportato da Repubblica, un problema non indifferente se si pensa anche che la concessione data dallo Stato ad Anas per la gestione non si rinnoverà automaticamente, secondo le norme europee, mentre proprio la società nel suo bilancio prevede un business fino al 2052. I danni denunciati dalla Corte dei Conti derivano dalla riesumazione della Stretto di Messina nel 2023 e dalla scelta di far rivivere i vecchi contratti con Eurolink, precedentemente chiusi dal governo Monti. Il bilancio 2023 di Anas, dicono i magistrati contabili, si è chiuso con una perdita di 162,7 milioni di euro. Un conto in rosso dovuto soprattutto alla svalutazione del valore della partecipazione detenuta nella società Stretto di Messina.



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