PALERMO – “Ora sembra più serena. È in reparto con la madre, che a dicembre l’ha portata al pronto soccorso e che da allora è sempre stata con lei. Sono state giornate molto complesse”. Giuseppe Santangelo è il direttore della Neuropsichiatria infantile del Di Cristina di Palermo, il reparto in cui è ricoverata la tredicenne che ha raccontato di essere stata stuprata al Borgo Vecchio nella notte tra sabato e domenica, dopo essersi allontanata dall’ospedale.
“La 13enne in attesa di essere trasferita in comunità”
Un episodio drammatico che si sarebbe verificato a distanza di più di un mese dal primo ricovero dell’adolescente. “I servizi territoriali e il Tribunale per i minorenni erano già a conoscenza della sua situazione e doveva essere inserita in una comunità terapeutica – spiega il dottor Santangelo -. Purtroppo in Sicilia, l’unica di questo genere, per minorenni, si trova a Gela e non c’era disponibilità. Siamo quindi rimasti in attesa dell’inserimento, previsto in un’altra comunità del Nord Italia per il 17 febbraio”.
La tredicenne è così rimasta ricoverata e ha proseguito la terapia farmacologica per curare l’iniziale dipendenza da droga e alcol. “In attesa del trasferimento in comunità i tempi si sono dilatati. Noi accogliamo i ragazzi, facciamo del nostro meglio per garantire loro il massimo dell’assistenza, ma è inevitabile che la vocazione dell’ospedale non è quella di una comunità, dove i giovani pazienti oltre a essere sottoposti alle terapie, possono stare in compagnia o fare una passeggiata. Il nostro compito dovrebbe limitarsi alla gestione delle emergenze, ma dobbiamo scontrarci con una realtà ben diversa”.
La lite e la fuga dall’ospedale
La ragazzina avrebbe litigato con la madre prima di allontanarsi dall’ospedale: era sabato sera, voleva uscire. L’allarme è scattato in quel momento, quando la donna ha perso le tracce della figlia. “Al suo rientro, intorno alle 2 di notte – prosegue Santangelo – ha trovato la dottoressa di guardia e le ha detto che doveva parlarle. Si è confidata, le ha raccontato quello che è successo. E abbiamo quindi avviato l’iter previsto dal protocollo in questi casi delicati”.
Al magistrato che l’ha sentita in ospedale, la giovane ha confermato le drammatiche fasi del presunto stupro. Il suo telefonino è stato sequestrato, potrebbe fornire un importante contributo alle indagini per risalire all’aggressore. “Dopo sono andato a farle visita – prosegue Santangelo – anche per capire come avesse reagito alla privazione dello smartphone, che in alcuni giovani si manifesta con vere e proprie crisi d’astinenza. Era tranquilla, ma in queste settimane lo era sempre stata”.
“Autolesionismo, ansia e depressione”
Il reparto accoglie bambini e ragazzi da 0 a 18 anni: “Si assiste a una vera e propria esplosione di patologie psichiatriche a livello nazionale – spiega – dai disturbi del comportamento, ai tentativi di suicidio. E’ purtroppo molto diffuso l’autolesionismo, spesso incoraggiato da preoccupanti dinamiche innescate dai social. Ansia e depressione colpiscono sin da giovanissimi. E’ inoltre sempre più frequente il consumo di droghe e alcol a partire dai 12-15 anni”.
“Droga già a 11 anni”
“I più giovani entrano in contatto con le sostanze stupefacenti nelle scuole o nei quartieri più degradati, qui abbiamo soccorso undicenni che usavano crack, che crea subito dipendenza. I più grandi provano la droga quando escono la sera. A volte utilizzano sostanze di cui non conoscono neanche il nome: quando arrivano qui ci dicono che serviva a farli studiare di più o a ballare di più”.
L’emergenza nell’emergenza: “Pochi posti letto”
Una situazione sconfortante che nell’ospedale di via dei Benedettini diventa spesso anche complicata da gestire per la carenza di posti letto. “Il nostro reparto – precisa Santangelo – ne ha soltanto otto e fa fronte al bacino d’utenza di tutta la Sicilia occidentale. Dobbiamo costantemente ricorrere ad altri reparti. Al momento abbiamo dodici ricoveri e non è semplice collocare tutti i pazienti, in base alla loro patologia”.
“Per questo – continua – stiamo cercando di creare un protocollo che preveda, per i pazienti tra i 16 e i 17 anni, un appoggio nel reparto di Psichiatria per gli adulti”. Insomma, l’emergenza nell’emergenza: “Già, ma su quella che riguarda i nostri ragazzi possiamo lavorare ancora. Si sta perdendo di vista l’obiettivo primario, che è quello della prevenzione. Deve essere al centro della vita dei più giovani – conclude Santangelo – partendo dalle famiglie e dall’educazione alla salute, su tutti i fronti”.
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