La recente pubblicazione del D.M. 20 dicembre 2024, in attuazione del D.Lgs. n.209/2023, rappresenta un passo decisivo nell’evoluzione della fiscalità internazionale.
Il decreto introduce regole attuative per la tassazione minima globale (cd. Global Minimum Tax), un pilastro fondamentale della strategia OCSE per contrastare i fenomeni di erosione della base imponibile e trasferimento degli utili.
Tale riforma si inserisce in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, che ha reso necessario un intervento armonizzato per garantire una tassazione equa delle imprese multinazionali, indipendentemente dalla loro localizzazione.
Quadro normativo e obiettivi della riforma
Il D.Lgs. n.209/2023 costituisce il punto di riferimento legislativo per l’introduzione della Global Minimum Tax in Italia, recependo il Commentario OCSE del 2022 e i successivi aggiornamenti.
La normativa prevede un’aliquota minima effettiva del 15% per le imprese multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni di euro, applicabile su base globale.
L’intento principale è quello di garantire che le grandi imprese versino un livello minimo di imposta, indipendentemente dal Paese in cui operano, mitigando così l’arbitraggio fiscale e i vantaggi legati all’allocazione strategica dei profitti in giurisdizioni a bassa imposizione.
Le disposizioni attuative della Global Minimum Tax segnano un importante progresso verso una fiscalità internazionale più equa e sostenibile.
Tuttavia, la loro implementazione richiederà un notevole sforzo di adeguamento da parte delle imprese, in termini di compliance e pianificazione fiscale.
La definizione di fondo sovrano: implicazioni e limiti
Una delle principali innovazioni introdotte dal decreto riguarda la definizione di “fondo sovrano”. Tali entità, identificabili come organismi statali, sono escluse dal novero delle controllanti capogruppo e non possono essere considerate parte di un gruppo multinazionale.
Tale previsione si fonda sul principio di neutralità fiscale degli Stati e mira ad evitare che le suddette entità siano coinvolte nel calcolo dell’imposta minima globale.
La normativa chiarisce, inoltre, che le partecipazioni detenute dai fondi sovrani non determinano il controllo sulle società partecipate, eliminando così eventuali ambiguità interpretative.
Attività ausiliarie e criteri forfetari
Il decreto introduce un criterio forfetario innovativo per identificare le attività ausiliarie, stabilendo che esse non siano soggette all’imposta minima integrativa. In particolare, tale esclusione si applica alle entità il cui valore è detenuto per almeno il 95% da soggetti esclusi o organizzazioni senza scopo di lucro.
Le attività ausiliarie vengono inoltre definite in base a soglie di ricavi specifiche: 750 milioni di euro o il 25% dei ricavi complessivi del gruppo. Questa impostazione semplifica l’identificazione delle attività marginali rispetto al core business, garantendo un’applicazione più efficiente della normativa.
Gestione delle imposte anticipate e differite
Uno degli aspetti più tecnici della riforma riguarda la disciplina delle imposte anticipate e differite, che riveste un ruolo centrale nel calcolo del reddito imponibile rilevante. Il decreto esclude dal computo le variazioni derivanti da componenti reddituali irrilevanti, accantonamenti disconosciuti e modifiche delle aliquote fiscali. Inoltre, introduce una regolamentazione dettagliata sull’utilizzo dei crediti d’imposta esteri, stabilendo che questi possano essere compensati solo a determinate condizioni.
Strumenti di copertura e partecipazioni di portafoglio
Un’ulteriore innovazione riguarda gli strumenti di copertura valutaria, il cui utilizzo è subordinato a un’opzione esercitata dall’impresa dichiarante con validità quinquennale. Gli utili e le perdite su cambi derivanti da strumenti di copertura sono esclusi dal calcolo dell’imposta minima globale, purché rispettino determinati criteri di efficacia contabile. Analogamente, il decreto consente alle imprese di includere i dividendi derivanti da partecipazioni di portafoglio nel reddito rilevante, facilitando la gestione delle partecipazioni a breve termine.
Regole di conversione valutaria
Un aspetto cruciale per la determinazione dell’imposta minima globale è rappresentato dalle norme di conversione valutaria. I calcoli per determinare il reddito imponibile e l’imposizione integrativa dovuta devono essere effettuati utilizzando la valuta di presentazione del bilancio consolidato del gruppo multinazionale.
Per le imprese che adottano valute diverse dall’euro, il decreto stabilisce l’applicazione del tasso di cambio medio di dicembre dell’anno precedente.
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