Nel 2022, la retribuzione media lorda in Italia per i dipendenti di unità economiche con almeno 10 lavoratori è stata di 37.302 euro, corrispondente a circa 2.200 euro netti al mese. Tuttavia, il dato medio maschera rilevanti disparità legate a genere, età, istruzione e tipologia contrattuale. E quel che emerge è che i settori con i salari più bassi, sono quelli legati alle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione e del comparto che comprende noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese. Insomma: il settore dell’accoglienza e del turismo, su cui si vorrebbe basare il rilancio economico dell’Italia è quello che riconosce meno in busta paga ai propri addetti.
Stipendi medi, il quadro italiano
Come detto, la retribuzione media in Italia nel 2022 ammontava a 37.302 euro. La media oraria è di 16,4 euro, ma gli uomini guadagnano 16,8 euro l’ora, mentre le donne si fermano a 15,9 euro. Questo divario si traduce in una differenza annuale di 6.175 euro, con le donne che percepiscono in media 33.807 euro rispetto ai 39.982 euro degli uomini. Il Gender Pay Gap è particolarmente marcato tra i laureati, dove raggiunge il 16,6%, circa tre volte il valore medio, e tra i dirigenti, arrivando al 30,8%.
L’istruzione gioca un ruolo determinante nella retribuzione. I dipendenti con un titolo di studio al massimo secondario inferiore guadagnano in media 12,4 euro l’ora. Chi possiede un diploma di scuola superiore raggiunge una retribuzione oraria media di 15 euro, con un incremento del 17,3%. I laureati arrivano a guadagnare 22 euro l’ora, registrando una differenza del 43,6% rispetto ai meno istruiti. Questi dati confermano che il livello di istruzione è un fattore cruciale per ottenere retribuzioni più elevate.
Stipendi medi, le differenze di età e di genere
Un ulteriore fattore che contribuisce al divario di genere è il minor numero di ore lavorate dalle donne: in media, le lavoratrici registrano 1.539 ore annuali, contro le 1.812 degli uomini. Ciò è dovuto anche alla maggiore diffusione di contratti part-time tra le donne, che rappresentano il 12,3% degli occupati nel settore privato, contro il 5,2% degli uomini. Inoltre, il lavoro part-time è meno remunerato, con una media di 12 euro lordi l’ora rispetto ai 17,3 euro di chi lavora a tempo pieno.
Le differenze generazionali sono altrettanto significative. I lavoratori sotto i 30 anni guadagnano il 36,4% in meno rispetto agli over 50. Questa disparità è più marcata tra gli uomini, con un divario del 38,5%, rispetto al 33,3% tra le donne. Anche la tipologia contrattuale influisce: i lavoratori a tempo determinato percepiscono il 24,6% in meno rispetto a chi ha un contratto a tempo indeterminato.
Stipendi medi, ristorazione e accoglienza in fondo alla graduatoria
La differenza di genere si riverbera anche nella ristorazione e negli alloggi con una differenza di circa 1.500 euro di media su tutte le tipologie di contratto e (25.283 euro per le donne, 26.808 euro per gli uomini), con differenza ancora più marcate tra i contratti a tempo indeterminato (1.721 euro). Gli addetti con contratto a termine all’anno guadagnano 2.580 euro e 2.887 euro in meno, rispettivamente per le lavoratrici e i lavoratori. La media complessiva di 26.041 euro lordi annui pro capite rappresenta però il dato più basso tra tutti i comparti presi in esame. Un salario che mensilmente si traduce in 2.170 euro di media.
Non va molto meglio nel comparto di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, dove la retribuzione media annuale è di 27.266 euro (2.272 euro), con differenze ancora maggiori tra uomini e donne, con un gap delle lavoratrici di oltre 2mila euro annui e un delta tra contratti a tempo indeterminato e a termine di 3.374 euro (le donne) e 4.223 euro (gli uomini) su base annua. Allargando lo sguardo al commercio, il comparto presenta un reddito annuale medio di 35.332 euro (2.944,33 euro mensili), ma con forti disparità di genere e di contratto. A livello complessivo, il gap annuale delle lavoratrici è di 6.540 euro, mentre tra chi può contare un contratto a tempo indeterminato e uno a termine è di 9.254 euro per le donne e addirittura 16.501 euro per gli uomini, mentre il livello dei determinati rimane sostanzialmente invariato tra i due generi (+134 euro per le lavoratrici).
Stipendi medi nella ristorazione e nell’accoglienza, urge intervenire
La remunerazione così bassa del comparto rappresenta una cartina di tornasole della crisi che sta attraversando il mondo della ristorazione. Si tratta, infatti, di uno degli aspetti cruciali in un momento in cui la carenza di personale rischia di danneggiare tutto il comparto, specialmente se a questi salari si accompagnano le richieste di turnazioni difficili da accettare per molti giovani, determinando un’ulteriore diminuzione di appeal della professione.
Senza contare che, concentrandosi prevalentemente sui cuochi, le professionalità di sala vengono poste troppo spesso in secondo ordine, mentre la valorizzazione di queste figure, con opportuni investimenti a livello di responsabilità e salario, accrescerebbe notevolmente l’attrattività di un’attività. E ciò si applica non solo ai ristoranti, ma anche per gli hotel.
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