Il WEF si apre con un’UE che si dice “aperta agli affari”, la Cina che si oppone al protezionismo statunitense e la Svizzera che chiede più stabilità nel mondo.
L’Unione europea, attesa all’indomani dell’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, ha adottato una posizione forte all’apertura del WEF di Davos martedì. La Cina ha ribadito la sua opposizione al protezionismo americano, mentre la Svizzera ha chiesto una maggiore stabilità. Sebbene non sia mai stata menzionata, la politica di Donald Trump è stata un filo conduttore di tutti i discorsi.
La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato martedì al Centro Congressi di Davos un’Europa forte e “aperta agli affari”. I giorni in cui l’Europa si affidava all’energia a basso costo proveniente dalla Russia e delegava la propria sicurezza “sono finiti”, ha detto.
La tedesca ha descritto un’Europa senza “falsi pretesti”, che “rispetta le regole del gioco”. Una probabile allusione alla politica di Donald Trump, che è molto lontana dai codici tradizionali.
Von der Leyen ha menzionato la cooperazione con gli USA proprio alla fine del suo discorso, ricordando gli importanti scambi economici tra Bruxelles e Washington. Ma soprattutto si è rivolta a Pechino per approfondire le relazioni economiche.
Appello cinese contro il protezionismo
Ursula von der Leyen ha anche chiesto di usare con cautela i dazi, che Donald Trump vuole applicare pesantemente al resto del mondo. Un tema che è fonte di preoccupazione per Pechino.
“Le guerre commerciali non hanno futuro”, ha detto il vicepremier cinese Ding Xiuxiang, anch’egli invitato all’apertura del WEF. Si è opposto a qualsiasi protezionismo, prima di rassicurare il pubblico sulla situazione economica del suo Paese. “L’economia si è ripresa in modo positivo”, ha dichiarato, illustrando i vari progressi in questo settore.
La presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, ha dal canto suo auspicato una maggiore stabilità in un mondo “travagliato”, sottolineando in particolare l’importanza di rispettare gli accordi internazionali. Sul fronte economico, “ci sono ancora progressi da fare”, ha aggiunto.
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