Come previsto, subito dopo il suo insediamento da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha firmato decine di ordini esecutivi, cioè decreti presidenziali con effetto immediato. Hanno riguardato temi diversissimi, tra cui politiche molto più rigide e restrittive sull’immigrazione, la sospensione del blocco di TikTok e il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima. Trump ha anche dato la grazia a centinaia di persone coinvolte nell’assalto al Congresso del 6 gennaio del 2021.
È prassi che il presidente degli Stati Uniti cominci il suo mandato firmando ordini esecutivi, ma nella storia statunitense non era mai successo che nel primo giorno se ne firmassero così tanti: circa 50, che comprendono anche la revoca di circa 80 ordini esecutivi firmati dal suo predecessore Joe Biden.
La grazia alle persone che avevano assaltato il Congresso il 6 gennaio 2021
Trump ha graziato più di 1.500 persone che erano state arrestate per l’assalto al palazzo del Congresso del 6 gennaio del 2021, quando migliaia di suoi sostenitori cercarono con la forza di bloccare la proclamazione di Joe Biden come nuovo presidente. La grazia ha riguardato quasi tutte le persone accusate dell’attacco e le loro cause dovranno essere archiviate dal dipartimento di Giustizia. Per sole 14 persone Trump ha ordinato invece una riduzione della pena: sono nove membri degli Oath Keepers e cinque dei Proud Boys, due organizzazioni di estrema destra, che secondo i giudici quel giorno si comportarono come milizie e furono fra i principali animatori degli attacchi violenti. Le riduzioni della pena comunque porteranno alla loro scarcerazione e Trump ha detto di poter considerare in futuro di estendere la grazia.
Nuove politiche migratorie e sicurezza nazionale
Tra i principali ordini esecutivi alcuni hanno riguardato l’immigrazione: come aveva già fatto nel 2019, Trump ha dichiarato lo stato di emergenza al confine meridionale col Messico, che gli permetterà di sbloccare alcuni fondi federali per ampliare il muro e attuare politiche di respingimento più severe. Ha bloccato temporaneamente l’ingresso di tutti i richiedenti asilo al confine e ha istituito nuovamente l’obbligo di attendere in Messico che la propria domanda venga esaminata. Ha inoltre firmato un ordine esecutivo con l’intento di non dare più la cittadinanza statunitense ai bambini nati su suolo americano da persone migranti senza permesso di soggiorno: difficile però che la misura abbia effetti, visto che questo è un diritto protetto dalla Costituzione.
Le misure contro l’immigrazione erano state al centro della campagna elettorale di Trump, ma dai sondaggi realizzati negli Stati Uniti raccolgono consensi anche al di fuori del partito Repubblicano.
“Ideologia gender” e abolizione dei programmi di diversità, equità e inclusione
Trump ha firmato un ordine esecutivo in cui ha affermato che esistono solo due generi, quello maschile e quello femminile, «per proteggere le donne dall’ideologia gender». Ha eliminato anche a livello federale i cosiddetti programmi di diversità, equità e inclusione (sintetizzati con l’acronimo inglese “DEI”), che erano stati introdotti per tutelare i gruppi minoritari nelle procedure di assunzione e nella formazione, ma che nel corso del tempo erano stati criticati da più parti.
Ritiro dagli accordi di Parigi e nuove politiche energetiche
Trump ha ritirato gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima: lo aveva già fatto nell’estate del 2017, poi Biden aveva ribaltato la sua decisione una volta diventato presidente. Trump ha anche firmato ordini esecutivi con l’obiettivo di allentare le regole sulle trivellazioni e sull’estrazione mineraria, e eliminare alcuni incentivi economici alla produzione di energia rinnovabile (nonché alla produzione e vendita di auto elettriche). Ha dichiarato inoltre un’emergenza energetica nazionale, la prima nella storia del paese, che nei suoi intenti dovrebbe permettergli di sospendere temporaneamente alcune regole ambientali o velocizzare il rilascio di permessi per alcuni progetti di estrazione mineraria.
Rinvio del cosiddetto “TikTok ban”
Trump ha firmato una direttiva in cui ha ordinato di rinviare l’attuazione del cosiddetto “TikTok ban”, una legge che obbligava la società cinese ByteDance a vendere il social network a un acquirente non legato al governo cinese, e in caso contrario il blocco della app negli Stati Uniti. La legge prevedeva che la vendita dovesse avvenire entro il 19 gennaio, e per alcune ore quel giorno il social era stato effettivamente irraggiungibile nel paese: era tornato attivo proprio dopo che Trump aveva promesso la firma dell’ordine esecutivo per sospendere il blocco.
Altre misure
Trump ha firmato il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come promesso ha anche ordinato il cambio del nome del Golfo del Messico in “Golfo d’America”, e quello del Monte Denali, che si trova in Alaska, in Monte McKinley.
Ha infine approvato una serie di ordini nell’ambito della diminuzione della spesa pubblica, un tema di cui aveva già parlato ampiamente in campagna elettorale: ha bloccato le assunzioni a livello federale tranne che per le forze armate o per posizioni legate all’applicazione delle politiche sull’immigrazione e la sicurezza nazionale, e ha istituito formalmente il dipartimento per l’efficienza del governo, un ente con compiti di consulenza sul taglio delle spese delle agenzie federali che sarà guidato dal miliardario Elon Musk. È stata eliminata la possibilità di lavorare “da remoto”, in smart working, per i dipendenti degli uffici federali e Trump ha riproposto anche l’ordine esecutivo già firmato durante il primo mandato (e cancellato da Biden), che istituisce una nuova categoria di dipendenti statali, con meno protezioni e quindi più facilmente licenziabili.
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