Dopo un accesso al pronto soccorso dell’Ospedale di Legnano, le riflessioni di un medico sullo “stato di salute” della sanità pubblica in Italia e sulla necessità di un intervento da parte della politica, «quella vera ed alta che non pensa ai voti, ai soldi o alle cariche».
Caro Direttore,
in un momento difficile della sanità pubblica, nella completa indifferenza della politica, mi permetto di sostenere come dovremmo fare tutti il nostro servizio sanitario.
Vi racconto la mia esperienza al pronto soccorso dell’Ospedale di Legnano. Nonostante l’enorme flusso di pazienti, spesso non di pertinenza di questo territorio, sono stato accolto con il sorriso da parte di infermieri ed oss, che capendo la mia vera urgenza mi hanno dato ascolto e provveduto immediatamente a mettermi su una barella per le prime cure del caso.
Nell’osservare tutti i degenti che sulle barelle attendevano una sistemazione un ricovero o un rientro a casa, guardavo ammirato questi giovani medici, che mi hanno spiegato che alcuni sono del pronto soccorso, mentre altri giovani sono di guardia a supporto della Medicina Interna: tutti insieme li ho visti volenterosi, anche se in qualcuno era presente qualche momento di sconforto per non poter dare risposta ai bisogni nei tempi accettabili e per tanti pazienti scaricati da altri ospedali, molti privati, ed inviati al pronto soccorso di Legnano.
Penso che sia interesse sia di tutta la società civile, sia della politica tutta, pensare in maniera positiva a riorganizzare un servizio che è cruciale per la popolazione e per la civiltà’ di un paese. Nel mio periodo americano, vedevo che le ambulanze chiamate per un paziente che stava male per prima cosa controllavano se il paziente aveva la medical card e se non ce l’aveva restava sul marciapiede. Per piacere, non emuliamo gli americani: non sono civili, noi europei abbiamo un’altra mentalità.
Adesso se un paziente rimane in attesa di ricovero mancano i letti: secondo i dati OCSE 2024 l’Italia ne ha 3.1/1000 abitanti, mentre la media europea è di 4,5, la Germania arriva a 9 e il Giappone 12. In questi anni la politica ha tagliato i letti, siamo ad un punto e mezzo dalla media europea, il Giappone ne ha quattro volte in più e infatti ha la media di sopravvivenza più alta al mondo.
Che colpa hanno i medici ed infermieri del pronto soccorso, che fanno i miracoli per dare il massimo, se uno deve attendere il posto letto? Rispetto e sostegno a tutti i medici e gli infermieri che lavorano in PS. Tutti noi società civile dobbiamo tenerci stretto il pronto soccorso e il servizio sanitario nazionale, certezza di civiltà di un Paese che ti assiste nel vero momento di bisogno.
Certo, manca il territorio: se l’80% dei pazienti è dimesso dal pronto soccorso, vuol dire che c’è una grande inappropriatezza. Allora bisogna pensare davvero a come riorganizzare, bisogna pensare che medici ed infermieri che lavorano nei PS devono essere pagati almeno come nel resto d’Europa, e bisogna davvero fare le Case di Comunità che funzionino h24 e gestiscano
tutto il territorio. Fermo restando le vere emergenze, come ictus, infarto, shock, coma, tutti gli altri devono essere gestiti dai presidi territoriali, come avviene in altri Paesi come la Spagna, dove se hai un problema e ti presenti in pronto soccorso ti rimandano indietro se non sei stato valutato dal presidio territoriale di competenza. Pensate che bellezza un presidio
sempre aperto che accetta tutti i desiderata.
In ultimo mi hanno detto che da poco all’Ospedale di Legnano c’è un nuovo primario: sono contento di fare i migliori auguri alla dr.ssa Monica Ranzini, che dal 1° gennaio 2025 ha assunto il ruolo, e credo che con le sue competenze riconosciute, con
la sua empatia e professionalità sarà capace di migliorare l’organizzazione; ma non potrà farlo da sola, ci vorrà il supporto della direzione e di tutti gli altri Dipartimenti, che si mettano in discussione per far funzionare meglio il PS.
Fatemi fare un plauso finale ad infermieri e medici che scelgono di lavorare in pronto soccorso, e soprattutto a medici internisti e pneumolgi che, anche se non previsto nelle loro attività, con enormi sacrifici contribuiscono a gestire il PS con qualità e
professionalità in questo difficile momento. Nessuno sa che spesso questi medici svolgono molte più ore del loro servizio normale, che non possono recuperare né possono essere pagate. Sono degli eroi che regalano lavoro, competenza e
professionalità gratuitamente a tutti i pazienti.
In ultimo, credo che la politica, quella vera ed alta che non pensa ai voti, ai soldi o alle cariche, dovrebbe farsi sentire in un momento davvero difficile della sanità pubblica. Forse sono troppo ottimista perché la politica vera non esiste più. Mi viene in mente Sant’Agostino: la speranza ha sempre due componenti, lo sdegno per quello che accade ed il coraggio di cambiare le
cose.Lettera firmata
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