Preghiera ecumenica nazionale a Napoli, “mondo lacerato da guerre e conflitti, ha bisogno di profeti di speranza”

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“Questo mondo lacerato da guerre e conflitti ha bisogno di profeti di speranza, profeti di un tempo di pace in cui la fraternità sia più forte della divisione”. Con questo augurio, il card. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha accolto nel Duomo di Napoli i leader di 17 chiese cristiane riuniti quest’anno nella città partenopea per la celebrazione ecumenica nazionale che si è svolta nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

(foto Sir)

“Riscoprirci ogni giorno, compagni di viaggio, aiutandoci a guardare ciò che ci unisce, che è sempre molto di più, decisamente di più, di ciò che ci divide. Questa scoperta di unità e comunione può divenire una parabola per questo mondo lacerato da guerre e conflitti, che ha bisogno di profeti di speranza, profeti di un tempo di pace in cui la fraternità sia più forte della divisione”. Con questo augurio, il card. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha accolto nel Duomo di Napoli i leader di 17 chiese cristiane riuniti quest’anno nella città partenopea per la celebrazione ecumenica nazionale che si è svolta nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Si sono incontrati alla Chiesa Valdese, poi, insieme si sono diretti ed hanno marciato  verso la Cattedrale. Il cardinale non ha potuto partecipare ma ha inviato ai presenti un suo messaggio. Una marcia e una veglia a più voci, segno di un ecumenismo in cammino e a colori. Hanno preso la parola Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese, per la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, S. E. Giorgio Di Krateia, per la Chiesa Copta di Milano, S.E. Anba Antonio, per la Chiesa  d’Inghilterra in Italia Revd Madre Jules Cave Berquist, per l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, Marta D’Auria. Nel dare a tutti loro il suo benvenuto, l’arcivescovo Battaglia ha detto: “Napoli, con la sua tradizione di accoglienza e di dialogo, di fraternità e solidarietà, con la sua identità di città mediterranea, crocevia di popoli e culture, è davvero una terra ecumenica dove la speranza è pane quotidiano e il prendersi per mano un gesto spontaneo che crea immediata intimità e simpatia. Mi auguro davvero che questa sia l’esperienza delle nostre Chiese e che le nostre chiese possano vivere oggi testimoniando un amore che supera ogni divisione”.  Le differenze possono arricchire ma “quando si trincerano dietro a muri alti, finiscono per ferire. Ma il nostro essere qui ricorda a ciascuno di noi che noi non siamo costruttori di muri, ma di ponti”. “Il mondo – ha proseguito il cardinale – non aspetta da noi teorie, ma gesti concreti. Uomini e donne affamati di giustizia, di pace, di dignità non troveranno risposta nelle nostre discussioni, ma nella capacità che avremo di accoglierli come fratelli e sorelle e di testimoniare la bellezza dell’amore di Cristo”.

“Sono certo che il futuro dell’evangelizzazione passa anche dal nostro saper essere un cuore solo e un’anima sola. Chiediamo per questa sera, insieme al Signore, di aiutarci in questo cammino”.

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Leader cristiani riuniti nel Duomo di Napoli

La celebrazione è stata presieduta da mons. Derio Olivero, presidente della Commissione Episcopale della Cei per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso.  “Togliamo la polvere alla speranza, facciamola brillare”, ha esortato il vescovo. “A volte anche noi cristiani siamo tristi, mugugnati, nostalgici. Togliamo la polvere alla speranza, diventiamo uomini e donne di speranza. E’ questa una sfida anche per l’ecumenismo: aiutiamoci nella diversità delle confessioni a far brillare la speranza ed essere di aiuto al cammino di tutta  la nostra società che vede il futuro come una minaccia. Aiutiamo questa società a guardare con speranza al futuro”.

S.E. Anba Antonio della Chiesa Copta di Milano

E’ stato S.E. Anba Antonio della Chiesa Copta di Milano a ricordare i 1700 anni del Concilio di Nicea “quando i padri della Chiesa, guidati dallo Spirito Santo, hanno definito la nostra fede e gettato le basi per l’unità delle chiese da cui è nato il credo che proclameremo tra poco, unendo le nostre voci a quelle di generazioni di cristiani in tutto il mondo”.  “Celebrare il Concilio di Nicea oggi – ha quindi affermato il rappresentante della Chiesa copta – significa riaffermare la nostra vocazione a cercare l’unità nella verità e nell’amore, guardando al futuro con speranza. Come i padri di Nicea, così anche noi oggi abbiamo l’eredità di essere strumenti di riconciliazione e di ecumenismo”. A questo punto, il celebrante ha acceso la prima candela e ha condiviso la luce con le persone accanto. Ciascuno ha quindi acceso la candela del proprio vicino, dicendo: “La luce di Cristo”. Quando tutte le candele sono state accese, i partecipanti hanno unito le loro voci ed hanno professato insieme il Credo niceno-costantinopolitano. E con le luci accese, si è pregato: “Dio misericordioso, perdonaci per le volte in cui non siamo riusciti a vivere come cristiani una vita di comunione. Attiraci più profondamente verso la fede in te, affinché possiamo testimoniarla al mondo”. “Signore compassionevole, aiutaci a lavorare insieme affinché ovunque ci siano tenebre e oppressione, sofferenza e ingiustizia, possiamo portare la tua luce e la tua libertà”.

Accensioni delle luci durante la celebrazione ecumenica

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