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“Assassini, andatevene”, scritte sul municipio di Novi Sad dopo le proteste © Bits and Splits/Shutterstock

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Da quasi due mesi proseguono in Serbia le manifestazioni organizzate da studenti universitari e cittadini, scesi in piazza per chiedere giustizia per le 15 vittime del crollo alla stazione di Novi Sad. Uno studente italiano a Novi Sad con Erasmus, ha raccolto alcune testimonianze. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

A partire da inizio dicembre la Serbia si è fermata. L’occupazione studentesca indetta il 26 novembre scorso dalla facoltà di Arti drammatiche di Belgrado nel giro di una settimana si è estesa a macchia d’olio portando a un totale blocco del sistema universitario serbo, nonché un’ondata di manifestazioni e scioperi che stanno paralizzando il paese.

La causa scatenante di questi eventi è la tragedia avvenuta il primo novembre, quando la tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad, recentemente ristrutturata, è crollata uccidendo 15 persone e ferendone molte altre. In seguito a questo episodio in Serbia hanno iniziato a tenersi numerose proteste che continuano a registrare un numero di partecipanti sempre più alto.  

Ritrovatomi nel pieno di questi avvenimenti, come studente Erasmus a Novi Sad ho avuto l’occasione di assistere all’occupazione della Facoltà di filosofia (FFUNS) e di intervistare alcuni studenti che partecipano alle manifestazioni. 

“La prima differenza, rispetto alle proteste precedenti, è che l’incidente della stazione, gli eventi successivi, l’atteggiamento del potere nei confronti dello stesso, rappresentano tutto ciò che non funziona in questo paese: la corruzione, le menzogne, l’incompetenza, la manipolazione, la mancanza di trasparenza, è tutto raccolto in questo singolo episodio.” – afferma un attivista. “La seconda grande differenza è la continuità e la persistenza” – “Nelle proteste precedenti abbiamo sempre avuto un crescendo fino a un apice, ma poi il nulla”. 

Negli anni passati, infatti, dopo ogni protesta il corso delle cose è semplicemente ripreso senza cambiamenti sostanziali. Le attuali proteste studentesche, al contrario, sono caratterizzate da un progressivo e continuo allargamento che coinvolge sempre più istituzioni, come scuole medie e superiori. 

Inoltre, come notano tre studenti della facoltà di filosofia di Novi Sad, “le divisioni politiche sono passate in secondo piano; qui in ballo c’è la sicurezza delle persone, cosa che va ben al di là della politica”. È importante sottolineare che le proteste attuali, a differenza di quelle passate, non sono organizzate da partiti di opposizione, ma direttamente dai cittadini e dalle associazioni studentesche.

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Il risultato è che i manifestanti questa volta stanno riuscendo a fermare la Serbia a tutti gli effetti: raccontandomi della sua esperienza, uno studente di anglistica definisce ironicamente le proteste passate come delle “semplici passeggiate, dove si diceva sempre che bisognava bloccare il paese senza poi farlo veramente”. “Questa volta invece ci siamo riusciti”. 

Diverso, infatti, è anche proprio il senso di urgenza di queste nuove proteste. “Non si può più rimanere in silenzio”, “Dosta je” si sente in ogni intervista, letteralmente “adesso basta”.  

Alla domanda su come sono organizzate le occupazioni e come sopperiscono all’interruzione delle attività didattiche, tutti gli intervistati mi hanno risposto menzionando il manuale Blokadna kuharica (un “ricettario” per le occupazioni studentesche), frutto di un’analoga esperienza alla Facoltà di filosofia di Zagabria nel 2009. 

“Ciascuna facoltà ogni uno o due giorni tiene una riunione plenaria alla quale possono partecipare tutti gli studenti e il personale dell’università, e dove vige il principio della democrazia diretta”. È questo l’organo che gestisce le occupazioni e dove vengono prese le decisioni principali. Gli studenti si sono divisi poi in piccoli gruppi che si occupano di funzioni separate come il rapporto con i media, il controllo dell’ordine, l’organizzazione delle attività di protesta e altro.  

Riguardo all’interruzione dell’attività didattica, gli intervistati hanno dichiarato che la comunità studentesca è attiva nell’organizzazione di workshops, incontri formativi e proiezioni di documentari. 

Come si tiene in piedi questa occupazione? “Grazie al supporto di tutta la comunità cittadina” è stata la risposta nella maggior parte dei casi. La comunità di cittadini quotidianamente fornisce approvvigionamenti e aiuto in tutte le forme. Ciò che sorprende tutti è la partecipazione senza precedenti registrata in questi ultimi due mesi, “mai mi sarei aspettato un numero di partecipanti così grande, è da tempo che non vedevo una solidarietà del genere” dice uno studente. Secondo alcuni si tratta addirittura, almeno per il XXI secolo, della protesta di maggior portata osservata a Novi Sad finora. 

Finora nessuno degli studenti che ha partecipato alle proteste è stato capace di notare un progresso significativo nei negoziati col governo. “Ho sempre avuto l’impressione che gli incontri fossero solo una farsa” dichiara uno degli addetti ai negoziati. 

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“L’appoggio inizialmente espresso dal decanato è solamente di superficie. Appoggiano le nostre richieste, ma non l’occupazione”. La sfiducia da parte della comunità studentesca è totale, motivo per cui i negoziati si sono presto interrotti. 

Sfiducia che trova un precedente nel marzo dello scorso anno, quando c’era stata un’altra occupazione studentesca, piuttosto breve, questa volta però organizzata dagli studenti della lista legata al partito al potere. Occupazione che ha gettato l’intera comunità studentesca in confusione in quanto messa in piedi attraverso un pretesto banale (alcune affermazioni di un professore della facoltà di medicina definite antipatriottiche), ma che in realtà aveva l’obiettivo di portare avanti l’agenda del partito leader in occasione delle elezioni locali di allora.

A Novi Sad, inoltre, gli studenti sottolineano che nessuno si è scordato dell’incidente di settembre 2024, quando durante le proteste contro l’illegittimità delle elezioni studentesche, alcuni manifestanti erano stati attaccati da degli uomini in cappuccio, presumibilmente inviati dal partito al potere. Di conseguenza, a seguito di tutti questi episodi, gli studenti affermano che non hanno dubbi su da che parte è schierato il decanato.

L’occupazione rimarrà fino a “quando le nostre richieste saranno soddisfatte”. Le richieste sono:

  • La completa pubblicazione della documentazione riguardante i lavori di ristrutturazione della stazione ferroviaria di Novi Sad;
  • Un’azione penale contro i responsabili del crollo della tettoia della stazione;
  • Un’azione penale contro tutti coloro che hanno attaccato gli studenti e i manifestanti;
  • Le dimissioni del presidente della Serbia Aleksandar Vučić e del sindaco di Novi Sad Milan Đurić;
  • L’aumento della spesa pubblica per l’istruzione.

Al momento neanche una delle richieste è stata soddisfatta. Vi è stata una parziale pubblicazione dei documenti riguardanti i lavori di ristrutturazione, ma a giudizio degli studenti della facoltà di ingegneria di Novi Sad la documentazione è incompleta. 

In merito alla durata delle occupazioni, nessuno degli intervistati è stato in grado di fornire un termine preciso. In ogni caso, tutti hanno affermato di essere pronti a un’occupazione più che duratura, considerando anche la complessità delle richieste. 

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Il risultato è che al momento la situazione è di stallo, con gli ultimi eventi che non fanno presagire alcun miglioramento. Il 16 gennaio, una studentessa della facoltà di giurisprudenza di Belgrado è stata investita da un’auto durante una manifestazione. Attualmente è ricoverata in ospedale, cosa che non ha fatto altro che dare nuovo vigore alle manifestazioni.

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