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Per tenere a freno l’ondata di migranti in partenza dalle coste libiche sono fondamentali i buoni rapporti con Tripoli. Il calo dei viaggi della speranza sono stati il frutto di un lungo lavoro politico e diplomatico, che il governo Meloni ha chiuso con successo. In particolare il Memorandum Italia-Libia, firmato per la prima volta il 2 febbraio 2017 sotto il governo Gentiloni e rinnovato nel 2022, prevede che il governo italiano dia aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche per ridurre i flussi migratori, ai quali viene affidato la sorveglianza del Mediterraneo attraverso la fornitura di motovedette alla cosiddetta guardia costiera libica, di un centro di coordinamento marittimo e di attività di formazione. Ma anche i centri di detenzione – ufficialmente definiti “di accoglienza” – dove le persone spesso vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, vengono abusate e uccise.

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LA DENUNCIA

Secondo quanto denunciato da “Medici senza frontiere” l’accordo alimenta «la spirale di violenze, torture, abusi e detenzione arbitraria a cui sono sottoposti uomini, donne e bambini che restano intrappolati in Libia o in Libia vengono respinti, dopo essere stati rintracciati in mare». E proprio nel carcere di Mitiga, diretto da Najeem, sarebbero avvenute le peggiori torture. Del generale aveva scritto il giornalista di Avvenire Nello Scavo, nel libro “Le mani sulla guardia costiera” descrivendolo come una delle «figure in grado di ricattare l’Italia e l’Europa a colpi di barconi. Chiedono legittimazione, fondi e mano libera nei campi di prigionia governativi». Così ieri un errore burocratico ha restituito la libertà al generale o forse semplicemente una decisione politica, anche perché gli italiani in Libia sono tanti e il rischio di arresti e sequestri è alto; specie dopo il pasticcio iniziale del caso Sala con la Farnesina che non era stata informata dall’arresto dell’ingegnere iraniano Abedini. È l’articolo 5 dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale a prevedere che, qualora il ministro della Giustizia, «abbia motivo di ritenere che la consegna di determinati atti o documenti ovvero l’espletamento di attività di indagine o di acquisizione delle prove possano compromettere la sicurezza nazionale, la trasmissione dei documenti ovvero l’espletamento delle predette attività sono sospesi». Così è stato. In gioco troppi interessi e soprattutto il ricatto libico sui migranti.

IL TAPPO LIBICO

Sono centinaia di migliaia i migranti irregolari – la maggior parte senza documenti- “intrappolati” nel paese nordafricano. Dei 2,5 milioni di stranieri sul territiorio – comunica il governo di Dbeibeh – il «70-80 per cento sono irregolari». Vengono dall’Africa saheliana, scossa da golpe e terrorismo. Dove la Wagner, la formazione paramilitare russa, è nella plancia di comando delle istituzioni e favorisce, più o meno direttamente, il traffico di esseri umani verso Nord. Negli ultimi mesi il “tappo” libico ha retto, le partenze dalla costa sono diminuite, complici i mezzi e i finanziamenti dell’Italia alla Guardia costiera libica, sotto accusa delle organizzazioni umanitarie che le attribuiscono ogni genere di sopruso e tortura sui migranti. Ad aumentare la pressione contribuiscono i controlli ferrei della Tunisia al confine libico, con un aumento esponenziale dei respingimenti ordinato da Kais Saied.

L’ULTIMA VISITA

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 29 ottobre scorso era andata a Tripoli per partecipare al “Business Forum Italia-Libia”. «Questa è la mia quarta visita in Libia da quando ho assunto la guida del governo. Questa frequenza di visite reciproche è il risultato di una scelta politica molto precisa del nostro governo: consideriamo il rapporto con la Libia una priorità per l’Italia e una priorità per l’Europa». Tra gli obiettivi della missione della premier: collaborare nella gestione dei migranti e nell’attuazione del Piano Mattei, rilanciare la cooperazione economica.

LE REAZIONI

«La vicenda della scarcerazione del generale Almasri è gravissima. Domani mattina (oggi,ndr) chiederemo conto al Ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?», ha scritto su X Matteo Renzi, leader di Italia Viva. «Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia – ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein – Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare». «Il fatto che fosse in Italia – ha sottolineato il fondatore di “Mediterranea Saving Humans” Luca Casarini – nonostante ricercato con un mandato di cattura internazionale, è dovuto al senso di completa impunità che hanno questi grandi trafficanti di esseri umani, che occupano posti di vertice nelle istituzioni libiche e intrattengono ottime relazioni con le nostre, oppure c’è dell’altro? Oltre alla partita di calcio, chi doveva incontrare o ha incontrato il libico qui in Italia? Il silenzio a volte spiega molto di più di tante parole».

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