Una mappa dei beni architettonici da valorizzare riutilizzandoli a beneficio delle comunità locali e dei territori. É questo l’obiettivo raggiunto dal lavoro svolto in collaborazione dal Politecnico e dalla Fondazione Courmayeur Mont Blanc per il censimento del patrimonio edilizio sottoutilizzato della Valle d’Aosta che passa ora alla sua seconda fase di attività.
L’”Atlante digitale del patrimonio architettonico sottoutilizzato della Valle d’Aosta” è il risultato di una collaborazione iniziata nel 2018 tra la Fondazione e l’Ateneo, in particolare l’Istituto di Architettura Montana (IAM) del Dipartimento di Architettura e Design-DAD, a partire da un Protocollo di intesa proseguito quindi in una serie di contratti di ricerca.
“Abbiamo cominciato con delle attività didattiche annuali che hanno di fatto funzionato come apripista per progetti pilota sul territorio – spiega Roberto Dini, attuale direttore dello IAM – Il Politecnico ha quindi messo a disposizione borsisti di ricerca e dottorandi dedicati all’attività con la Fondazione”.
Nel tempo l’attività si è sviluppata affrontando temi concreti per il territorio e pianificando un reale lavoro congiunto, non quindi una semplice consulenza su specifici progetti. Un punto, questo, a cui tiene molto Roberto Ruffier, della Fondazione Courmayeur Mont Blanc, che spiega come nel corso degli anni la “collaborazione con il Politecnico si è evoluta sulla base di una condivisione di obiettivi di ricerca e di intervento sul territorio che ha dimostrato di funzionare”.
L’Atlante è stato reso possibile anche dal coinvolgimento del GAL (Gruppo di Azione Locale) e del CELVA (Consorzio degli Enti Locali) della Valle d’Aosta, oltre che attraverso risorse del Progetto PNRR Courmayeur Climate Hub e dell’Ecosistema dell’Innovazione “Nord Ovest Digitale e Sostenibile” – NODES – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La mappatura del patrimonio architettonico sottoutilizzato ha coinvolto i territori per la raccolta delle informazioni attraverso le comunità, gli amministratori e i professionisti del settore. Proprio la prima fase didattica è stata di particolare importanza per far conoscere il progetto sia agli amministratori locali che alla popolazione: sono stati gli e le studenti del Politecnico a creare una sorta di “terreno fertile” sul quale si è successivamente sviluppato l’atlante.
“Condivisione” è quindi la parola d’ordine che ha sostenuto tutta l’attività tra Politecnico e Fondazione. “L’obiettivo condiviso è stato quello di realizzare un lavoro di ricerca sul patrimonio architettonico montano abbandonato oppure sottoutilizzato, un lavoro inteso non solo come semplice recupero di manufatti ma anche in termini di riuso in relazione alle reali necessità del territorio”, concordano Dini e Ruffier.
La prima fase del lavoro è iniziata nel 2022 e si è conclusa con la presentazione dell’Atlante nel novembre 2024. Due gli aspetti da sottolineare. Prima di tutto l’atlante è “aperto”: contiene 50 siti ma è possibile aggiungerne altri, qualcosa che sta già avvenendo con l’arrivo di diverse segnalazioni che sono al vaglio del Comitato scientifico Politecnico-Fondazione. Inoltre, l’Atlante è propedeutico alla seconda parte dell’attività, iniziata nel 2025, che sta creando una serie di tavoli di progettazione partecipata sul territorio a livello comunale per individuare vocazioni e idee preliminari su come riutilizzare questi luoghi. Sono già stati fatti sei incontri e si sta continuando a lavorare.
Ad oggi, quello che si delinea è un orientamento verso due tipologie di riutilizzazione. Da una parte, la realizzazione di residenze per i lavoratori stagionali e per rispondere ad esigenze abitative emerse in relazione a fenomeni migratori in Valle d’Aosta. Dall’altra, il riutilizzo per nuovi servizi che ruotano attorno all’agricoltura di montagna in forme diverse che si stanno affermando rispetto all’allevamento e alla vitivinicoltura.
Due per ora le aree oggetto di progetti pilota: la Valdigne e la Valle del Lys. Il calendario da qui in avanti prevede tre momenti di progettazione su questi territori (il primo già svolto, il secondo a febbraio, il terzo ad aprile). “L’obiettivo è arrivare ad avere un documento preliminare alla progettazione condiviso in particolare dalle amministrazioni sovracomunali – conclude Dini – Quanto fatto con la Fondazione Courmayeur Mont Blanc è un esempio riuscito di attività del Politecnico dell’ambito della Terza Missione”.
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