TORINO – “Le autostrade italiane non sono soltanto le più complesse e le più utilizzate, ma anche le meno costose d’Europa” – è quanto emerge dallo studio realizzato da Nomisma dal titolo “Il Ruolo delle autostrade per lo sviluppo del Paese”, realizzato anche con il contributo scientifico di Aiscat e presentato oggi presso l’Associazione della Stampa Estera in Italia. Lo Studio ha analizzato la rilevanza del sistema autostradale nel trasporto nazionale attraverso il confronto con i sistemi degli altri Paesi Europei. Il ruolo del trasporto su gomma si conferma un asse portante per lo sviluppo economico e sociale del Paese, con risultati che ne evidenziano la centralità sia nel trasporto passeggeri sia in quello delle merci. Su un totale di oltre 881 miliardi di passeggeri-km, quasi il 90% si muove su strada. Tale preminenza appare evidente anche nel settore merci, laddove, su un totale di 582,1 miliardi di tonnellate-km, più dell’87% del traffico è movimentato su strada. Di conseguenza, appare evidente la rilevanza attuale e prospettica del sistema autostradale come spina dorsale della rete logistica nazionale. Anche gli scenari tendenziali al 2030 e al 2050 tendono a confermare su scala europea il contributo della “gomma”. Si stima che i volumi di traffico continueranno a crescere tra il 2015 e il 2030 del 14% per i passeggeri e del 31% per le merci.
Traffico Autostradale: nel 2023 l’Italia supera un nuovo record
Nel 2023, con oltre 86,6 miliardi di veicoli-km, l’Italia supera un nuovo record di traffico per il settore autostradale diventando sempre più attrattiva. Analizzando le tipologie di veicoli che transitano sulla rete nazionale, Nomisma rileva come il traffico sia composto per oltre i 3/4 del totale da veicoli leggeri – tendenza che dal 1976 è in continua espansione. Considerando il suo grando di utilizzo, oggi, la rete autostradale italiana presenta un traffico sei volte superiore a quello degli anni Settanta, con 65,7 miliardi di chilometri percorsi da veicoli leggeri e 20,9 miliardi percorsi da quelli pesanti.
Rete autostradale italiana: la più complessa, trafficata e datata d’Europa
La rete autostradale italiana è caratterizzata da un altro grado di complessità e vetustà in confronto a quelle dei principali Paesi europei. Con un nucleo originale di 260 km, che risale agli anni Venti del Novecento, la rete ha visto il suo maggiore sviluppo negli anni Sessanta con ben 1.300 km realizzati nell’arco di quel decennio. Tuttavia, il suo sviluppo si è arrestato alla fine degli anni Settanta, lasciando l’Italia con una rete che ad oggi presenta il 50% delle tratte costruite ante 1970. Di conseguenza la rete autostradale italiana è la più datata d’Europa. Oltre ad essere la più vetusta, è anche, per largo distacco, la più trafficata con una media di quasi 44.000 veicoli teorici medi giornalieri (circa +40% rispetto alla Francia e più del doppio rispetto a quelli della Spagna). Ad accentuare la complessità del sistema è anche la conformazione geomorfologica del Paese, che determina una presenza capillare di gallerie, viadotti e ponti. Con circa 1.200 km di ponti, la rete autostradale nazionale presenta una dotazione di oltre 3 volte superiore ai 260 Km della Germania e ai 320 km della Spagna, a cui si sommano 500 km di gallerie (pari alla metà del totale presente in Europa). Nonostante le molteplici sfide cui il comparto è chiamato a far fronte, la sicurezza rimane una priorità. A fronte di un livello di traffico più alto del 190% rispetto al 1970, il numero di vittime si è ridotto di circa il 75%.
Investimenti sulla rete: 40-50 miliardi di euro quelli ritenuti non procrastinabili
Le caratteristiche dell’infrastruttura autostradale italiana richiedono interventi di rigenerazione e potenziamento imprescindibili. L’analisi di Nomisma rivela come la rete autostradale necessiti di investimenti urgenti, non solo per rigenerare l’infrastruttura obsoleta, ma per adeguare la capacità di trasporto al traffico. Sono 20,7 i miliardi di euro investiti nella rete tra 2009 e 2021. Una crescita costante culminata nel 2022 con oltre 2,5 miliardi di euro stanziati. Parallelamente, le spese di manutenzione hanno visto una distribuzione annuale di circa 768 milioni di euro con un totale di 10 miliardi di euro nel periodo compreso tra 2009 e 2022. Nonostante l’impegno economico profuso, appare evidente il divario tra gli investimenti programmati e quelli effettivamente realizzati. In termini di risorse economiche, il fabbisogno di investimento per la rete autostradale non più procrastinabile ammonta a una cifra compresa tra il 40-50 miliardi di euro a partire dal 2024, solo in minima parte coperto da finanziamenti pubblici. Si tratta di valori inferiori al 5% del valore stimabile ad oggi per costruire ex novo una rete autostradale o una rete alternativa, e con un chiaro ed evidente impatto positivo per l’intero sistema produttivo ed economico del Paese.
L’Italia: il Paese con le tariffe più basse
Nonostante una maggiore complessità richiesta dalla rete autostradale del nostro Paese, le tariffe italiane si caratterizzano per una migliore competitività di prezzo rispetto agli altri principali sistemi a pedaggio vigenti in Europa (Spagna, Francia e Portogallo). Le tariffe applicate ai veicoli leggeri in Italia sono in assoluto le più basse, ma anche quelle che – nel tempo – sono cresciute di meno. Sulla base dello studio comparato Oxera (2016), poi aggiornato dall’Osservatorio CPI (2018), l’Italia risulta essere il Paese con il più contenuto rapporto Euro cent/km tra i paesi con autostrade a pedaggio. “Il sistema autostradale italiano rappresenta un comparto vitale per l’economia nazionale” – sottolinea Francesco Capobianco, Head of Public Policy di Nomisma. “Per questo è necessario individuare e adottare soluzioni capaci di garantire la copertura economica degli investimenti e l’adeguamento delle spese di manutenzione in base ai nuovi standard tecnici e normativi. Garantendo un giusto equilibrio tra le esigenze non più rinviabili di investimenti per l’intero comparto autostradale e la sostenibilità delle tariffe per l’utente, occorre individuare strumenti a supporto degli investimenti”.
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