Ad un anno dall’inizio delle proteste spontanee degli Agricoltori Italiani, ed in particolare di quelli emiliano-romagnoli, costituiti poi in Comitati, le manifestazioni sono pronte a ripartire.
“A breve torneremo a farci sentire – sottolineano Agricoltori italiani Emilia Romagna – poiché di fatto, nonostante diverse promesse, nulla è cambiato. Abbiamo chiesto alle istituzioni di darci la possibilità, con leggi e regolamenti di trovare la soluzione per ottenere un prezzo equo alla produzione in funzione dei reali costi sostenuti, di regolamentare, controllare e sanzionare, eventualmente, le pratiche sleali.
Abbiamo chiesto anche di avere meno burocrazia (oltre al naturale buon senso) per avere più tempo (necessario) da dedicare alle nostre aziende, mentre le pratiche burocratiche, con i conseguenti costi aggiuntivi per le aziende, continuano ad aumentare, non ultimo il quaderno di campagna elettronico.
Abbiamo, altresì, chiesto la liberalizzazione totale dei CAA e per contro la politica ha tolto, di fatto con la sua riforma, la libertà di scelta degli agricoltori e la libertà di impresa dei liberi professionisti”, precisano.
“Sembra che nessuno, dalle Regioni allo Stato Centrale ed all’Unione Europea, riesca a comprendere che la produzione agricola, le aziende e gli agricoltori stessi abbiano una peculiarità: vivono praticamente 24 ore su 24 in osmosi fra di loro, con i loro ritmi biologici e meteorologici. Se ho la stalla e le vasche dei liquami/concimaia piene, non posso rispettare un calendario prefissato, ma devo essere messo in grado di poter valutare e scegliere in base “alla finestra” delle condizioni meteo. Se ho il raccolto del frutteto in maturazione, non posso aspettare che esca il “decreto flussi” per l’assunzione della manodopera straniera”.
“Le molecole dei prodotti fitosanitari non possono essere tolte dal mercato senza delle “equivalenti sostitute” in termini di costi e di efficacia, con il rischio, anzi con la certezza, come sta accadendo in diverse filiere (ad es. patate, pere, ecc.), di perdere la produzione italiana, per poi vederla sostituita con le produzioni estere che, invece, utilizzano ancora quelle molecole a noi vietate (cornuti e mazziati allo stesso tempo).
Il rischio imminente (2026) del ridimensionamento/abolizione del gasolio agricolo agevolato, con il pretesto di contrastare i cambiamenti climatici (un aereo per voli di linea nazionali o di medio raggio, come il Boeing 737, consuma in crociera circa 70/80 litri al minuto, quindi 4200/4800 litri di carburante in una sola ora, cioè quanto consuma in un anno una trattrice di una azienda agricola di media dimensione). Questo per avere un’unica certezza: l’aumento dei costi di produzione delle aziende agricole ed un’ulteriore perdita di competitività”.
“Il nostro lavoro viene sminuito economicamente da una “concorrenza sleale” di Nazioni extra- europee che producono con standard produttivi molto diversi dai nostri in termini di prodotti fitosanitari, trattamento dei lavoratori e pratiche rispettose dell’ambiente. Per questo motivo non riteniamo di chiedere la luna con la reciprocità delle regole produttive, a costo zero per la politica, indispensabile per allineare tutti in termini di competitività”.
“Queste sono le problematiche a livello generale, ma se si considerano nel particolare gli agricoltori ed allevatori emiliano-romagnoli, questi hanno ancora a che fare con gli eventi atmosferici e catastrofali: le alluvioni ripetute nell’arco di 16 mesi fino a 3-4 volte nel 2023/2024, il tornado di fine luglio 2023 nella bassa ravennate, le ripetute gelate e grandinate degli ultimi 4-5 anni, le innumerevoli e ripetute frane e smottamenti nelle nostre fragili colline per le continue forti piogge, le problematiche infinite con la fauna selvatica, totalmente fuori controllo: dagli animali fossori che mettono in pericolo gli argini di fiumi e canali, ai cinghiali, ai cervi, ai caprioli che distruggono le nostre terre ed i nostri raccolti e, se non bastasse, ora anche la presenza in pianura sempre più massiccia del lupo e delle sue predazioni e le epizoozie sempre più frequenti negli allevamenti.
In un solo anno abbiamo vissuto le epidemie come la PSA (peste suina africana), con la conseguente soppressione di migliaia e migliaia di capi di suini, la Blue Tongue che ha coinvolto bovini, ovini e caprini ed il comparto avicolo in pericolo da diversi casi di aviaria.
In conseguenza di ciò, si registrano lenti e difficili risarcimenti, in virtù anche della complessità burocratica dei procedimenti, della cattiva gestione delle risorse dedicate (vedi vicenda Agricat) e, ancor più assurdo, il ritardato e parziale finanziamento delle assicurazioni agevolate (anni 2022-’23-’24), che vede l’agricoltore compartecipare e cofinanziare l’intervento pubblico, ma poi il pubblico non rispetta patti e scadenze”.
“Per non parlare dello stato della salute mentale degli agricoltori, un articolo datato 10 gennaio 2025 pubblicato da AgroNotizie, porta alla luce che, a seguito di studi svolti a livello internazionale, è aumentato il tasso di depressione, ansia e suicidi tra gli agricoltori. In Italia, si registrano numeri come 559 suicidi tra lavoratori agricoli dal 2012 al 2017, un numero che riflette solo in parte la gravità della situazione attuale.
Il contesto sociale ed economico contribuiscono a peggiorare questa crisi: gli agricoltori affrontano continuamente costi crescenti, calo dei margini di guadagno e politiche stringenti, nonché una narrazione mediatica che spesso li rappresenta come inquinatori, anziché guardiani del territorio.
Gli agricoltori vengono definiti resilienti per natura, è vero. Ma sono stanchi. Stanchi di essere presi in giro, usati, abusati, accusati”.
“Per questo – concludono – dall’anno scorso, abbiamo deciso di ribellarci a questa situazione non più sostenibile e per questo ci siamo strutturati in comitati e deciso “di dedicare” la nostra resilienza a combattere un sistema perverso che sta portando la nostra agricoltura italiana a soccombere, causa la mancata attenzione e un reale interesse politico, che il settore meriterebbe. L’agricoltura sfama tutti. Vogliamo fatti, non solo promesse”.
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