UniCredit-Commerzbank, per i tedeschi approccio “ostile”. Focus sul voto del 23 febbraio

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Unicredit potrebbe gettare la spugna sull’acquisizione della tedesca Commerzbank. O forse no. E’ in continuo sviluppo la vicenda che vede coinvolte la banca italiana e la collega tedesca, orchestrata dall’amministratore delegato della banca di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel. A settembre UniCredit ha rivelato di aver acquisito il 9,5% della banca tedesca, acquistando parte della quota direttamente dal governo tedesco. UniCredit oggi controlla circa il 28% di Commerzbank (soprattutto tramite derivati) e ha già annunciato che chiederà l’approvazione delle autorità di vigilanza per una partecipazione fino al 29,9%. Ma le complicazioni non si sono fatte attendere e ora i tedeschi parlano apertamente di mossa “ostile” da parte della banca italiana. Il tutto, in attesa che le elezioni tedesche del 23 febbraio portino maggior chiarezza a livello politico.

Berlino contro Unicredit: il botta e risposta

Il governo tedesco si è da sempre dimostrato contrario a questa scalata italiana. “Quello su cui siamo perplessi è il comportamento non trasparente, opaco della banca di cui si parla, Unicredit. Perché siamo fermamente convinti che le opa ostili non sono una via di successo per le banche sistemiche”, ha sottolineato il ministro delle Finanze tedesco Jörg Kukies, prima della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles.

“Siamo stati invitati, in realtà, dal governo, in quanto unici strategici ad acquistare la loro quota” ha sostenuto Orcel nel corso del Forum di Davos in Svizzera in un’intervista a Bloomberg Tv. “Commerzbank è stata la prima telefonata che abbiamo avuto al mattino per fare il punto della situazione”, dopo aver acquisito un’importante partecipazione. “Da lì si è passati alla sorpresa. Immaginate la nostra, e poi si è passati all’ostilità o all’opacità”, sottolinea Orcel.

“Unicredit non sarebbe pronta ad un accordo con Commerzbank se non ne vedesse il valore” ha continuato Orcel dichiarandosi però pronto ad abbandonare l’operazione sull’istituto tedesco perché, “le fusioni e acquisizioni aggiungono valore se vengono effettuate alle giuste condizioni, al momento giusto e nel modo giusto. Altrimenti, statene alla larga”.

La risposta di Commerzbank

Orcel ha ribadito il suo pensiero anche al quotidiano tedesco Faz. “Senza un sostegno del prossimo governo tedesco, Unicredit potrebbe anche tirarsi indietro nei piani di acquisizione”. E la risposta di Commerzbank è arrivata a stretto giro. “L’approccio di costruire unilateralmente e aumentare una posizione significativa’ nel capitale ‘può essere considerato unicamente come ostile” ha dichiarato a Bloomberg una portavoce di Commerzbank in merito alla strategia di UniCredit sull’istituto tedesco.

“L’approccio di UniCredit, ha proseguito il portavoce dell’istituto tedesco, ‘ha reso inutilmente ostili molti stakeholder e il management di Commerzbank deve assicurare che continuerà a proteggere gli interessi degli stakeholder e della società nel modo migliore possibile. La banca tedesca è ancora aperta ‘ad avviare discussioni’ con UniCredit una volta ricevuta un’offerta”, così’ ha assicurato la portavoce, sottolineando che al momento non è ancora stata ricevuta alcuna proposta.

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Rimane nodo elezioni in Germania

La partita al momento è sospesa fino al prossimo 23 febbraio, quando si terranno le elezioni tedesche da cui usciranno probabilmente una nuova maggioranza ed un nuovo governo. Secondo i sondaggi il candidato cancelliere conservatore Friedrich Merz potrebbe succedere al socialdemocratico Olaf Scholz, contrario all’acquisizione di Commerzbank. “Senza il sostegno di un’istituzione importante come il governo tedesco sarà difficile”, ha detto Orcel. “Spero che sapremo qualcosa per l’estate. Nel complesso dovremmo avere delle risposte al più tardi entro la fine dell’anno”.

Nel frattempo, le agenzie di rating continuano a puntare sull’Italia. Tra queste Scope, secondo cui “le banche italiane manterranno un buon livello di buffer rispetto ai requisiti patrimoniali grazie alla forte generazione di utili e all’ottimizzazione del capitale”. E, in riferimento alle operazioni di fusioni e acquisizioni per il 2025, “un ulteriore consolidamento tra le banche di secondo e terzo livello può portare a ulteriori guadagni di efficienza e a istituzioni più forti”. La conseguenza, conclude Scope Ratings, è la riduzione del “rischio di instabilità politica rispetto al passato, data la solida maggioranza parlamentare del centro-destra”.



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