80 per cento acqua potabile in Italia contaminata da PFAS

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Greenpeace: contaminazione da PFAS dell’acqua potabile italiana, un allarme per la salute pubblica

Greenpeace ha recentemente pubblicato i risultati della sua campagna “Acque senza Veleni”, un’indagine condotta tra settembre e ottobre 2024 per monitorare la presenza di PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) nelle acque potabili in tutte le regioni italiane. I risultati sono preoccupanti: il 79% dei campioni analizzati ha mostrato tracce di queste sostanze chimiche, note anche come “inquinanti eterni” per la loro persistenza nell’ambiente.

Cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi ?

I PFAS sono composti chimici ampiamente utilizzati in processi industriali e prodotti di consumo, come rivestimenti antiaderenti, impermeabilizzanti e schiume antincendio. Queste sostanze si accumulano nell’ambiente e negli organismi viventi, ed è dimostrato che possono causare gravi danni alla salute, tra cui:

  • Tumori: Alcuni PFAS, come il PFOA e il PFOS, sono stati classificati come possibili cancerogeni.
  • Disturbi endocrini: Possono alterare il sistema ormonale.
  • Compromissione del sistema immunitario: In particolare nei bambini.
  • Problemi riproduttivi: Tra cui ridotta fertilità e complicazioni durante la gravidanza.

I risultati dello studio di Greenpeace

Per realizzare la prima mappa nazionale della contaminazione da PFAS, Greenpeace ha analizzato 260 campioni d’acqua provenienti da 235 comuni in tutte le regioni italiane. Le analisi hanno monitorato 58 tipi di PFAS, un numero più che doppio rispetto alle 24 molecole richieste dalla nuova direttiva europea.

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Dati principali:

79% dei campioni contaminati: In 206 campioni è stata rilevata almeno una sostanza PFAS.

21% senza tracce di PFAS: Solo 54 campioni non hanno mostrato contaminazione.

Presenza in tutte le regioni: In ogni regione sono stati trovati almeno 3 campioni contaminati, ad eccezione della Valle d’Aosta (2 su 2 contaminati).

Le regioni più colpite

Le regioni con i livelli più alti di contaminazione da PFAS includono:

  • Veneto: 19 campioni contaminati su 20.
  • Liguria: 8 su 8.
  • Emilia Romagna: 18 su 19.
  • Piemonte: 26 su 29.
  • Calabria: 12 su 13.

Le città più inquinate

A livello urbano, le concentrazioni più alte sono state rilevate ad Arezzo, Milano e Perugia, con valori che superano i futuri limiti europei (100 nanogrammi per litro). In particolare, Milano ha registrato livelli preoccupanti in tre diverse aree della città.

Limiti normativi insufficienti

Attualmente, in Italia non esistono regolamentazioni specifiche sui PFAS nelle acque potabili. La direttiva europea 2020/2184, che entrerà in vigore nel gennaio 2026, stabilisce un limite di 100 nanogrammi per litro per la “somma di PFAS”. Tuttavia, Greenpeace e numerosi esperti considerano questo valore insufficiente “Il 41% dei campioni analizzati in Italia supera i limiti vigenti in Danimarca, mentre il 22% eccede le soglie introdotte negli Stati Uniti.”

Questa discrepanza evidenzia la necessità di adottare limiti più restrittivi per proteggere la salute pubblica.

Le sostanze più diffuse

Tra PFAS analizzati, i composti più comuni sono risultati:

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  • PFOA: Presente nel 47% dei campioni analizzati.
  • TFA (Acido Trifluoroacetico): Rilevato nel 40% dei campioni.
  • PFOS: Trovato nel 22% dei campioni.

Il TFA, in particolare, rappresenta una sfida poiché è praticamente impossibile da rimuovere con i trattamenti di potabilizzazione tradizionali.

Le richieste di Greenpeace

Greenpeace chiede al governo italiano di:

  • Aggiornare i limiti normativi sui PFAS, adottando standard più rigidi come quelli di Danimarca e Stati Uniti.
  • Migliorare la trasparenza sui dati relativi alla contaminazione da PFAS.
  • Investire in tecnologie di potabilizzazione più avanzate per ridurre la presenza di PFAS nelle acque pubbliche.

Impatti sulla salute e sull’ambiente

La presenza diffusa di PFAS nelle acque potabili rappresenta una grave minaccia non solo per la salute umana, ma anche per gli ecosistemi. Questi composti chimici, definiti “inquinanti eterni”, si accumulano negli organismi e nel suolo, con effetti a lungo termine difficilmente prevedibili.

Conclusioni

Lo studio di Greenpeace evidenzia l’urgenza di affrontare il problema dei PFAS in Italia con misure concrete e immediate. L’obiettivo deve essere quello di proteggere la salute dei cittadini e preservare l’ambiente, adottando standard più rigorosi e promuovendo una maggiore consapevolezza pubblica su questo problema.

Fonte: Greenpeace.

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