a casa del ‘pratico’ Djuric

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Stavolta il treno di Milan Djuric si è fermato a Parma. La seconda volta può essere considerata quella buona per l’attaccante bosniaco con passaporto italiano, nato a Tuzla ma cresciuto in Italia. Parma era nel suo destino: nel 2010 venne acquistato dal Cesena ma girato al Crotone. Non fece neanche in tempo a passare dalla sede per firmare il contratto. Il suo treno non contemplava neanche una piccola sosta. Oggi quel treno, ancora in viaggio dopo 15 anni, lo ha riportato in Emilia-Romagna: sono bastate un paio di telefonate per incanalarlo sui binari giusti. Non si viaggia certo in Prima Classe, non di questi tempi malgrado chi paga abbia tutti i mezzi per poterlo fare. Ma Milan non è un tipo schizzinoso e non si fa impressionare dalla lotta: se c’è da andare va, se c’è da sgomitare e farsi spazio per stare più comodo, lui sgomita. Non ha paura di sporcarsi le mani. Non può fargli paura un viaggio scomodo: sa che per salvarsi, il Parma dovrà vincere tante battaglie. Ma il gigante buono, con 47,5 di piede, è non si scompone. Non l’ha mai fatto, neanche quando il padre Goran, camionista di professione, gli ha raccontato gli orrori della guerra in Bosnia, vissuta dai suoi figli solo di riflesso e nei racconti di chi l’ha combattuta. Il motivo per cui i Djuric sono in Italia, dove abitavano dei parenti del padre di Milan, è rappresentato dalla necessità di scappare dal conflitto scoppiato nei primi anni novanta. Il primo è stato il signor Goran: ha trovato lavoro e si è sistemato a Pesaro, dove poi è stato raggiunto da moglie e figlio. In Italia è nato Marco Djuric. Professione: centrocampista, con un passato al Borgo San Donnino, Fidenza. I nonni di Milan, tutti e quattro, sono in Bosnia, vivono ancora lì e l’eco sorda dei colpi di mortaio, con le urla che accompagnano le scene di guerriglia, li accompagnerà per il resto della vita. 

Da loro, Milan ha mutuato la corazza di ferro: è un tipo all’antica, Djuric. L’antidivo per eccellenza, un calciatore che bada al sodo e si arrangia in area di rigore come nella vita. Ha sempre sgomitato per farsi largo. È uno pratico. Se gli si rompe qualcosa a casa, per esempio, guarda un tutorial per aggiustarlo. Di video-soluzioni su YouTube è pieno il web. Molto riservato nelle sue cose, non è uno che ostenta. Sa dividere la vita privata da quella professionale. D’estate ama rilassarsi nei suoi luoghi: Pesaro è uno di questi. Ascolta musica balcanica, fiero delle sue origini, e pesca. La sua grande passione è la pesca. L’altra è prendersi cura della terra e perdersi nella natura. La madre, che lavora come baby sitter, gli ha trasmesso l’amore per le cose semplici. Milan ha una casa in collina, passa lì i momenti più importanti: in mezzo alla campagna, si perde nei pensieri e trova soluzioni. È una persona semplice, cresciuto lontano da casa rapidamente, aggrappato al bagaglio dei suoi.

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Ha cominciato a giocare a Cesena, a 15 anni. Ma non era convintissimo di fare il calciatore, malgrado il padre ci credesse dal minuto zero e lo avesse portato – assieme al fratello Marco – nella scuola calcio di Pesaro da bambino. A 5 anni è stato iscritto, ha cominciato da piccolino a fare l’attaccante e non ha più smesso. A 12, 13 anni era già piazzato: fisico imponente, per lui era più facile svettare rispetto ai compagni e fare gol. Li fa ancora oggi: anche se ha rischiato di non cominciare neanche. Quando si è giovani, non si sa con precisione quella che può essere la strada da prendere. Milan non si sentiva calciatore. C’e stato un periodo, a San Marino, in cui ha pensato di smettere. Avrà avuto 16, 17 anni. Non era tanto preso dal calcio, aveva altre passioni. Viveva da solo, in testa aveva il pensiero di prendere le sue cose e tornare a casa. Stava per dire basta. Se è andata come è andata bisogna dire grazie alla costanza di papà Goran: decisivo il suo intervento per il prosieguo della carriera.

Ci credeva: in una famiglia cresciuta a pane e calcio, non poteva essere altrimenti. Goran, Milan e Marco si sono sempre sfidati anche a casa. Rispettivamente simpatizzanti di Milan, Juventus e Inter, le partite già tanti anni fa erano questioni serie a casa Djuric. Adesso che di quella passione Milan ne ha fatto una professione, ancora di più. C’è da dire che, oltre alle sue partite, Djuric guarda pochissimo calcio a casa. La sua squadra del cuore era la Juventus, l’idolo Alessandro Del Piero. Con il tempo sarebbe diventato Ibra. Alla tv preferisce di più vivere una giornata in campagna. Gli piace la natura,  gli piacciono i boschi. Taglia l’erba, cura l’orto. È attento alla cura del corpo: maniacale. In cucina pochissime licenze. Mentalmente è molto forte. Ha sempre cercato di sfruttare al meglio le sue potenzialità, pur riconoscendo i suoi limiti. Il Parma ha punta su di lui. Potrebbe essere l’ultimo treno importante per Milan. 



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