ecco perché l’offensiva del tycoon contro lo Ius soli è eversiva

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Un giudice federale l’ha già bloccato come “incostituzionale”. Il motivo è chiaro: il decreto del presidente rappresenta un attacco alla storia e all’anima degli Stati Uniti, una democrazia aperta fondata sull’inclusione

«Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono». Così inizia uno dei più importanti emendamenti della Costituzione statunitense, il XIV. Ratificato nel 1868, fa parte di quel trittico di revisioni costituzionali successive alla Guerra Civile che trasformò la natura e le prospettive della democrazia americana.

Il XIII emendamento aboliva la schiavitù; il XV proibiva che il «diritto di voto» potesse essere negato «in ragione della razza, del colore o della precedente condizione di schiavitù»; il XIV rovesciava una cruciale sentenza della Corte Suprema – Dred Scott v. Sanford del 1857 – ed estendeva la cittadinanza e i suoi diritti agli ex schiavi e ai loro discendenti. Contribuiva a chiudere una fase della storia degli Stati Uniti e, soprattutto, a porre le premesse per la successiva trasformazione della loro democrazia.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Una nuova fase

Un processo da subito parziale e incompleto, questo, che la cittadinanza da sola non bastava a correggere gli effetti di una schiavitù secolare o a contenere la violenta regressione segregazionista che seguì, e l’emendamento aveva diverse lacune, su tutte quella di preservare una discriminazione di genere superata solo con un’altra modifica della carta costituzionale, nel 1920, quando il XIX emendamento estese finalmente il suffragio anche alle donne. E però apriva una nuova fase. Quella che avrebbe trasformato – in modo accidentato, contrastato e tutt’altro che lineare – in senso più inclusivo e multirazziale la democrazia degli Stati Uniti. Anche grazie alle tante sentenze della Corte Suprema che sulle fondamenta di quella revisione costituzionale elaborarono passaggi giurisprudenziali decisivi per il complesso sviluppo di questa democrazia.

Con un ordine esecutivo Donald Trump ha cancellato, sia pure solo per poche ore, il XIV emendamento. Sapeva, il presidente, che gli immediati ricorsi sarebbero stati accolti da un tribunale, in questo caso quello distrettuale di Seattle, presieduto da un giudice nominato nel 1981 da Ronald Reagan che ha definito il provvedimento «palesemente incostituzionale». E sa, Trump, che l’ordinaria procedura di revisione della Costituzione – il voto a maggioranza qualificata dei 2/3 di entrambe le Camere e la successiva ratifica di almeno 3/4 degli Stati – non è in alcun modo praticabile.

E allora qual è la ragione di questa sfida? Di un atto tra i più estremi tra i tanti provvedimenti radicali dei primi giorni di questa nuova amministrazione repubblicana?

Forzature evidenti

Trump e il suo principale consigliere sui temi dell’immigrazione, Stephen Miller, fanno proprie le tesi di un numero, invero assai limitato, di giuristi conservatori secondo i quali quell’emendamento ha perso senso e applicabilità in un’epoca in cui vi sono milioni di persone che risiedono non legalmente sul territorio statunitense. Si tratta di una forzatura evidente, avanzata peraltro da chi spesso invoca la necessità di adottare un approccio testuale e de-storicizzato al testo costituzionale. L’obiettivo deliberato è quello di portare la questione sino alla Corte Suprema e sperare che questa si pronunci in senso favorevole all’amministrazione.

Ipotesi improbabile ma non impossibile, con almeno tre/quattro dei nove giudici ormai quasi sempre allineati sulle posizioni della destra, ma con altri di nomina repubblicana – inclusa una della prima amministrazione Trump, Amy Coney Barret – che in più di un’occasione hanno dimostrato invece maggiore indipendenza di giudizio e schieramento.

Approccio draconiano

Se questi sono la tesi e il percorso immaginato da Trump, quali sono invece le ragioni e gli obiettivi politici. Lo Ius Soli e il XIV emendamento quali tipi di problemi ed emergenze porrebbero per giustificare un’azione così immediata e, appunto, radicale?

La risposta rimanda sia all’approccio draconiano che Trump sta adottando rispetto alla questione dell’immigrazione sia al nazionalismo che il presidente incarna e a cui dà voce. Togliere il diritto di cittadinanza per nascita sul territorio statunitense dovrebbe disincentivare le persone a immigrare – legalmente o non – negli Usa e rimuovere futuri impedimenti a piani di espulsione talora ostacolati dall’impossibilità di separare membri della stessa famiglia.

Ma è sul secondo aspetto – legato anche alla forte simbologia di questa iniziativa – che ci si deve soffermare per meglio comprendere la sua portata e natura quasi eversiva. Il XIV emendamento è, ed è stato, strumento fondamentale al servizio di una concezione civica e inclusiva dell’identità nazionale che trova nella Costituzione e nei suoi diritti il veicolo per allargare le maglie della nazione, includendovi chi era originalmente escluso (tanti afroamericani) e i figli di chi vi emigra. Rimanda all’idea di una nazione e di una democrazia aperte, incompiute e in costante divenire.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Costituisce l’antitesi dell’altro modello d’identità nazionale che ha segnato la storia americana, anche se con esso si è spesso intrecciato e sovrapposto, in un equilibrio precario e non di rado ambiguo: quello essenzialista e, a lungo, cristiano e razziale. Per il quale questa nazione ha un’essenza intima, fondativa e immutabile.

È un’America che è e deve essere «per gli americani e solo per gli americani», come ha tuonato Miller nell’ultimo comizio elettorale al Madison Square Garden di New York, l’ottobre scorso. Dove un presidente offre nel suo discorso inaugurale un campionario di riferimenti storici ottocenteschi – a partire da quello al «destino manifesto» di cui gli Usa sarebbero stati divinamente investiti – inimmaginabili in qualsiasi insediamento presidenziale dell’ultimo secolo; e dove si giunge a mettere in discussione un emendamento che pochi avrebbero mai immaginato fosse toccabile.

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Microcredito

per le aziende