Oltre 112 mila Associazioni e Società sportive dilettantistiche (Asd e Ssd) con almeno un tesserato attivo, di cui 5.700 con attività dedicate a persone con disabilità. Quasi 310 mila lavoratori sportivi che hanno attivato almeno una collaborazione coordinata e continuativa con Asd e Ssd o direttamente con organismi sportivi. Circa 13,2 milioni di italiani tesserati, per un totale di 24 milioni di tesseramenti. Sono i numeri dello sport italiano, rappresentanti per la prima volta attraverso i dati presenti nel Rasd, il Registro delle attività sportive dilettantistiche, nato con la riforma dello sport (legge 86/2019 e seguenti decreti). Una sorta di censimento dell’intero movimento, realizzato da Sport e salute e dall’Istituto per il credito sportivo, che ieri hanno presentato il Report sport 2024.
Censimento e numeri dello sport
La dimensione occupazionale dello sport italiano è sempre stata frutto di interpretazioni diverse tra loro. Alcuni riferimenti, come l’Agenzia delle entrate o l’Eurostat, parlano di 500 mila lavoratori. Se si guardano i numeri Coni, il dato lievita ben oltre il milione di persone, come d’altronde anche indicato nella relazione tecnica alla riforma del lavoro sportivo, che parlava di un milione e 100 mila persone. Discrepanze che derivano anche dalla complessità del movimento italiano e dall’alta prevalenza del dilettantismo (in Italia solo calcio, basket, ciclismo e golf sono discipline professionistiche). La riforma dello sport è intervenuta introducendo una serie di regole per il dilettantismo, tra cui la nascita del Registro. Un nuovo riferimento, perciò, che permetterà di avere una maggiore precisione in merito ai numeri dello sport italiano.
I dati del Rasd
Al 2023, quindi, erano 112.260 le Asd o Ssd iscritte al registro. In merito ai collaboratori, si parla di 309.839 lavoratori sportivi con almeno un contratto di collaborazione coordinata e continuativa di carattere sportivo dilettantistico valido. Dati che «non vanno confusi con quelli dei lavoratori sportivi individuati dall’Istat, che afferiscono alla sfera delle imprese private», come si legge nel report. Per l’Istat, i lavoratori sportivi erano 412 mila.
Grazie al Rasd è possibile anche avere una panoramica dei tesseramenti in Italia; come accennato, sono coinvolte 13,2 milioni di persone, per un totale di 23,7 milioni di tesseramenti. Ci sono 0,9 milioni di persone, infatti, che sono tesserate in tre o più categorie. La classifica tra gli organismi la vincono gli Eps (Enti di promozione sportiva), con 9,4 milioni di tesserati. Le Federazioni si fermano a 5 milioni.
Un settore in crescita
In generale, lo sport italiano sembra aver dimenticato la crisi legata al Covid, che aveva portato il valore aggiunto del settore a calare del 15% solo tra il 2019 e il 2020 (occupazione -4,5%). Nel 2022, invece, la dimensione economica dello sport ha raggiunto i 24,7 miliardi di euro, crescendo del 12,6% rispetto al 2021 (+ 6,8% nel resto dell’economia). Il settore sportivo garantisce un contributo al Pil dell’1,38%. Aumenta anche del +2,6% il numero degli occupati che, come accennato, salgono a 412 mila addetti lungo tutta la filiera.
Praticanti record e sedentarietà
«Non ci sono mai stati in Italia così tanti praticanti sportivi in forma continuativa come nel 2023». Un dato record, quindi, quello dei 16,2 milioni di italiani che «hanno eletto lo sport praticato con regolarità a proprio stile di vita». In dieci anni, si registra un aumento di 3,6 milioni di persone. Di conseguenza «la popolazione sedentaria si attesta al 35% nel 2023, un dato tra i più elevati da quando esistono le rilevazioni Istat del fenomeno». Sempre guardando all’ultimo decennio, la popolazione di italiani in sovrappeso si è ridotta, anche se l’incidenza dei casi di obesità ha registrato una crescita attestandosi all’11,8% nel 2023 (+1,5 % rispetto al 2013). Una dinamica che «caratterizza l’Italia nel contesto europeo, dove da un lato il nostro Paese risulta quello con la minore presenza di adulti in eccesso di peso, ma è al 2° posto per numero di bambini (7-9) obesi».
Impiantistica in crisi, ma in ripresa
Il rapporto, infine, analizza una delle principali criticità dello sport italiano, ovvero l’impiantistica. Sul territorio nazionale si contano 76.919 impianti sportivi e 141.936 spazi di attività, di cui il 70% è di proprietà pubblica. Solo il 21% di questi è stato costruito dopo il 2000 e solo l’8% dopo il 2010. Per quanto riguarda i grandi impianti, la maggior parte è stata costruita prima del 1980, con un quarto delle strutture datato prima del 1940. Quasi tutti gli stadi di calcio di serie A e B hanno oltre 60 anni, rispetto a un’età media di circa 35-38 anni per gli stadi tedeschi e inglesi. Guardando al periodo 2007-2023, inoltre, l’Italia è fuori dalla top ten dei paesi che hanno investito di più in impiantistica sportiva (superata anche dalle stesse Germania e Inghilterra). Si intravede, tuttavia, una luce in fondo al tunnel, anche grazie ai fondi del Pnrr. Tra il 2021 e il 2023 «gli impianti per lo sport rientrano tra i comparti infrastrutturali che hanno assorbito il maggior volume di investimenti degli enti locali, segnando una crescita del 69% tra il 2021 e il 2023, a fronte di tassi di incremento compresi tra il 42% e il 49% registrati dagli investimenti nei settori del trasporto, dell’edilizia scolastica e del patrimonio culturale». Nel 2023, per la prima volta, lo sport si è affermato come «principale capitolo di spesa nelle politiche di investimento locali finanziate a debito».
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