Sta facendo scalpore l’ultima inchiesta realizzata dal team Backstair di Fanpage.it intitolata “La Cattiva Scuola“, che mostra una realtà che fa accapponare la pelle: sistemi strutturati da tempo in cui operano avvocati e sindacati che permettono di acquisire certificazioni e titoli utili per avere punteggio nelle Gps senza studiare.
Un’inviata di Fanpage si è finta un’aspirante docente ed è riuscita, con circa 3.600 euro, a guadagnare fino a 22 punti in graduatoria, facendo esami farlocchi e senza mai aprire un libro. L’inchiesta è stata presentata ieri sera, 23 gennaio, a Piazzapulita, su La7.
Molte sono state le reazioni da parte dei presenti in studio. La storica Michela Ponzani ha detto: “Alla faccia della scuola del merito e di chi studia e si impegna per anni con sacrifici e non pensa che la scuola sia solo un posto dove trovare lavoro. Di questo ci si dovrebbe occupare, molto più dell’insegnamento della storia per esaltare l’identità nazionale”.
A dire la sua anche l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, rispondendo al conduttore Corrado Formigli che sostiene che si tratta di pratiche diffuse e quasi “normalizzate”: “Quando ero ministra sono finita sotto scorta per due anni perché volevo per la scuola dei concorsi seri e non per soli titoli come chiedevano coloro che mi minacciavano. Perché? Perché come dimostra l’inchiesta il modo più semplice per fare un concorso”.
“Fare un concorso serio mi è costato molto, la mia vita per due anni è cambiata. Quando ero ministra avevo provato a sforbiciare un po’ il valore di quei titoli e mi arrivavano delle mail in cui mi dicevano: ‘Io ho comprato quei titoli, si rende conto che ho speso dei soldi’?”.
“Perché non creare una scuola di abilitazione?”
“Lo sapevo? Altroché, per questo ho lavorato su queste cose qui, ho lavorato per fare dei concorsi seri e sono finita a vivere sotto scorta. Un ministro non può bloccare questo, può cambiare i concorsi. Ho fatto partire dei concorsi ma poi è finito tutto. Siamo tornati punto e a capo, hanno chiesto di fare concorsi per titoli. Se fossero corsi seri avrebbero un senso, ma in questo Paese di serio è rimasto ben poco. Manca la formazione seria degli insegnanti, in ingresso, in itinere e manca un Paese che creda che la scuola sia formazione del cittadino. Oggi la scuola è ammortizzatore sociale”, ha aggiunto.
Il conduttore Corrado Formigli si è poi chiesto: “Perché non creare una scuola di abilitazione? Come un master, così ci si laurea e poi ci si abilita. Punto”. Azzolina ha risposto: “Ci abbiamo provato”. Intercettata da Piazzapulita, la sottosegretaria Paola Frassinetti ha risposto: “Se c’è un problema, verificheremo”.
Le reazioni
“E’ spaventoso quanto emerso dalla nuova inchiesta del team di Backstair di Fanpage, dal titolo ‘La Cattiva Scuola’, sul mercimonio dei titoli. Corsi fittizi e certificazioni comprate per assicurarsi il posto in cattedra”.
“Lo grido con forza da anni, in ogni assemblea e ogniqualvolta ne ho l’occasione. La scuola e gli insegnanti si sono trasformati in un bancomat, un grande affare per enti di formazione che non hanno alcuna qualità, oltre anche a studi legali che hanno fatto passare l’idea che oltre ad acquistare i titoli, basta un ricorso per diventare docenti. La Gilda denuncia già da tempo questo mercato nero, promuovendo in passato anche un convegno dal titolo ‘La Fabbrica dei Titoli.
In Italia per entrare in ruolo si accede tramite concorso oppure attraverso le GPS e spesso in quest’ultimo caso, vediamo gente che sulla carta risulta plurititolata ma che poi non è in grado di accendere un computer. O ancor peggio, chi presenta attestati linguistici di cui poi non riesce a leggere neanche la dicitura corretta della certificazione acquisita, o meglio, comprata”.
“La Gilda chiede di opporsi alla formazione online indiscriminata e di ripensarla in modo che questa avvenga non attraverso enti che nulla hanno a che fare con la scuola, ma che si verifichi all’interno delle scuole stesse, accanto a docenti di comprovata esperienza”. Così in una nota il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana.
Presentata interrogazione parlamentare
“L’inchiesta di Fanpage ‘La Cattiva Scuola’ sul mercimonio dei titoli, mostra la realtà di una corruzione la cui esistenza non era difficile immaginare. Ormai da molti mesi noi di Alleanza Verdi Sinistra parliamo di un ‘mercato dei titoli’ in relazione a istituti e università telematiche che stanno operando, nel migliore dei casi, per semplificare corsi ed esami e, nel peggiore, per falsificarli e venderli”. Lo afferma Elisabetta Piccolotti di Avs.
“Presenteremo già oggi un’interrogazione al Ministro Valditara ma vogliamo chiarire fin da subito che, se la risposta dello stesso dovesse essere l’annuncio di nuovi controlli, questa sarebbe del tutto insufficiente. I controlli, infatti, non bastano: servono riforme che ripristinino la centralità dell’istruzione conseguita presso università pubbliche e in presenza. Il sistema pubblico d’istruzione è, infatti, l’unico che per sua natura garantisce che il merito non sia piegato al profitto e che i vincenti non siano sempre coloro che hanno maggiori capacità economiche. Le soluzioni ci sono: gli esami per l’acquisizione di titoli con valore legale devono svolgersi sempre di fronte a commissioni composte da personale pubblico, e le università telematiche devono trasformarsi in fondazioni senza scopo di lucro, come prevede una nostra proposta di legge. Se Valditara vuole dare un senso al ‘merito’ che ha voluto inscrivere nel nome del suo Ministero, ora – conclude Piccolotti – agisca per difenderlo cancellando con riforme coraggiose questo osceno mercato dei titoli.
“Sempre più spesso, quando parliamo di titoli che servono per inserirsi nelle graduatorie o per acquisire più punteggio per inserirsi all’interno delle graduatorie si sono sviluppati soggetti vari, agenzie formative università farlocche che sostanzialmente vendono la possibilità di avere titoli di studio oppure titoli che consentono di avere qualche punteggio in più nelle graduatorie stesse. Il punto è che troppo spesso c’è un problema di qualità di questi soggetti, ma spesso abbiamo segnalazione che questa erogazione non c’è. nel senso che si tratta di una compravendita di un titolo senza che sia qualificata da un percorso di studi con le caratteristiche che le stesse norme definiscono”, afferma Gianna Fracassi, segretaria di Flc Cgil.
“Il mercimonio denunciato nell’inchiesta ‘La Cattiva scuola’di Fanpage è solo la punta di un iceberg di un sistema purtroppo molto strutturato. La FLC CGIL ha segnalato ripetutamente una varietà di situazioni al limite e, spesso, oltre la legalità: strutture che dietro la facciata di scuole paritarie (che, vogliamo ricordarlo, ricevono fondi pubblici) nascondono legami con presunte agenzie formative le quali non solo rilasciano titoli di studio ma anche certificazioni di titoli di servizio falsi, titoli di sostegno acquisiti all’estero in università semisconosciute in paesi senza nessuna esperienza di inclusione scolastica, mercato dei CFU dove la fanno da padrone le università telematiche che in alcuni casi hanno offerto addirittura abilitazioni in saldo (30 crediti formativi in 17 giorni compresi festivi). Purtroppo, a fronte di questo quadro desolante e diffuso, non ci sono state risposte all’altezza e spesso neppure risposte. Anzi, sui titoli esteri il Governo ha promosso una specie di condono che, a prescindere da una valutazione caso per caso della veridicità o validità dei percorsi, consentirà di sanare queste situazioni attraverso un corso presso Indire. Questo alla faccia di chi ha superato il regolare percorso di specializzazione presso le università italiane con tanto di lezioni in presenza e tirocinio”.
Per Fracassi: “Questo mercato ha come prima vittima la legalità e la serietà dei percorsi di reclutamento, poi gli studenti e le studentesse e infine gli stessi precari. Per quanto ci riguarda, il percorso di acquisizione dei titoli e delle abilitazioni dovrebbe essere garantito e gestito solo dal Ministero dell’Istruzione e da scuole e università statali, favorendo costi accessibili a tutti se non la gratuità e mettendo così fuori gioco chi continua a lucrare sulle spalle dei più deboli. Inoltre, continua la dirigente sindacale, è necessario un piano di assunzioni che finalmente metta fine al numero record di precari come denunciato dalla nostra organizzazione solo pochi giorni fa. Infine, sono necessari verifiche e controlli sul sistema dei centri di formazione e università telematiche, oltre che su quelle scuole paritarie che operano in modo illegale, rappresentando un vulnus per chi, in questo ambito, esercita correttamente e legalmente la propria funzione. Non intervenire significa avallare e consentire che tutto rimanga esattamente così”, conclude Fracassi.
“Quello che possiamo suggerire ai docenti è di verificare gli enti a cui chiedono la formazione. il mercato dei crediti e delle certificazioni può essere molto appetibile. Gli enti che sono autorevoli e seri, ma per chiunque acceda al di là delle università che danno delle garanzie con percorsi di qualità, quando si accede a percorsi e certificazioni rilasciati da enti o istituti privati bisogna verificare che questi abbiano tutti i canoni per essere riconosciuti come titoli autentici. Evidentemente c’è un grande business attorno a questo prodotto e crediamo che ci dovrebbe essere un governo della formazione centrale da parte dei ministeri proprio per evitare che questo succeda. è importante che le lavoratrici e i lavoratori non vengano lasciati nelle mani di chi intende fare profitto sulle spalle dei lavoratori”, spiega un’altra sindacalista di Flc, Manuela Calza.
Sui social sono molti i commenti indignati:
“Tutta Italia sa tutto da decenni”.
“Siamo un paese fallito”.
“Con i soldi si fanno diventare i bravi somari e i somari posti fissi in carriera”.
“In un Paese in cui ci sono ingiustizie sociali come la disoccupazione c’è chi arriva a ricoprire il ruolo delicato di insegnante di sostegno grazie alla corruzione!”.
“Io da docente abilitata in maniera regolare sono estremamente indignata da quello che ho visto. Noi docenti dovremmo essere un esempio con la nostra condotta di vita. E queste persone (mi rifiuto di considerarli colleghi) che esempio potranno mai essere?”.
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