Italia fuori dall’Oms? Le reazioni della politica e del mondo scientifico

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24 Gennaio 2025

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La proposta della Lega si inserisce in un clima di crescente sfiducia verso le istituzioni internazionali, con l’intento di recuperare sovranità nazionale. Ma l’emulazione delle azioni di Trump spacca la politica e preoccupa il mondo scientifico


Un editoriale su Science, firmato da Lawrence O. Gostin e Benjamin Mason Meier, ha evidenziato i pericoli di un ritiro degli Stati Uniti dall’OMS. Le conseguenze? La perdita di accesso a dati sanitari globali, alla sorveglianza delle malattie e alle risorse condivise per sviluppare vaccini e terapie. “Rinunciare al coordinamento internazionale rende il mondo meno sicuro”, hanno sottolineato gli autori. E in Italia? I pericoli che si potrebbero affrontare sono analoghi. Da qui le reazioni del mondo scientifico alla proposta della Lega di seguire l’esempio di Donald Trump e ritirare l’Italia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Una scelta radicale che ha acceso il dibattito politico e scientifico italiano, con opinioni contrastanti che evidenziano i rischi di una scelta del genere. Le reazioni dal mondo scientifico sono state quasi unanimi nel condannare l’idea. Fabrizio Pregliasco, virologo e docente all’Università Statale di Milano, ha avvertito che l’uscita dall’OMS potrebbe creare problemi su due fronti principali: il supporto ai Paesi più vulnerabili e il coordinamento per affrontare emergenze infettive globali. “Virus e batteri non rispettano confini”, ha ricordato.

La proposta della Lega

Claudio Borghi e Alberto Bagnai, esponenti del partito guidato da Matteo Salvini, hanno annunciato un disegno di legge per abrogare l’adesione dell’Italia all’OMS. Secondo i promotori, l’intento è quello di recuperare “sovranità nazionale” e di sottrarre il Paese a un’organizzazione che definiscono “inefficiente” e “controllata da interessi privati”, in particolare dalla Fondazione Bill e Melinda Gates. La Lega accusa l’OMS di aver gestito in modo “schizofrenico” la pandemia di Covid-19, sostenendo che i fondi destinati all’organizzazione, circa 100 milioni di euro l’anno secondo le stime, potrebbero essere impiegati in maniera più efficace a livello nazionale. Borghi e Bagnai puntano il dito contro una presunta mancanza di trasparenza e contro i privilegi concessi ai dipendenti dell’OMS, come stipendi elevati e immunità diplomatica, ma anche contro episodi controversi nella gestione di crisi sanitarie globali. A sostegno della loro tesi, citano la crescente influenza di enti privati come la Gavi Alliance, una partnership pubblico-privata per la diffusione dei vaccini, che sarebbe, secondo loro, emblematica della deriva dell’organizzazione. Inoltre, fanno leva sull’esempio del presidente statunitense Donald Trump, che durante il suo mandato avviò il processo di uscita degli USA dall’OMS, e sottolineano come altri Paesi, tra cui Argentina e Olanda, stiano valutando un approccio simile. La proposta si inserisce in un clima di crescente sfiducia verso le istituzioni internazionali, con l’intento di recuperare sovranità nazionale e destinare i circa 100 milioni di euro che l’Italia versa annualmente all’OMS a progetti di sanità interna. Borghi ha dichiarato che l’uscita potrebbe seguire velocemente, anche per decreto, qualora il governo fosse d’accordo.

Le reazioni

La proposta ha trovato il centrodestra spaccato. Paolo Barelli (Forza Italia) ha definito il passo “azzardato”, sostenendo che l’Italia dovrebbe essere protagonista nella riforma dell’OMS, non nel suo abbandono. Maurizio Lupi (Noi Moderati) ha sottolineato che “emulare Trump non serve”, invitando a migliorare la collaborazione con l’organizzazione. Dall’opposizione, il Partito Democratico ha definito la proposta “inquietante”. Ilenia Malvasi ha accusato la Lega di voler riportare il Paese “a una condizione di arretratezza culturale e sanitaria”, chiedendo al governo Meloni se fosse a conoscenza del disegno di legge. Per quanto concerne il mondo scientifico, Antonella Viola, docente di Patologia Generale all’Università di Padova, ha sottolineato che una scelta del genere metterebbe a rischio la salute pubblica e, in particolare, quella dei bambini fragili. “Il ritorno di malattie come la poliomielite dimostra quanto sia fondamentale il lavoro dell’OMS”, ha detto, pur riconoscendo la necessità di riformare e migliorare l’efficienza dell’organizzazione. Anche Armando Genazzani, presidente della Società Italiana di Farmacologia, ha definito la proposta “un rischio gravissimo per la salute globale”, evidenziando che la cooperazione internazionale è essenziale per affrontare pandemie, sviluppare vaccini e condividere conoscenze mediche. Lamberto Bertolè, presidente della rete italiana delle città sane, ha parlato di “un attacco diretto alla salute pubblica”, evidenziando come l’uscita dall’OMS priverebbe l’Italia di risorse essenziali e la isolerebbe nel contesto sanitario internazionale. 


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