LA BASILICATA CHIUDE IL 2024 CON SALDO POSITIVO

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In termini assoluti il settore più numeroso è l’agricoltura: quello col più alto tasso percentuale di crescita, i servizi. Calo nel commercio

Alla luce del bilancio annuale sull’andamento della demografia delle imprese nel 2024, elaborato da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio, uno dei primi dati che emergono in relazione al territorio lucano è che la Basilicata è l’unica regione italiana in cui in ogni Comune è nata almeno un’attività imprenditoriale nel 2024.

LE ZERO “CULLE VUOTE”

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Per la Basilicata, quello di aver fatto registrare nel 2024 zero comuni con zero nuove imprese, è un risultato relativamente positivo, che inserito nel contesto nazionale perde molta della sua apparente rilevanza se si considera che realtà come Puglia e Umbria hanno avuto soltanto 2 comuni con zero nuove imprese, mentre la Sicilia 4. Ad ogni modo, per la prima volta, il report annuale ha focalizzato l’attenzione sul fenomeno della de-imprenditorializzazione dei territori, analizzando il flusso delle iscrizioni di imprese a livello comunale. Sul fenomeno delle “culle vuote”, nel 2024 considerando i valori assoluti la peggiore regione italiana è stata il Piemonte (126 comuni a zero “nascite”), dal report annuale è emerso che dai 212 Comuni a zero natalità imprenditoriale del 2004 (pari al 2,6% di tutti i Comuni esistenti all’epoca) si è passati ai 374 del 2014 (4,6% del totale) per arrivare ai 478 rilevati tra gennaio e dicembre dello scorso anno (il 5,9% dei campanili della Penisola).

I DATI REGIONALI E PROVINCIALI

Sul piano generale, alla fine del 2024 l’anagrafe delle imprese lucane ha fatto segnare un bilancio positivo, con un saldo tra aperture e chiusure che si attesta a più 335, come somma algebrica tra le nuove aperture (2.732) e le cessazioni (2.397), con un aumento percentuale dello 0,57% della base imprenditoriale rispetto al 2023, che a sua volta aveva fatto registrare una crescita, seppur minima, dello 0,04%. A livello provinciale, sulla base dell’indicatore tasso di crescita, buona performance di Matera: al 19esimo posto in Italia (la prima provincia in Italia è Milano col 2,02%, mentre le ultime due a pari percentuale, 1,39%, sono Rovigo e Oristano). Il Potentino, invece, al 40esimo posto. Nello specifico, a livello provinciale, il Materano ha registrato 1.021 nuove aperture a fronte di 834 cessazioni, con un saldo positivo di 187 unità e una crescita dello 0,88%; nel Potentino ci sono state 1.711 aperture e 1.563 cessazioni, con un +148 corrispondente allo 0,39%.

MACRO SETTORI

L’analisi regionale per macro settori, evidenzia come nel 2024 il settore dei servizi è quello che, in Basilicata, ha fatto registrare la variazione percentuale positiva più alta: 14 mila e 672 imprese (+1,93%). A seguire l’agricoltura, settore in cui operano in valore assoluto più imprese (17 mila e 619 imprese, + 0,97), e le costruzioni (6 mila e 496 imprese, +0,94%). In negativo, invece, l’industria (4 mila e 377 imprese, – 0,16%) e il commercio (11 mila e 969 imprese, – 1,10%). In Basilicata, in base al report annuale 2024, il settore più numeroso è, co- me anticipato, quello «agricoltura, silvicoltura, pesca» (17 mila e 619 imprese registrate, il 31,96% del totale regionale). A seguire, «commercio all’ingrosso e al dettaglio (11 mila e 969 imprese registrate, il 21,71% del totale), «costruzioni» (6 mila e 496 imprese registrate, l’11,78% del totale), «attività manifatturiere» (3 mila e 899 imprese registrate, il 7,07% del totale), «attività dei servizi di alloggio e di ristorazione» (3 mila e 811 imprese registrate, il 6,91% del totale), «altre attività di servi- zi» (2 mila e 196 imprese registrate, il 3,98% del totale), «attività professionali, scientifiche e tecniche» (mille e 818 imprese, il 3,30% del totale), «noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese» (mille e 473 imprese registrate, il 2,67% del totale), «servizi di informazione e comunicazione» (996 imprese registrate, l’1,81% del totale), «attività finanziarie e assicurative» (881 imprese registrate, l’1,60% del totale), «attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento» (717 imprese registrate, l’1,30% del totale), «attività immobiliari» (653 imprese registrate, l’1,18% del totale), «sanità e assistenza sociale» (490 imprese registrate, lo 0,89% del totale), «istruzione» (351 imprese registrate, lo 0,64% del totale), «fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata» (298 imprese registrate, lo 0,54% del totale), «fornitura di acqua, reti fognaria» (126 imprese, lo 0,23% del totale), «estrazione di minerali da cave e miniere (54 imprese registrate, lo 0,10% del totale).

IMPRESE E FORMA GIURIDICA

In relazione alla forma giuridica delle 57 mila e 988 imprese registrate nel 2024 in Basilicata, i dati sono i seguenti: 36 mila e 349 imprese individuali (62,68%), 14 mila e 922 società di capitale (24,01%), 5 mila e 113 società di persone (8,82%), 2 mila e 604 «altre forme» (4,49%).

LO STATO DELLE IMPRESE ARTIGIANE

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Per quanto riguarda le imprese artigiane, nel 2024 la variazione percentuale positiva è stata registrata in Basilicata per quelle operanti nel settore dell’agricoltura (125 imprese, +1,60%), nelle costruzioni (3 mila e 167 imprese, +0,38%), e nei servizi (3mila e 223 imprese, +0,03%). Al contrario, variazione negativa per le imprese artigiane operanti nel commercio (mille e 20 imprese, -2,93%) e nell’industria (2mila e 84 imprese, – 1,45%) Complessivamente, le imprese artigiane in Basilicata e nel 2024 hanno fatto registrare un saldo negativo risultato pari a -47: 453 iscrizioni (+4,64%) e 500 cessazioni (5,12%). Sono diminuite le imprese artigiane registrate in Basilicata (9 mila e 626 totali, -0,48%), così come quelle attive (9 mila e 545 totali, -0,49%). A livello nazionale, alla fine del 2024 l’anagrafe delle imprese italiane registra un bilancio positivo, con un saldo tra aperture e chiusure che si attesta a +36.856 unità nei dodici mesi da poco conclusi. Alle 322.835 iscrizioni di nuove attività economiche hanno fatto eco 285.979 cessazioni di attività esistenti, per un tasso di crescita della base imprenditoriale che si attesta a +0,62% (contro +0,70% del 2023). A livello settoriale, il saldo positivo del 2024 riflette dinamiche eterogenee tra i vari comparti. Oltre l’80% della crescita annuale (29mila imprese) si concentra in soli tre macro-settori: attività professionali scientifiche e tecniche (+10.845 imprese, pari ad un tasso di crescita del 4,40% su base annua), costruzioni (10.636 imprese in più, corrispondenti ad una crescita dell’1,27%), alloggio e ristorazione (+8.125, pari a +1,78%). In modo quasi speculare, altri tre grandi comparti hanno pesato in senso negativo sul saldo con una riduzione apprezzabile del proprio perimetro imprenditoriale: commercio (10.129 imprese in meno, pari al -0,72% contro lo 0,60% in meno del 2023), agricoltura, silvicoltura e pesca (-7.457, pari al -1,06% e in linea con l’anno precedente) e attività manifatturiere (- 4.137 -0,81% contro – 056% del 2023). Dal punto di vista territoriale i dati Movimprese mostrano segnali di crescita in tutte le quattro macro-ripartizioni geografiche del Paese, anche se ovunque con dinamiche più attenuate rispetto al 2023. In termini assoluti il contributo più significativo al saldo annuale è venuto dal Mezzogiorno (+13.684 imprese); in termini relativi la componente più dinamica è stata l’area del Centro-Italia (+0,80%) sostenuta dalla spinta decisiva del Lazio (+1,63%). Complessivamente, 15 regioni italiane hanno chiuso l’anno con un saldo positivo (erano 17 nel 2023). In termini di forme organizzative, alla fine del 2024 il tessuto imprenditoriale italiano appare rafforzato grazie alla significativa espansione delle imprese costituite in forma societaria, cresciute del 3,25% rispetto al 2023(+60mila unità). Questo progresso avviene a scapito delle altre forme organizzative, il cui numero si si è complessivamente ridotto di oltre 24mila unità (meno 14mila le società di persone, meno 10mila le imprese individuali). Riprendendo in chiave nazionale i dati relativi al fenomeno delle “culle vuote”, geograficamente, con l’unica eccezione della Basilicata, i comuni che nel corso del 2024 non hanno visto nascere attività d’impresa sono distribuiti in tutte le regioni italiane, In termini assoluti, la concentrazione più elevata si registra in Piemonte (126); a seguire vengono la Lombardia (103) e, con un distacco significativo, la Sardegna (32). Se si considera il rapporto tra questi comuni e il totale dei comuni presenti nelle rispettive regioni, emergono differenze interessanti rispetto a questo primo quadro. In una significativa continuità territoriale, al Piemonte (10,6% di incidenza dei municipi senza nuove imprese sul totale dei comuni in regione) si aggiunge la Valle d’Aosta (con un valore anche più elevato: 10,8%), la Lombardia (6,7%) esce di scena dalle prime posizioni, mentre la Sardegna si conferma in seconda posizione anche in termini relativi, affiancata però dalla Toscana (8,5%). Anche in termini relativi, si segnala una continuità territoriale significativa tra Abruzzo (8,2%) e Molise (8,1%) a indicare come la geografia dei sistemi imprenditoriali locali sia fortemente condizionata da quella fisica dei territori su cui insistono le attività d’impresa.



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