L’associazione Vivere il Centro Storico rilancia la chiusura anticipata dei locali contro la mala movida – VIDEO

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Altre richieste sono quelle della «Revisione della localizzazione e attribuzione di “dehors”, oltre ad altri provvedimenti “accessori” di cui sì è parlato più volte, senza mai metterli in atto, come ad esempio l’abolizione dell’uso dei bicchieri di plastica, non solo inquinanti ma che lasciati a terra in quantità enorme, presi a calci dai frequentatori o mossi qua e là dal vento, infine spazzati dagli operatori Amiu, contribuiscono anch’essi a produrre rumore durante la notte». Su Tursi la spada di Damocle della richiesta di risarcimento ottenuta in tribunale da cittadini si altre città

Il centro storico continua ad essere una”terra senza regole”, in balia di una “movida” sempre fuori controllo» dicono all’Associazione “Vivere il Centro Storico”.

LE RICHIESTE DEGLI ABITANTI ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

L’Associazione “Vivere il Centro Storico di Genova” chiede siano messi in atto da questa Amministrazione «i necessari provvedimenti urgenti a tutela della salute pubblica, che ha priorità assoluta – come da Costituzione- rispetto ad un fuorviante e fuorviato “diritto” al divertimento». In particolare chiede «La messa in campo di tutti i provvedimenti atti a riportare il livello del rumore entro i limiti di legge, tenendo conto di quanto sentenziato dalla Cassazione, in relazione alle cause già arrivate a sentenza definitiva nelle altre città, in cui è stato anche riconosciuto il risarcimento ai residenti (es. Torino, Brescia, Milano, Pescara, Napoli): nel frattempo già altre sono in corso nei confronti dei Comuni, sulla base del riconoscimento della loro responsabilità diretta di quanto avviene sul suolo pubblico, a danno dei residenti. – La messa in campo di ogni provvedimento che la recentissima sentenza del Consiglio di Stato-sezione quinta- riconosce essere legittimamente nelle facoltà del Comune per tutelare la quiete pubblica e la sicurezza dei residenti. – La revisione deglu orari di apertura notturna, per tutti i locali che somministrano alcolici (attualmente fino alle tre) e ” kebabbari”, “paninari” ecc. (aperti anche fino alle cinque). – La chiusura definitiva dei locali (chupiterie) sanzionati per vendita di alcol ai minori e il rafforza-mento dei controlli. – I necessari controlli nelle ore notturne per il rispetto delle Leggi vigenti e del “Regolamento di Polizia Urbana”, in particolare delle “Norme per la civile convivenza in città” – L’esecuzione, urgente, di nuovi rilevamenti fonometrici nella zona movida. – Revisione della localizzazione e attribuzione di “dehors”, oltre ad altri provvedimenti “accessori” di cui sì è parlato più volte, senza mai metterli in atto (come ad esempio l’abolizione dell’uso dei bicchieri di plastica , non solo inquinanti ma che lasciati a terra in quantità enorme, presi a calci dai frequentatori o mossi qua e là dal vento, infine spazzati dagli operatori Amiu, contribuiscono anch’essi a produrre rumore durante la notte… )».

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L’Associazione dei residenti chiede anche «un incontro urgente con gli Amministratori, perché si affronti seriamente il problema in tutti i suoi aspetti, guardando anche alle esperienze messe in atto nelle altre città, italiane ed europee, per “governare” il fenomeno».

«Vane le richieste portate avanti da anni dalle Associazioni, fin dai tempi dell”‘0sservatorio sulla Movida”, di rivedere l’orario di chiusura delle tre di notte, introdotto dall’ordinanza 328 del 28/10/2017, che ha definitivamente ridotto una gran parte del Centro Storico ad un enorme “pub (chupiteria) a cielo aperto”, dove le persone alterate da alcolici e sostanze varie possono circolare indisturbate, fino alle prime luci del mattino, urlando e spesso compiendo atti di violenza e di vandalismo – spiegano all’associazione -. Neanche il riconoscimento da parte dei giudici del TAR Liguria del “grave degrado” in atto, dimostrato dall’Associazione -nell’ambito del ricorso presentato a fine ’22 avverso il Comune- ha spinto l’Amministrazione a mettere in campo strumenti e provvedimenti minimamente efficaci a far cessare il danno alla salute (nonché al patrimonio) dei residenti, e alla salute – fisica e mentale- degli stessi giovani frequentatori, di fatto incentivati nello “sballo alcolico”, a cui spesso si associa anche la droga. Inutili le cosiddette “ordinanze Anti-alcol” (Ordinanza per la prevenzione dell’abuso di alcol negli spazi pubblici) sempre disattese, ritenute di fatto impraticabili dalla stessa Polizia locale data la massa dei frequentatori, e infine decadute; vane le ripetute promesse di uno “spostamento della movida”, come quelle di un piano di riqualificazione di via San Donato, totalmente occupata dalle chupiterie (a cui si è dato -per giunta- il permesso di installare sedie e tavolini indecorosi, che au-mentano il degrado). Questa parte del Centro Storico rischia la desertificazione e molte famiglie, di fatto, sono state costrette ad andare via, causa Finvivibilità e il degrado indotti da questa “movida”. Il Centro Storico continua ad essere una”terra senza regole”, in balia di una “movida” sempre fuori controllo, come documentato dal nuovo filmato “Gennaio 2025” dell’Associazione “Vivere il Centro Storico”».

«Le recenti sentenze della Cassazione continuano all’associazione – riconoscono la responsabilità del Comune su quanto avviene sul suolo pubblico. Dopo il “caso” di Brescia, alla nota sentenza di Torino con cui il Comune è stato condannato a risarcire i residenti per i danni alla salute patiti a seguito degli schiamazzi e del degrado connesso alla malamovida, hanno fatto seguito altre sentenze della Cassazione, a seguito delle cause ìntentate dai residenti di altre città, che hanno sancito la responsabilità diretta dei Comuni per le immissioni sonore illegali provenienti dalla strada, di proprietà pubblica. Ultima l’ordinanza della Cassazione n.18676 del 9 luglio 2024. Nella sentenza avversa al Comune di Pescara, il riconoscimento dei danni subiti dai cittadini, che può riguardare sia il danno patrimoniale, come la diminuzione del valore di un immobile a causa del rumore, sia il danno non patrimoniale, come lo stress e il disturbo del sonno. A questi principi, si è appena allineata anche la sentenza di condanna del Comune di Napoli. A fronte di questa ormai consolidata giurisprudenza dobbiamo constatare e denunciare ^assenza fin qui di interventi efficaci da parte dell’Amministrazione genovese per riportare la situazione a livelli di “normalità” ed entro i limiti di legge, ad evitare il perdurare del danno alla salute dei resi-denti: danno di cui esiste ormai una più che ampia documentazione. Questa Amministrazione Comunale è chiamata ad un cambio di rotta. a mettere finalmente in atto provvedimenti concreti, innanzitutto perché siano fatte rispettare le leggi e i regolamenti vigenti, interrompendo la politica del “liberi tutti” che privilegia esclusivamente gli interessi economici legati allo smercio degli alcolici. In particolare, la recentissima sentenza del Consiglio di Stato- sezione quinta- riconosce essere legittimamente nelle facoltà del Comune per tutelare la quiete pubblica e la sicurezza dei residenti, emettere ordinanze per la chiusura anticipata dei locali, quando – ad esempio- davanti a questi si creano assembramentì e rumore fuori dei limiti di legge: condizione questa che si verifica davanti a tutti i locali della movida, come dimostrato dai filmati dell’Associazione e costantemente dai rilevamenti fonometrici eseguiti nel corso degli anni».


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