Gira che ti rigira, saranno i lavori con le braccia a crescere di più, in termini assoluti di volume, tra il 2025 e il 2030. Se ne parla su LinkedIn, commentando la quinta edizione dell’indagine annuale Future of Jobs del World Economic Forum: «I ruoli professionali di “prima linea” registreranno la crescita più significativa in termini assoluti di volume – si legge nel documento integrale, scaricabile gratuitamente online –. A crescere, dunque, saranno gli agricoltori, i conducenti dei veicoli commerciali, gli operai edili e quelli del settore alimentare. Anche i lavoratori attivi nella cosiddetta “economia della cura”, come gli infermieri, cresceranno significativamente nei prossimi cinque anni».
L’indagine del World Economic Forum nei settori economici più rilevanti
Ma come, viene da chiedersi? Non eravamo entrati nell’era dove il digitale soppiantava l’analogico? Così non è, almeno secondo le prospettive indicate da oltre mille datori di lavoro rilevanti, che rappresentano più di 14 milioni di lavoratori in 22 cluster industriali e 55 economie di tutto il mondo. La sorpresa è che tra le macro-tendenze c’è l’incremento dei lavori tradizionali.
Chi cresce assieme ai lavori tradizionali: specialisti big data e ingegneri fintech
I ruoli legati alla tecnologia – aggiunge il rapporto della fondazione con sede a Cologny in Svizzera, nata nel 1971 grazie all’economista (con laurea in ingegneria meccanica) Klaus Schwab – «sono i posti di lavoro in più rapida crescita in termini percentuali, tra cui gli specialisti di big data, gli ingegneri fintech, gli specialisti di IA e machine learning, e gli sviluppatori di software e app. Anche i ruoli legati alla transizione verde ed energetica, tra cui gli specialisti di veicoli autonomi ed elettrici, gli ingegneri ambientali e gli ingegneri delle energie rinnovabili, figurano tra i ruoli in più rapida crescita».
I posti che caleranno: cassieri, bigliettai, chi fa data entry e assistenti di direzione
Le maggiori preoccupazioni riguardano, secondo il World Economic Forum, gli impiegati: i lavoratori impiegatizi e quelli di segretariato – inclusi i cassieri, i bigliettai, gli assistenti amministrativi e quelli di direzione – «registreranno il calo più significativo in termini assoluti». Allo stesso modo, le imprese si aspettano che «i ruoli in più rapida diminuzione interesseranno gli impiegati postali, i cassieri di banca e gli impiegati di data entry», si legge nella sezione del documento intitolata Key findings.
“Creazione” e “distruzione” dei posti di lavoro: 170 nuovi posti di lavoro
Riflettendo sulle previsioni per l’arco temporale compreso tra il 2025 e il 2030, il rapporto usa due paroli molto forti, ossia la “creazione” e la “distruzione” di posti lavoro: «Ammonterà al 22% del totale attuale dei posti di lavoro – si legge dopo l’introduzione di Saadia Zahidi, l’amministratore delegato del World Economic Forum –. Si prevede che ciò comporterà la creazione di nuovi posti di lavoro equivalenti al 14% dell’attuale occupazione totale, pari a 170 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, si prevede che questa crescita sarà compensata dallo spostamento dell’8% degli attuali posti di lavoro, con una crescita netta del 7% dell’occupazione totale, pari a 78 milioni di posti di lavoro».
Competenze di base ricercate dai datori: pensiero creativo e agilità ma anche influenza sociale
Attenzione alle competenze, perché due quinti delle competenze esistenti diventeranno obsolete. È la cosiddetta “instabilità delle competenze”, rallentata tuttavia rispetto alle precedenti edizioni del rapporto, dal 44% del 2023 e dal 57% nel 2020 sulla scia della pandemia.
In sintesi, il pensiero analitico resta la competenza di base più ricercata tra i datori di lavoro, con sette aziende su dieci che la considerano essenziale per il 2025. Seguono la resilienza, la flessibilità e l’agilità, insieme alla leadership e all’influenza sociale: su quest’ultimo fronte, come si dice, l’universo dei social media docet, suggerendo ai professionisti di lavorare anche sulla propria reputazione online. L’IA e i big data sono in cima alla lista delle competenze in costante crescita, seguite dall’universo di conoscenze legate alle reti e alla cybersecurity.
Il quadro, da oggi al 2030, sembrerebbe delineato (almeno secondo il World Economic Forum) con luci e ombre. E, soprattutto, con il grande quesito – se ne discute su LinkedIn – sugli impatti che avrà l’innovazione tecnologico sulle professioni.
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