L’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile è una necessità per raggiungere gli obiettivi ambientali previsti per il 2030. Il ricorso all’energia “pulita” è sicuramente una priorità, ma questo non deve certo andare a discapito di altri importanti aspetti ambientali, tra cui la tutela del paesaggio. Gli impianti per le rinnovabili, infatti, spesso si presentano “invasivi” in alcuni contesti, soprattutto da un punto di vista visivo.
Paesaggio e impatto ambientale degli impianti energetici
Come tutte le opere e le attività dell’uomo, anche gli impianti per energie rinnovabili producono un impatto ambientale. Il ricorso all’energia pulita è sicuramente una priorità, ma rischia di scontrarsi con altri importanti aspetti ambientali, tra cui la tutela del paesaggio.
Alla realizzazione dei primi grandi parchi eolici, come è noto, sono seguite alcune polemiche, legate al degrado paesaggistico. Analogamente per gli impianti fotovoltaici ancorati al suolo, in particolare per quanto riguarda i terreni agricoli.
Gli impianti maggiormente responsabili dell’impatto sul paesaggio sono i parchi eolici, i fotovoltaici installati sul suolo e quelli idroelettrici, caratterizzati da imponenti dighe e condutture forzate che convogliano l’acqua. Si possono escludere, invece, quelli “micro idroelettrici” e (per le loro caratteristiche ambientali e di posizionamento) gli impianti eolici off shore in mare aperto.
Gli elementi di impatto paesaggistico
Si possono citare:
1) dimensioni dell’infrastruttura e in particolare la sua altezza: quanto più grande o, meglio, tanto più alta è l’opera e maggiore sarà il suo impatto, in quanto visibile anche da elevate distanze;
2) posizionamento: posizioni elevate, specialmente se non vi sono ostacoli alla visuale nei dintorni, determinano un’area di visibilità più ampia;
3) numero e layout: la numerosità degli elementi che costituiscono l’opera ne determinano una maggiore visibilità. Un numero elevato di elementi modulari (ad esempio nel caso di parchi fotovoltaici ed eolici), possono determinare quello che viene denominato “effetto selva”, molto negativo dal punto di vista dell’impatto paesaggistico.
Legislazione e linee guida
Negli anni sono state emanate molte linee guida sono che tengano conto delle interferenze paesaggistiche causate dalle infrastrutture energetiche. La disciplina è soprattutto connessa agli impianti eolici e fotovoltaici, mentre poco o nulla è stato prodotto con riferimento a quelli idroelettrici. Fortunatamente le centrali idroelettriche, in molti casi, si sviluppano in cavità sotterranee.
Dal punto di vista legislativo, vanno ricordati i seguenti provvedimenti:
1) D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. – Parte II con riferimento a VIA, VAS, ecc. che dovrebbero comprendere nella stesura degli Studi di impatto ambientale, l’analisi del paesaggio;
2) D.Lgs. n. 42/2004 e s.m.i., in materia di tutela del paesaggio e delle procedure di autorizzazione paesaggistica ove previste dal provvedimento legislativo;
3) Direttiva UE/2023/2413 (RED III), in materia di promozione delle energie rinnovabili, che prevede la designazione delle aree di installazione degli impianti di energia rinnovabili, in un’ottica di riduzione dell’impatto ambientale e fra questi, il paesaggio e il consumo di suolo.
Come valutare l’impatto paesaggistico delle infrastrutture energetiche
Tra i numerosi metodi per la valutazione degli impatti paesaggistici di un’opera, una semplice formula matematica permette di individuare l’area di impatto potenziale di un’infrastruttura, tenendo in considerazione l’altezza dell’opera e la numerosità degli impianti.
Essa definisce una circonferenza di raggio R (in metri), entro cui essa è visibile, in assenza di ostacoli:
R = (100 + E) x H
Dove
E = numerosità delle opere
H = altezza in metri.
Questa formula è nata per definire l’impatto paesaggistico dei parchi eolici, verso cui la popolazione è particolarmente sensibile e per questo spesso ne ostacola l’installazione. Si tratta della cosiddetta sindrome NIMBY (Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”) che indica la protesta da parte di membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante.
Altri metodi, di natura informatica, sono le cosiddette carte dell’intervisibilità e i rendering.
L’intervisibilità teorica è intesa come l’insieme dei punti dell’area da cui il complesso è visibile sulla base degli elementi sommitali (monti, cime, collina) presenti nel territorio e l’individuazione dei bacini e distretti visivi. I rendering (restituzione grafica), identificano il processo di resa, ovvero di generazione di un’immagine a partire da una descrizione matematica di una scena tridimensionale, interpretata da algoritmi che definiscono il colore di ogni punto dell’immagine digitale. In senso esteso (nel disegno), indica un’operazione atta a produrre una rappresentazione di qualità di un oggetto o di una architettura (progettata o rilevata).
Mitigazione degli impatti paesaggistici
La mitigazione degli impatti, non solo quelli paesaggistici, riguarda l’intero ciclo di vita dell’opera, dalla progettazione alla dismissione.
In fase di progettazione l’impatto paesaggistico va studiato con le tecniche appena descritte nel paragrafo precedente. Va aggiunto che in questa fase si può prevedere di nascondere le opere, ad esempio per gli impianti idroelettrici, in una galleria. La scelta del colore dell’infrastruttura consente di integrarla nel paesaggio circostante, mimetizzandola. Si pensi al colore azzurrino-grigiastro degli aerogeneratori che si stagliano contro il cielo o a quello delle dighe degli impianti idroelettrici realizzate con materiali che si confondono con il colore delle rocce o degli alberi.
In fase di realizzazione come in fase di dismissione va anche camuffato il cantiere: ad esempio interrando le opere di distribuzione dell’energia (cavi ed elettrodotti). Le opere accessorie (cabine di trasformazione) possono essere mimetizzate con alberature posizionate alla distanza consentita, per evitare interferenze nel caso si dovesse accedere per fare la manutenzione o si debba entrare nel sito in situazioni di emergenza.
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