Termovalorizzatori sui due impianti mire di colossi e “fantasmi”. Prima gara a febbraio

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Entro gennaio magari no. Ma per metà febbraio sicuramente. In pratica: ci siamo quasi. Dentro agli uffici palermitani si dice che ci vorrà ancora poco affinché la prima delle gare d’appalto figlie della collaborazione tra Invitalia e la Regione Siciliana sui termovalorizzatori sia pubblicata. Il primo passaggio riguarda la redazione dei progetti di fattibilità tecnico-economica: l’appalto varrà all’incirca 16 milioni di euro e la procedura sarà aperta alla partecipazione di tutti gli studi d’ingegneria d’Europa. E questa è una.Poi ci sarà la gara per la progettazione esecutiva. Infine, non è chiaro se insieme o separate, la gara (o le gare) per la gestione e la costruzione degli inceneritori veri e propri. Le procedure dovranno essere concluse entro febbraio 2026. Cioè entro la data di scadenza della convenzione firmata a metà gennaio dal presidente Renato Schifani, in qualità di commissario straordinario per i rifiuti, e da Bernardo Mattarella, presidente della centrale di committenza Invitalia.

Appalti spacchettati oppure no, il fatto è che attorno ai due termovalorizzatori pubblici si muoveranno un sacco di interessi privati. Per capire di chi, il punto di partenza sono i partecipanti alla manifestazione d’interesse – ormai passata di moda – voluta nel 2021 dall’ex governatore Nello Musumeci. L’attuale ministro, nei suoi giorni a Palazzo d’Orleans si era rivolto al mercato: chi vuole fare i termovalorizzatori in project financing? Quell’avviso, nonostante il disinteresse politico, è in piedi dal punto di vista amministrativo. Tant’è che il dipartimento Acqua e rifiuti è stato costretto, poco più di un mese fa, ad avviarne la revoca. Alla luce, naturalmente, delle «sopravvenute motivazioni di interesse pubblico» date dal fatto che, nel frattempo, è stato approvato il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti. In altri termini: Schifani ha già deciso i luoghi (Bellolampo e la zona industriale di Catania) e che gli inceneritori saranno pubblici; le procedure avviate non servono più.

Tra chi si era fatto avanti ai tempi di Musumeci c’è, per esempio, la società di Bolzano Sper spa, che ha già una centrale di produzione elettrica a biomasse ad Assoro, nell’Ennese. Quell’impianto si alimenta con 167mila tonnellate di legno cippato. Tutt’altra storia rispetto ai rifiuti solidi urbani che, invece, dovrebbero entrare in un Tmv. Poi c’era Asja ambiente, che già ha in mano l’impianto di biogas a Bellolampo e che all’appello sui termoutilizzatori aveva risposto proponendo, in collaborazione con il gruppo multinazionale Maire Tecnimont, un impianto di trattamento («senza combustione», precisava la stessa azienda nel 2022) dei rifiuti non differenziabili per la produzione di idrogeno, etanolo e metanolo. Da farsi, però, fuori da Palermo.

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Un’altra società a provarci era la Nexxus Sicilia srl. E qui già c’è qualcosa da notare: è un’impresa catanese costituita nel 2021 e attualmente inattiva. I diecimila euro di capitale sociale sono equamente distribuiti tra l’adranita Vincenzo Paratore (classe 1962) e un certo Arawat Sabejew, cittadino russo, nato il 24 settembre 1968 in Kazakistan. Si scopre così che è un ex lottatore (nel senso che ha partecipato alle Olimpiadi prima per l’Unione sovietica e poi per la Germania, e ha vinto un bronzo), che ha vissuto per un certo periodo in Austria e che a un certo punto è stato responsabile di una società di trading petrolifero con sede a Londra, pur risultando lui residente negli Emirati Arabi. Costituita nel 2018, dissolta nel 2020, di quella società non c’è altra traccia che nei registri del governo britannico. Sabejew riappare ad Adrano, a un indirizzo che condivide con Paratore in una strada stretta fatta di palazzine basse e case terrane, a luglio 2021. Quando crea la Nexxus, società che ha per oggetto la costruzione, anche in project financing, caso vuole, proprio di termovalorizzatori. Dalla Russia alla Cina il passo è brevissimo. La China machinery engineering corporation è un’altra delle aziende che si sono fatte vive, manifestando il proprio interesse tramite un mediatore italiano specializzato nel settore energetico.

Tornare in Sicilia, almeno guardando tra i nomi di chi si era fatto avanti, è meno esaltante: la Rzs corporation di Augusta è in liquidazione giudiziale dall’estate 2023 su disposizione del tribunale di Siracusa. Il proprietario e amministratore unico è il genovese Fabio Maestri, che nel 2022 era stato tra i primi a farsi avanti per l’acquisto del Calcio Catania. Il suo avvocato, ai tempi, rassicurava la città etnea su chi fosse il leader della cordata: «Ha delle società di ottime prospettive», diceva.

Nel gioco dei nomi, è alla fine che vengono fuori quelli più accreditati: già ai tempi di Musumeci il colosso A2A si era candidato, in raggruppamento con la milanese Termokimik corporation e con Acciaierie di Sicilia (queste ultime già molto avanti col progetto della società Si Energy), e adesso sembra voglia riprovarci. Del resto, anche a questo serve una gara d’appalto Invitalia: a lasciare in campo i più solidi. Le voci dicono che anche Acea, la holding dell’energia che ha dentro l’imprenditore italiano Francesco Gaetano Caltagirone, possa avere voglia di tentare. Come il gruppo Hera, che dall’Emilia Romagna è andato alla conquista di mezza Italia e sembra guardi con un certo interesse alla Sicilia degli inceneritori (rectius, «termoutilizzatori»). Sempre nei corridoi palermitani, gli stessi dove si discutono i tempi di Invitalia e dove ci si domanda chi dei vecchi aspiranti “bruciatori” tornerà a farsi vivo, si parla perfino di un gruppo dalla Danimarca: la stessa nazione, per intenderci, che sul tetto di un termovalorizzatore ha fatto una pista da sci.





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